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Decreto dignità, cosa è e cosa cambia

Cosa prevede il decreto dignità nei dettagli, quali sono gli impatti sul mondo del lavoro

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Si tratta del primo decreto che l’onorevole Luigi Di Maio ha firmato in qualità di Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e dello Sviluppo Economico. Quattro sono i punti cardine:

  • Disincentivazioni alle imprese che delocalizzano al di fuori dei confini nazionali
  • Semplificazioni fiscali: abolizione dello split payment professionisti, aggiornamento del redditometro e proroga dello spesometro
  • Stop al gioco d’azzardo e alle relative pubblicità, dirette o indirette
  • Lotta alla precarietà con conseguente modifica al Jobs Act, riforma del lavoro attuata dal Governo Renzi

Una volta identificati i punti cruciali del Decreto Dignità, ti segnaliamo nei dettagli cosa prevede il testo e quali state sono le tappe che hanno portato alla sua approvazione.

Decreto Dignità: le tappe

2 luglio 2018

il Consiglio dei Ministri approva il Decreto Dignità. Ai sensi di quanto sancito negli articoli 77 e 78 della Costituzione Italiana, su proposta del Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e dello Sviluppo Economico, nel Testo composto da 12 articoli, si introducono tutta una serie di norme volte a salvaguardare la dignità dei lavoratori, dei professionisti e delle aziende, misure necessarie alla semplificazione fiscale, strumenti utili a contrastare in maniera efficace la ludopatia.

A seguito della pubblicazione del Decreto Dignità in Gazzetta Ufficiale, nelle commissioni Lavoro e Finanza, il numero complessivo di emendamenti presentati è stato pari a 890, di cui 180 non sono stati tenuti in considerazione. Fra questi ultimi rientravano la mancata riduzione delle tasse per le sigarette elettroniche (e-cig). L’intento principale verteva tutto attorno alla vendita online di liquidi, contenenti nicotina e non, per rimettere in sesto il suddetto mercato e per dimezzare l’accisa dal 50% al 25% per tutti i tabacchi da inalazione, senza combustione.

A rientrare nel Decreto Dignità 2.0 vi sono i seguenti emendamenti:

Bonus assunzioni giovani under 35 disoccupati: le imprese che assumono personale in questa fascia di età e senza lavoro possono contare sul cosiddetto bonus assunzioni che consiste nello sgravio fiscale contributivo del 50%. I benefici vengono estesi per il 2019 e per il 2020 e la fascia di riferimento viene estesa di 5 anni, dato che l’ultima Legge di Bilancio riguardava solo gli under 30. Durata triennale e soglia massima di 3.000 euro caratterizzano l’esonero contributivo della metà dei contributi previdenziali a carico di chi assume.

Delocalizzazioni: per quelle aziende che riducono del 50% i posti di lavoro decadono gli incentivi. In precedenza, la riduzione riguardava solo il 10% del totale degli assunti.

Consolidamento dei Centri per l’Impiego: la suddetta misura altro non è che l’accelerazione verso il reddito di cittadinanza. A seguito dell’accordo tra Stato e Regioni, nei Centri per l’Impiego verrà assunto nuovo personale per il triennio 2019-2021.

Contratti a termine a regime transitorio: la soglia massima delle proroghe ammesse scende a 4 (prima era 5) e la durata massima non può superare i 2 anni (prima era 3 anni).

Voucher Lavoro INPS: trattasi di un ritorno, dove per i giovani, per i pensionati e per i disoccupati vengono introdotti nuovamente buoni lavoro occasionali e tracciabili, in formato cartaceo e digitale.

2 agosto 2018

Il Decreto Dignità viene approvato dalla Camera. 312 sì, 190 no e 1 astenuto. Questo l’esito della votazione.

7 agosto 2018

Il decreto Dignità viene approvato anche dal Senato, diventando legge. 155 sì, 120 no e 1 astenuto. Questo l’esito della votazione.

Cosa introduce il Decreto Dignità all’interno del Mercato del Lavoro Nazionale?

Viene limitato in maniera drastica l’abuso di ogni tipo di contratto a tempo e si incrementano le penali a fronte di licenziamenti senza giusta causa sul contratto a tempo determinato. Obiettivo primario è, da un lato, quello di agevolare i rapporti di lavoro a tempo indeterminato e dall’altro, quello di ridurre i contratti precari, soltanto alle casistiche di estrema necessità per il datore di lavoro. Eccezion fatta per la stipulazione fra il datore di lavoro ed il lavoratore per il primo contratto a tempo determinato, della durata massima di un anno, in mancanza di causali specifiche, il successivo ed eventuale rinnovo dello stesso a condizioni identiche potrà avvenire esclusivamente in casi straordinari e al sorgere di necessità limitate e temporanee.

