Sei stanco. Sei frustrato. Sei infelice. Sei demotivato. L’interazione con il tuo capo ti lascia freddo. Il tuo capo è un prepotente , invadente, esigente o meschino. Ti stai chiedendo disperatamente come puoi affrontare professionalmente un cattivo capo. Premettiamo che essere a capo di un’azienda o avere la responsabilità di dirigere un dipartimento non è cosa di poco conto. Del peso che i leader devono sostenere ci siamo già occupati, sforzandoci di assumere il loro punto di vista. Ma cosa succede quando il capo esagera coi commenti o i rimbrotti? Vediamolo
Cosa fare quando il capo esagera
Lo stress generato dal carico di responsabilità che gli viene affidato può giustificare certi suoi atteggiamenti aggressivi? Ovviamente no: un buon leader sa vivere serenamente la propria condizione. E non si lascia sopraffare dalle difficoltà che inevitabilmente gli si prospetteranno. Di più: è un buon capo chi riesce a costruire un ambiente di lavoro sereno, in cui tutti riescono a dare il meglio di loro. Ecco perché è il caso di reagire quando il nostro superiore fa o dice qualcosa che sembra oltrepassare il limite. Stare zitti e subire è il modo migliore per autorizzare il proseguo di certi comportamenti inadeguati. Che, a lungo andare, possono minare pesantemente il nostro benessere mentale.
Il capo incapace esiste
Diciamolo apertamente: non sempre chi sta in cima se lo merita. I capi cattivi e incapaci esistono eccome e molto spesso creano problemi serissimi. Con un po’ di attenzione, è possibile riconoscerli per tempo (ed evitarli), ma quando le cose si sono già definite e ci ritroviamo alle dipendenze di un superiore che non ci valorizza e ci discredita gratuitamente, allora è il caso di correre ai ripari. E di prendere le contromisure necessarie. Focalizziamo la nostra attenzione sui leader che assumono spesso un atteggiamento aggressivo e sono soliti rimproverare i loro dipendenti. Gli amanti della “lavata di testa”, che pensano di affermare, in questo modo, la loro leadership. Cosa è opportuno fare quando avvertiamo che i loro rimbrotti hanno passato il segno? E’ bene incassare o dobbiamo rispondere a tono?
Parliamo apertamente
Mettiamo le cose in chiaro: non ci riferiamo a quei capi che, di tanto in tanto, perdono la pazienza coi loro sottoposti (magari quando questi non rispettano le scadenze o svolgono male il loro lavoro), ma a coloro che abusano sistematicamente della loro posizione. E non mancano mai di dispensare commenti affilati ed offensivi in giro. Avanzare e ricevere critiche, in un ambiente di lavoro, è pressoché inevitabile, ma quando i rimbrotti non sono costruttivi e sembrano puntare a ferire l’altro e a demolirne l’autostima, allora la faccenda si complica. E deve essere inquadrata sotto una lente differente. I cattivi capi non sanno dosare bene il loro “potere” e si sentono legittimati a dire di tutto. Ovviamente non è così. Chi eccede coi commenti offensivi o inadeguati deve essere fermato e affrontato apertamente. In che modo? Con la calma e il buon senso. Quel che occorre fargli notare è che le sue parole lasciano un segno e rischiano di predisporre negativamente al lavoro. Oppure spiegargli, nel caso in cui al nostro capo piaccia fare commenti sul nostro aspetto fisico o su faccende che non hanno nulla a che fare col lavoro, che le troviamo inappropriate.
No alle vessazioni
Stare alle dipendenze di qualcuno non vuol dire prepararsi a subire di tutto. Nel rispetto dei ruoli che ognuno ricopre, è importante definire i confini della reciproca considerazione, senza la quale nessun rapporto (meno che mai quello lavorativo) può cementarsi in maniera proficua. Permettere al capo di fare commenti sessisti o razzisti sul nostro conto non è faccenda da prendere in considerazione. Perché può spianare la strada a vessazioni senza freni, da parte di chiunque. I capi devono assumersi la piena responsabilità di ciò che fanno e dicono e ricordarsi che a loro guardano (come ipotetico modello) tutti gli altri. Aprire la bocca solo per screditare o canzonare qualcuno è un comportamento che non può essere tollerato. A meno che non si voglia trasformare l’ufficio in un inferno. “I cattivi capi causano inutile stress sul posto di lavoro – ha spiegato l’esperto di dinamiche aziendali, Bernard Marr – e sono una delle principali cause di riduzione della produttività delle prestazioni”. Affrontarli e fermarli per tempo non farà bene solo a noi, ma all’intera azienda.
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