giovani e i piccoli negozianti. Tra il 2010 e il 2013 sale il bilancio delle vittime sociali della disoccupazione, il calo di un milione di lavoratori si riflette in maniera dirompente soprattutto nel settore del commercio, dal 2011 sono 75mila gli esercizi ad aver chiuso i battenti. Non possiamo in due parole descrivere le cause della crisi, ma definire alcuni punti che hanno scatenato il diluvio generazionale sui “giovani adulti”, sì. In gran parte le giovani generazioni sono state penalizzate dalla stretta sull’accesso alla pensione che ha tenuto al lavoro i più anziani, in questo modo il cambio generazionale nelle aziende, così come nel pubblico impiego, non è potuto Cercando di fare chiarezza mettendo un punto alla crisi economica e finanziaria che sta devastando ormai il paese da più di cinque anni, emerge chiaramente dai dati dell’Istat che a farne le spese sono soprattutto i avvenire.
Se poi aggiungiamo un bel pizzico di cuneo fiscale dal peso insostenibile anche da chi ha spalle forti, il risultato è una miscela micidiale che ha poi portato il tasso di occupazione a questi livelli. Tra i giovani uomini del Sud (dal 60,5% al 51% con quasi 10 punti) mentre per gli uomini del Nord il calo si è limitato a 5 punti (dall’86,6% all’81,4%). Per le donne del Sud il calo percentuale è stato meno consistente partendo da un dato basso (dal 34,2% al 33,3%). Se si guarda al complesso degli under 35 il tasso di occupazione a livello nazionale risulta in calo dal 45,9% del secondo trimestre 2010 al 40,4% dello stesso periodo del 2013. Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 25 e i 34 anni è cresciuto dall’11,7% del secondo trimestre 2010 al 17,8% dello stesso periodo del 2013 con oltre sei punti in più. (dati fonte Istat).Uno dei principali problemi per il paese a fronte della mancanza del lavoro è la massiccia propensione a trasformarsi in un fenomeno di emigrazione di massa. Secondo un recente sondaggio firmato Coldiretti-Swg, il 51% dei giovani italiani sarebbe pronto a lasciare l’Italia per motivi di lavoro. L’inclinazione a lasciare il bel paese è risentita maggiormente dai giovani disoccupati (53%) e dagli studenti (59%). Ma una buona dose di insoddisfazione è stata rilevata anche da coloro che hanno già un lavoro (47%). Il 73% dei giovani invece ritiene che l’Italia non possa offrire un futuro. Addirittura si è persa fiducia anche nella classica raccomandazione.
La situazione dei negozianti invece risulta essere più grave di quello che si pensa. Il Comitas, l’associazione delle piccole e microimprese italiane, ha dichiarato che rispetto al 2011, sono falliti 74.500 negozi, al ritmo di 136 chiusure al giorno, e circa 300mila posti di lavoro persi. Secondo il dossier: ”Nel 2011 in Italia si contavano circa 757.000 piccoli esercizi commerciali al dettaglio, a fine 2012 il loro numero era drasticamente calato a 707.100, ossia in un solo anno 49.900 negozi hanno chiuso i battenti”. Per questo 2013 invece nel primo semestre sono state registrate circa 24.600 chiusure di piccole attività, ma la previsione è ancora più apocalittica, e per fine 2013 gli esercizi commerciali che scompariranno sfioreranno quota 50.000. Le più penalizzate appaiono proprio le regioni del sud Italia.