In una di queste circostanze di natura straordinaria, il termine massimo per il primo contratto non potrà in alcun modo rivelarsi superiore ai 24 mesi, in quanto lo scopo principale resta quello di far sì che chi assume personale utilizzi forme contrattuali stabili.

Sempre nella circostanza in cui il contratto di lavoro venga rinnovato a tempo determinato, si stabilisce un incremento del contributo addizionale pari allo 0,5%, interamente a carico del datore di lavoro. Allo stato attuale, questo parametro corrisponde all’1,4% della retribuzione imponibile a scopi previdenziali.

Il cambiamento riguarda anche il contratto di somministrazione lavoro, dove si registra un’equiparazione alla nuova disciplina dei contratti a termine. Rispetto al totale dei lavoratori in organico con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, le Agenzie per il Lavoro potranno avere nel loro staff fino al 20% della forza lavoro assunta a termine. Il numero di proroghe massime per i contratti a termine passa da 5 a 4.

Obiettivo di questa operazione è quello di risollevare l’economia nostrana: abolire la causale per i contratti a termine aveva reso vana l’assunzione a tempo indeterminato, favorendo l’esplosione di contratti a tempo determinato o di tipo precario.

Se il contratto a termine supera i 12 mesi e la causale non viene indicata, allora il rinnovo è automatico a tempo indeterminato. All’interno della stessa azienda, i contratti a tempo determinato non possono oltrepassare la soglia del 30% del totale dei contratti. Inoltre, a fronte di una violazione delle norme inerenti ai limiti, il datore di lavoro può andare incontro a sanzioni amministrative pari a 20 euro al giorno.

Nel caso dei licenziamenti selvaggi, vale a dire quelli senza giusta causa, si registra una vera e propria spallata a quanto scritto nel Jobs Act, specie per ciò che concerne le tutele emergenti. L’indennizzo a favore dei lavoratori aumenta del 50%. L’indennità massima, poi, passa dalle attuali 24 mensilità fino a 36 mensilità.

Quali sono i cambiamenti che le imprese devono affrontare a seguito di quanto introduce il Decreto Dignità?

Le imprese che hanno ricevuto aiuti statali, volti a sostenere il proprio business e ad ampliare le proprie attività economiche, a fronte di un’eventuale delocalizzazione, vanno incontro a sanzioni di natura pecuniaria, il cui importo varia dalle 2 alle 4 volte rispetto al valore del beneficio usufruito.

Voucher – Cosa cambia con l’introduzione del Decreto Dignità?

Come anticipato, il Decreto Dignità reintroduce i voucher che però devono essere considerati sotto una veste differente rispetto all’abolizione effettuata durante il Governo Renzi. In questa occasione, infatti, i voucher erano connessi alla prestazione occasionale (prestO). A seguito delle critiche da parte di numerosi datori di lavoro, si è optato per il ritorno dei buoni lavoro che vengono rilasciati in occasione del pagamento di tutta una serie di servizi e di impieghi di natura occasionale. Di conseguenza, a seguito della riformulazione dell’emendamento, i PrestO sono stati utilizzati a tutti gli effetti proprio come i classici voucher.

Quali settori possono avvalersi dei suddetti buoni lavoro? Gli Enti Locali, per migliorare la situazione delle fasce a rischio povertà e dei soggetti più deboli, il turismo e l’agricoltura.

Si stima che la reintroduzione dei voucher possa garantire il recupero di quasi 50.000 posti di lavoro occasionali nella trasparenza più assoluta. Tale discorso è valevole soprattutto nelle attività lavorative in campagna, di natura stagionale, dove principalmente nella stagione estiva possono essere arruolati soggetti che non sono mai stati operai agricoli, come disoccupati, studenti, cassintegrati e pensionati. Le fasce più deboli, di fatto, potranno contare su un reddito integrativo.

Nell’ottica di agevolare il lavoratore assunto con un contratto a prestazione occasionale, il provvedimento introduce importanti modifiche all’articolo 54-bis del decreto legge del 24 aprile del 2017, che disciplina il contratto di prestazione occasionale e il libretto famiglie. Le strutture ricettive attive nel settore turistico, gli hotel, le imprese agricole e gli Enti Locali possono di fatto utilizzare i voucher come strumento di pagamento per i disoccupati, per i pensionati e per coloro che rientrano nella fascia a reddito di inclusione.

In riferimento alle strutture alberghiere e ricettive turistiche con 8 dipendenti assunti a tempo indeterminato e alle aziende agricole con un numero massimo di 5 dipendenti, l’utilizzo dei voucher rappresenta un’importante possibilità. Per ciò che concerne le tempistiche di utilizzo, si è registrato un allungamento, visto che il pagamento può avvenire non più in tre giorni, ma in massimo dieci, dalla data di inizio al presunto monte orario finale.

