Una guida con tutte le informazioni su come diventare insegnate di sostegno e lavorare nelle scuole, oltre alle novità in arrivo.
Ci sono professioni che assumono i connotati di autentiche missioni per la delicatezza del ruolo che svolgono all’interno della società. Giacché hanno grosse responsabilità verso il prossimo e possono influenza anche in maniera pesante la vita delle persone. Pensiamo ad esempio alla professione del medico, decisivo per la sopravvivenza di una persona. E pensiamo anche alla professione dell’insegnante, che determina (relativamente alla sua materia e agli anni in cui insegna una persona) il grado di istruzione e quindi il futuro sociale ed economico di un individuo.
In questa sede ci occupiamo dell’insegnante di sostegno. Un ramo dell’insegnamento molto delicato poiché si occupa di bambini e adolescenti “speciali”. Che per la loro condizione intellettiva hanno bisogno di tanta pazienza e uno sforzo in più da parte dell’insegnante di sostegno, ma, al contempo ricambiano molto dal punto di vista umano. Vediamo allora di seguito come diventare insegnante di sostegno.
Indice
Cosa serve per diventare insegnante di sostegno
Per poter intraprendere la professione di insegnante di sostegno occorre acquisire l’abilitazione, iscrivendosi al TFA (acronimo di Tirocinio Formativo Attivo). Il mondo della scuola è comunque sottoposto ogni anno a continui cambiamenti, quindi non si escludono all’orizzonte modifiche anche per l’insegnamento di sostegno (come vedremo successivamente). Ecco comunque i titoli che bisogna avere per iscriversi al TFA:
- laurea in Scienze delle formazione primaria (per la scuola dell’Infanzia e primaria);
- SSIS (per la scuola secondaria);
- COBASLID (per la scuola secondaria);
- diplomi accademici di II livello rilasciati dalle istituzioni AFAM per l’insegnamento dell’Educazione musicale o dello Strumento;
- diploma di Didattica della Musica (Legge 268/2002);
- concorsi per titoli ed esami indetti antecedentemente al DDG 82/2012;
- concorso per titoli ed esami indetto con DDG 82/2012 (esclusivamente all’atto della costituzione del rapporto di lavoro);
- sessioni riservate di abilitazione (D.M. 85/2005, D.M. 21/2005, D.M. 100/2004; O.M. 153/1999, O.M. 33/2000, O.M. 3/2001, ecc.);
- titoli professionali conseguiti all’estero e riconosciuti abilitanti all’insegnamento con apposito Decreto del Ministro dell’Istruzione;
- TFA;
- PAS;
- diploma magistrale, diploma triennale di scuola magistrale ovvero titoli sperimentali ad esso equiparati e conseguiti entro l’a.s. 2001/02.
Come funziona il TFA per fare l’insegnante di sostegno
Oltre ai titoli succitati, per iscriversi al TFA occorre superare un test preliminare e 2 prove di accesso. Una sarà scritta, l’altra orale. Entrambe le prove saranno vertenti su queste materie:
- Competenze psico-pedagogiche diversificate per grado di scuola (infanzia, primaria, secondaria primo grado, secondaria secondo grado);
- Competenze su intelligenza emotiva;
- Competenze su creatività e pensiero divergente, in riferimento al saper generare strategie innovative ed originali sia in ambito verbale che in quello logico-matematico;
- Competenze organizzative in riferimento all’organizzazione scolastica e agli aspetti concernenti l’autonomia scolastica.
Quanto dura TFA e quanti CFU dà
Il TFA dura al massimo otto mesi, dopodiché il neo insegnante di sostegno ottiene 60 CFU.
Come farsi assumere in una scuola statale
Con il solo possesso del titolo di studio si può chiedere di essere inclusi nelle graduatorie d’istituto di III fascia, ma si potrà entrare solo come supplenti in sostituzione dei docenti assenti. Con la buona scuola si prevedeva inizialmente che a partire dal 2016, non fosse stato più possibile inserirsi nelle graduatorie d’istituto con il possesso del solo titolo di studio. Con il decreto milleproroghe (DL 244/16) la scadenza del 2016 è stata prorogata al 2019, quindi sarà consentito inserirsi in terza fascia anche nell’anno in corso. Le assunzioni a tempo indeterminato avvengono per metà tramite graduatorie ad esaurimento (riservate a personale abilitato, ma attualmente chiuse a nuovi inserimenti) e per la restante metà tramite concorsi ordinari. A questi ultimi possono accedere solo quanti sono in possesso dell’abilitazione.
Le possibili novità in arrivo per l’insegnante di sostegno
In futuro però, potrebbero esserci importanti novità riguardo la preparazione degli insegnanti di sostegno. Per ottenere la specializzazione su sostegno bisognerà conseguire ben 120 crediti formativi universitari. Mentre per gli insegnanti di sostegno già assunti ci sarà l’obbligo di formazione sulle problematiche dell’inclusione.
Le altre novità sono:
- nella progettazione atta all’inclusione scolastica degli alunni in difficoltà dovranno collaborare tutti i docenti, oltre a quelli di sostegno;
- agli insegnanti di sostegno sarà richiesta una preparazione specialistica mediante una laurea specifica. A tal fine nasceranno 4 quattro nuovi indirizzi: per la scuola d’infanzia, per la scuola primaria, per la media e per la scuola superiore di secondo grado;
- importante poi sarà la continuità didattica. Pertanto, i docenti a tempo indeterminato dovranno seguire gli alunni nel loro intero ciclo scolastico, mentre i supplenti che si inseriranno nelle classi che non siano le ultime di un ciclo scolastico, avranno un contratto biennale. Il tutto sempre in nome della continuità didattica;
- previsto un aumento dell’organico per gli insegnanti di sostegno. Ciò per mitigare l’insufficienza di insegnanti di sostegno, pertanto entro il 2019 si punta ad assumere circa 110mila docenti.
Cosa cambia per la scuola in generale sul tema disabilità
Per quanto riguarda il sistema scolastico in generale, il cardine della possibile riforma prevede provvedimenti sia per gli alunni con DSA (il cosiddetto Disturbo specifico di apprendimento) sia per gli alunni con Bisogni educativi speciali (BES). Ciò per garantire ad ogni alunno che trova difficoltà nell’inserimento a scuola di essere seguito grazie alle novità introdotte con la riforma del sostegno. La riforma che si vuole attuare vuole essere un compromesso tra i diritti degli alunni, degli insegnanti, le esigenze delle famiglie e un miglioramento strutturale del sistema.
L’assegnazione degli insegnanti di sostegno resterà a carico dello Stato, che si occuperà anche della gestione del personale ATA specializzato per l’assistenza igienica. Competenza attualmente ancora a carico degli enti locali. Questi ultimi, comunque, continueranno ad occuparsi di questi ambiti:
- assistenza per l’autonomia;
- la comunicazione;
- il trasporto.
Si vuole poi semplificare la procedura con cui ottenere il certificato di disabilità, per il quale oggi occorrono diversi mesi. Si razionalizzerà poi anche il criterio di risorse da investire in favore dell’alunno diversamente abile. La scuola parteciperà attivamente alla stesura del PEI (il Piano educativo individuale), mediante il quale vengono stabilite le risorse da assegnare alle scuole. Infine, dato il numero alto di ricorsi da parte dei genitori contro lo scarso numero di ore di sostegno in favore dei propri figli, sarà introdotto l’obbligo della conciliazione. Il quale dovrà arrivare in tempi molto brevi prima di agire in giudizio.
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