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Dall’industria alla terra: la produzione è in salita

A recapitare buone notizie sono stati sia il Centro Studi di Confindustria che la Coldiretti, che registrano andamenti positivi per il nostro Paese

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A rinforzare il clima di ottimismo generale arrivano i dati del Centro Studi di Confindustria secondo cui, nel mese di settembre, la produzione industriale è cresciuta dello 0,9%, rispetto al mese precedente. E incoraggianti appaiono anche i dati relativi al terzo trimestre dell’anno (luglio-settembre) che hanno fatto registrare un avanzamento dello 0,7%, rispetto ai tre mesi precedenti, mettendo a segno il quarto miglioramento consecutivo.

image by sspopov
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Non solo: rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il Centro Studi di Confindustria ha rilevato, a settembre, una crescita della produzione industriale pari al 3,2%. E anche il volume degli ordini sembrerebbe seguire il trend positivo, con un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,3% su base annua. A “coronare” il tutto un rinnovato clima di fiducia che, secondo i tecnici di Confindustria, spinge gli imprenditori manifatturieri a essere ottimisti non solo sul fronte della produzione, ma anche su quello degli ordini interni ed esteri.

E un certo buon umore si rileva anche dalle parti della Coldiretti che ha ufficializzato ieri l’avvio (con una settimana di anticipo) della raccolta delle olive. Secondo l’associazione, il 2015 sarà un anno da ricordare, con una produzione di olio stimata in crescita del 30% (rispetto all’anno precedente) e una qualità del prodotto particolarmente alta, grazie alle favorevoli condizioni climatiche. Del resto, i numeri che riguardano questo specifico comparto dell’economia agricola sono davvero importanti: i 250 milioni di piante distribuiti su una superficie nazionale di 1,1 milione di ettari di terreno garantiscono, infatti, un fatturato di circa 2 miliardi di euro all’anno. E impiegano manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. Il risultato? Il nostro è il secondo Paese al mondo (dopo la Spagna) per produzione di olio e il primo per numero di oli Dop (Denominazione di origine protetta). Ma non c’è da stare troppo tranquilli perché le “insidie” sono tante. In preoccupante crescita risulta, infatti, l’importazione di olio dall’estero (nei primi 6 mesi dell’anno, ne sono arrivate 321 mila tonnellate); per non parlare della grande quantità di oli che vengono spacciati per italiani pur non essendoli. Con la complicità di un’etichettatura poco chiara, che consente solo a pochi attenti consumatori di capire se stanno mettendo nel carrello un prodotto Made in Italy al 100%.

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