Tirando le somme sul discorso della retribuzione con i voucher, oltre alle modifiche e alla semplificazione del regime di tutte le prestazioni occasionali, il Decreto Dignità 2018 ha aumentato la flessibilità ed ha ampliato la platea di aziende che possono farne richiesta. Ad essere interessato alla cosa è anche il lavoro accessorio che riguarda quei contratti ideati per salvaguardare i lavoratori incaricati di portare a termine compiti lavorativi di natura saltuaria o episodica. Dal punto di vista normativo, queste tipologie di mansioni non possono essere ricondotte entro i confini del lavoro autonomo o subordinato. Per questo motivo, cresce l’economia sommersa e lo Stato perde miliardi di euro.

Cosa cambia in termini fiscali a seguito del Decreto Dignità?

Viene disattivato il redditometro, al fine di contrastare in maniera mirata l’economia sommersa. Lo spesometro, che prevede un unico adempimento annuale che rimpiazza le comunicazioni trimestrali e semestrali, viene rinviato alla prossima scadenza. Tutto ciò anche per ciò che concerne l’invio delle fatture emesse e ricevute.

Infine, non esiste più lo split payment per i professionisti. I loro compensi, di fatto, vengono compresi nelle ritenute alla fonte in due modalità: la prima a titolo di acconto e la seconda a titolo di imposta. Per la precisione, le prestazioni offerte dai professionisti inizialmente non facevano giù più parte dello split payment. Tuttavia, un provvedimento varato nel 2017 le aveva nuovamente assoggettate nello split payment.

Norma a sostegno degli insegnanti magistrali

Nel Decreto Dignità 2018 risulta inserita anche una norma a sostegno degli insegnati magistrali che, a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, erano stati licenziati. Per questa categoria di lavoratori, è stata concessa una proroga di 120 giorni con l’intento di garantirgli una sistemazione.

Come viene combattuta la dipendenza verso le scommesse e il gioco d’azzardo con il Decreto Dignità?

L’entrata in vigore del provvedimento può essere considerata come una vera e propria stretta nei confronti del gioco d’azzardo con il conseguente divieto di pubblicizzarlo in ogni sua forma, come ad esempio a mezzo stampa (quotidiani e periodici), con le affissioni, sui canali telematici, con le sponsorizzazioni nelle manifestazioni di tipo culturale, artistico e sportivo e nelle interviste a mezzo televisivo e radiofonico, sia i giochi presenti nelle sale, macchinette comprese, che per quelli delle piattaforme online. Tale divieto è esteso anche ai vari social network. Il mancato rispetto delle suddette disposizioni comporta sanzioni di natura pecuniaria, di importo complessivo corrispondente al 20% del valore della pubblicità della sponsorizzazione o della pubblicità, e in qualsiasi situazione non inferiore, a fronte di qualunque violazione, ad una somma minima equivalente a 50.000 Euro.

L’argomento è stato ampiamente dibattuto in varie sedi. Si sono scritti davvero fiumi d’inchiostro. Sta di fatto che le associazioni impegnate nella lotta al gioco d’azzardo hanno accolto positivamente la norma, visto che l’Italia è ad oggi uno dei Paesi dove si scommette e si gioca di più in tutto il mondo. Spesso a giocare e a scommettere maggiormente sono le persone meno istruite e con redditi minimi, tanto è vero che gli economisti sostengono che gli importi investiti nel settore ludico possono essere definiti come una vera e propria tassa volontaria sull’ignoranza.

Nel 2017, il settore dei giochi e delle scommesse ha registrato un fatturato pari a 96 miliardi di euro. Le spese per i giocatori, senza le vincite incassate, hanno toccato quota 20,6 miliardi di euro. L’approvazione del Decreto Dignità, sotto questo punto di vista, è stata piuttosto lunga e tortuosa, visto che le società che hanno nelle scommesse e nei giochi d’azzardo il loro core business, in più occasioni hanno fatto una certa pressione.

Basti pensare ad esempio che in Serie A, 11 club su 20, incassano soldi da agenzie a tema tramite sponsorizzazioni. Gaetano Micciché, in qualità di Presidente della Lega, si è dichiarato in più occasioni scettico sulle possibilità che le suddette misure possano arrestare il problema della diffusione del gioco d’azzardo sul territorio nazionale, evidenziando come, da un lato, il calcio italiano corra il serio rischio di andare incontro a problemi di tenuta occupazionale per via dell’indotto, e, dall’altro, che il mercato clandestino delle scommesse possa realmente beneficiarne.

