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Coronavirus: limitazioni ed opportunità dell’isolamento fiduciario, la testimonianza di un volontario

Ce ne parla un volontario di un ente di soccorso sanitario che opera sul territorio romagnolo che ha vissuto questa inaspettata esperienza

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E’ in atto, in Italia, la fase più critica della diffusione da Covid-19. A distanza di quasi due mesi dalle prime manifestazioni epidemiche e di un mese circa dal primo focolaio lombardo del 21 febbraio 2020, adesso si registra il picco di contagi e, purtroppo anche di decessi. In questo quadro così preoccupante è confortante prendere coscienza che molti cittadini sono riusciti, pur essendosi esposti a situazioni di rischio, a non contrarre il virus e a guarire definitivamente, dopo il contagio, con o senza ospedalizzazione.

Ce ne parla un giovane volontario che ha vissuto questa inaspettata esperienza.

Cosa è successo dall’emanazione dell’ordinanza del 21 Febbraio 2020, del DPCM del 4 marzo 2020 e del Decreto 17 marzo 2020

Dall’emanazione dell’ordinanza del 21 Febbraio 2020, del DPCM del 4 marzo 2020 e del Decreto 17 marzo 2020, qualsiasi cittadino Italiano rientrato dal 17 marzo in Italia in aereo, treno, per via marittima o stradale, anche in assenza di sintomi, è obbligato a comunicare il proprio ingresso nel paese al Dipartimento di prevenzione dell’ASL competente per territorio. La persona viene, quindi, sottoposta alla sorveglianza sanitaria e all’isolamento fiduciario per 14 giorni.

testimonianza covid-19

In caso di contatto stretto con un caso probabile o confermato di COVID-19 si è sottoposti al medesimo trattamento: si deve informare le autorità sanitarie, chiamando il proprio medico di base o il pediatra o la ASL competente. Sarà poi il servizio di igiene pubblica territorialmente competente a prescrivere la quarantena con sorveglianza attiva per un massimo di 14 giorni, dandone comunicazione al Sindaco e al medico/pediatra da cui il soggetto è assistito. Se la persona posta in isolamento, condivide lo stesso domicilio con altri, anche a loro è raccomandato di osservare le medesime precauzioni, pur non essendo sottoposte al vincolo dell’isolamento. I Comuni, insieme alla Protezione Civile e alle associazioni di volontariato, provvedono a fornire i medicinali eventualmente necessari e i generi di prima necessità alle persone in isolamento. 

Il caso di Paolo, volontario di un ente di soccorso sanitario che opera sul territorio romagnolo

In questo contesto, è particolarmente interessante l’esperienza personale di un volontario di un ente di soccorso sanitario che opera sul territorio romagnolo: Paolo, professionalmente impiegato in un’azienda locale, oltre che attivo nella pratica sportiva, nei primi giorni di marzo è venuto accidentalmente in contatto con una persona successivamente confermatasi  positiva a COVID-19. Questa situazione ha comportato, per lui, l’attivazione dell’ isolamento fiduciario per 14 giorni. 

Come è iniziato l’isolamento e quali sono state le indicazioni fornite dalle autorità competenti? 

Ai primi di marzo, contattato dall’AUSL competente, sono stato informato che, il giorno prima,  ero venuto  a contatto con una persona positiva al COVID-19. Vorrei subito evidenziare la grande disponibilità e gentilezza del personale sanitario che mi ha accompagnato in questo periodo di isolamento domiciliare contattandomi giornalmente al telefono e fornendomi tutte le indicazioni utili allo svolgimento delle mie azioni quotidiane.

Le persone in isolamento, ovviamente, non possono avere nessun contatto per l’intero periodo dei 14 giorni, non posso spostarsi o viaggiare e nelle relazioni con i propri conviventi devono indossare la mascherina. Hanno l’obbligo di rimanere raggiungibili e devono osservare scrupolosamente le ordinarie misure igieniche, quali il lavaggio frequente delle mani, l’utilizzo di fazzoletti monouso, l’areazione degli ambienti e la disinfezione frequente di tutte le superfici. Personalmente ho la fortuna di vivere in un’abitazione molto grande, disposta su due piani, ciascuno dei quali dotato di servizi igienici e zona notte. Questo ha consentito a me e alla mia famiglia di rispettare alle lettera le disposizioni dell’isolamento fiduciario e vivere l’intero periodo senza contatti diretti, limitando al massimo la condivisione di spazi. Vi dico solo che ho chiesto di lasciare i pasti sui gradini delle scale che dividono i due piani della casa per evitare il contatto diretto. Questo tipo di precauzioni, però, non per tutti è possibile, specie per una famiglia che vive in un appartamento, disposto su di un unico piano e con un unico servizio igienico. 