A tutela dei minori, vengono introdotte specifiche misure che prevedono l’uso della tessera sanitaria, necessaria per accedere ad ogni apparecchio intrattenitivo nel campo del gioco lecito. A partire dal 1° gennaio 2020, vengono rimossi dagli esercizi commerciali tutti gli apparecchi sprovvisti dei meccanismi necessari che proibiscono il gioco ai minori. Nel caso di violazione della normativa, l’esercente viene multato di 10.000 euro per ogni apparecchio presente nel locale.

Per i gestori di locali pubblici e di circoli privati vi è la possibilità di esporre il logo con la dicitura No Slot, se non sono installate slot machine.

Decreto Dignità: i pareri della maggioranza, dell’opposizione e dei tecnici

Per dovere di cronaca e completezza d’informazione, ti indichiamo alcune dichiarazioni della classe politica sull’argomento.

A detta del Ministro di Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e dello Sviluppo Economico, non è un’iperbole definire il Decreto Dignità 2018 come la Waterloo del precariato. Sempre l’onorevole Luigi Di Maio ha più volte sostenuto che a beneficiarne sarà l’economia nazionale così come il mercato del lavoro, dato che se le imprese, dopo aver preso soldi statali, inizieranno a delocalizzare e di fatto per logiche attinenti ai costi del lavoro troppo alti in Italia, a licenziare i dipendenti, toccherà allo Stato chiedere i soldi indietro con gli interessi.

Molta attenzione è stata data anche alla lotta alla ludopatia: il gioco d’azzardo e le scommesse sono di fatto una dipendenza patologica che si è estesa al punto tale da essere considerata in Italia una vera e propria piega sociale che ha danneggiato numerose famiglie. Non a caso, Di Maio ha dedicato l’approvazione del Decreto Dignità agli operatori sociali che ogni anno salvano persone e famiglie che hanno questa dipendenza.

Non tutta la classe politica la pensa in questo modo. L’opposizione si è dimostrata sul tema molto critica. L’ex Primo Ministro Paolo Gentiloni ha infatti dichiarato che questo decreto ostacola gli investimenti nel nostro Paese, non favorendo in alcun modo il lavoro di qualità.

Carlo Calenda, ex Ministro dello Sviluppo Economico, si è detto molto critico, visto che due saranno i principali effetti negativi di questo decreto: il primo è che l’occupazione diminuirà in tutta la nazione, mentre il secondo è che la politica di reindustrializzazione nel Mezzogiorno, volta a colmare il divario con il resto d’Italia, subirà un brusco arresto.

Critiche negative anche dal mondo dei tecnici. Il professor Arturo Maresca, docente di diritto del lavoro a La Sapienza, è dell’idea che la somministrazione di lavoro venga ostacolata a tutti gli effetti. Il motivo? Nonostante il contratto in questione non venga toccato, le Agenzie sono destinate a trovarsi in difficoltà, perché la quota massima delle assunzioni a termine pari al 20% risulta troppo bassa.

Giudizio negativo anche da parte di Assolavoro che sottolinea come il nuovo regime delle proroghe dei contratti a termine potrebbe avere ripercussioni negative per circa 10.000 dipendenti diretti, arruolati nelle Agenzie del Lavoro. Diventa perciò possibile una diminuzione occupazionale per la categoria che comprende i lavoratori in somministrazione.

Proroghe e parti di decreto non passate

Nel Decreto Dignità ci sarà un provvedimento a parte che introdurrà la proroga per la fattura elettronica carburante.

Occorre precisare che all’interno del testo del Decreto Dignità 2018, dovevano trovare posto anche misure volte a tutelare i lavoratori precari della gig economy, riders in primis, ossia i lavoratori, principalmente studenti universitari, che si occupano di consegnare in moto o in bici il cibo. Lo stesso per ciò che concerne quei lavoratori gestiti dalle imprese mediante piattaforme digitali.

Il Decreto Dignità, inizialmente, doveva introdurre il salario minimo orario, proibendo di fatto la retribuzione a cottimo, oltre ad assicurare loro svariate tutele in materia previdenziale ed anti-infortunistica. Tutto questo è stato però rinviato all’incontro tra il Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e dello Sviluppo Economico e le categorie di riferimento.

Focus del tavolo sarà anche il riconoscimento a tutta una serie di diritti, come:
– disconnessione per un intervallo di tempo minimo pari ad 11 ore dalla fine di ogni turno di disponibilità;
– malattia;
– maternità;
– ferie in rapporto alle ore lavorative, sulla base di quanto indica il contratto di disponibilità;
– indennità mensile di disponibilità.

Infine, con l’approvazione del Decreto Dignità vengono aboliti anche gli Studi di Settore per il monitoraggio della congruità tra la dichiarazione e la percezione del contribuente. A partire dall’anno venturo, verranno introdotti i nuovi indici di affidabilità (ISA).

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