Quali sono state le indicazioni per i suoi familiari, in merito alla convivenza con una persona in isolamento?

Innanzitutto è necessario ricordare che tutti i membri della famiglia conviventi devono essere considerati contatti e la loro salute deve essere monitorata. A loro viene richiesta la misurazione della temperatura due volte al giorno (mattina e sera) e la riduzione pressochè totale dei contatti sociali, di lavoro e i viaggi fino a diversa indicazione. In caso di febbre, tosse o altri sintomi respiratori, devono contattare immediatamente il 118 o il medico e rimanere a casa. Per nessun motivo al mondo recarsi al pronto soccorso. 

Che tipo di servizio ha ricevuto dal personale sanitario competente?

Ho già accennato alla gentilezza e disponibilità degli operatori e aggiungo  la loro professionalità  e capacità  di trasmettere fiducia. In un momento come questo, specie per coloro che sono infetti o supposti tali, essere rassicurati in un clima generale di incertezza non è cosa da poco. La stabilità psicologia della persona in isolamento è di pari importanza a quella fisica. Gli operatori sanitari mi hanno istruito sui sintomi, sulle caratteristiche di contagiosità, sulle modalità di trasmissione e mi hanno indicato i comportamenti più idonei per evitare di contagiare i miei familiari. Sono stato contattato telefonicamente ogni giorno per dichiarare il mio stato di salute, dare informazioni sulla temperatura corporea o sull’insorgenza di altri sintomi. Mi è stato detto che in caso di comparsa di febbre, tosse, rinorrea o difficoltà respiratorie sarei stato sottoposto, presso il mio domicilio, al tampone oro- faringeo per le indagini di laboratorio e la verifica diagnostica. 

Quale misura dispositiva le rimarrà più in mente dopo questa esperienza?

Mi rimarrà in mente (o meglio rimarrà per me un’abitudine) il ragionamento a monte, che ad un certo momento scatta in testa, spontaneo, prima di compiere un’azione, al fine di valutare le possibili ricadute delle medesime sui propri conviventi. Si impara fin da subito a gestire ogni aspetto in funzione degli altri: la pulizia accurata con detergenti a base di alcool di ogni superficie più volte al giorno specie nei servizi igienici, il lavaggio della biancheria a 90 gradi e delle stoviglie separatamente da quella dei propri familiari, l’areazione costante dei locali, l’utilizzo di guanti monouso per toccare parti comuni e la chiusura della tavoletta del WC, prima di azionare lo scarico per evitare l’effetto aerosol. 

La prima cosa che farà non appena uscito dall’isolamento fiduciario e i consigli per coloro che purtroppo, in questo momento, stanno iniziando questa triste esperienza…

Tornerò al lavoro. Amo il mio lavoro. Ricomincerò a spostarmi in bicicletta dal mio domicilio a quello professionale. Rivedrò qualche mio collega e potrò sentirmi di nuovo libero. Ho la grande fortuna di avere una casa grande con giardino e, con le dovute protezioni, ho potuto fare piccoli lavoretti in casa, praticare sport indoor e dedicarmi al fai da te anche in giardino. Questo ha reso meno triste e difficile il mio isolamento: a coloro che non hanno a disposizione condizioni abitative come le mie, consiglio di considerare questo periodo come una pausa creativa, uno stop dalle frenesie quotidiane, per praticare la lettura di qualche buon libro, cucinare, scoprire sul web tutto ciò che di interessante la rete ci mette a disposizione. Il contatto con gli amici può avvenire certamente tramite videochiamate, ma questo isolamento racchiude anche un valore importante, ovvero la scoperta del silenzio e la capacità di guardarsi dentro, perché credo sia un valore importante anche lo stare con se stessi.

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