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Cosa si intende per domicilio fiscale e differenza con residenza fiscale

Che cosa è il domicilio fiscale, quali sono le sue caratteristiche, come si può variare e cosa lo differenzia dalla residenza fiscale.

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Se spesso avete sentito parlare di domicilio fiscale, ma non avete mai compreso esattamente di cosa si tratta, è giunta l’ora di correre ai ripari. Di seguito troverete infatti una spiegazione completa su cosa sia il domicilio fiscale, quale sia la sua utilità, quali siano le divergenze tra domicilio fiscale e residenza fiscale e come poter cambiare il proprio. Pronti?

Domicilio fiscale

Cos’è il domicilio fiscale

Il domicilio fiscale è il domicilio che rileva ai fini della normativa tributaria e, in particolar modo, sui rapporti con l’Agenzia delle Entrate. In altri termini, è quella che per il Fisco è la vostra “casa”, il luogo in cui può eventualmente trovarvi in caso di comunicazioni e notifiche. E che, di norma, coincide con la vostra casa reale (o con la sede della vostra attività se siete persone giuridiche). Si tratta pertanto di un concetto che, sebbene quasi sempre equivalente al domicilio anagrafico e spesso alla residenza anagrafica per le persone fisiche, o alla sede legale e amministrativa per quelle giuridiche, può a volte divergere da queste ultime. Ma come possiamo allora capire quale è il nostro domicilio fiscale? Come possiamo renderci conto se abbiamo comunicato all’Agenzia delle Entrate il giusto domicilio fiscale?

In realtà, per capirlo è abbastanza semplice e, per prima cosa, dobbiamo fare riferimento al Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir), che ha apportato alcuni importanti chiarimenti che hanno ridotto l’incertezza su questo tema. In particolar modo, la legge ha stabilito (all’art. 58 dpr 600/1973) che le persone fisiche che risiedono nel nostro Paese hanno il proprio domicilio fiscale nel Comune di residenza, mentre i non residenti in Italia hanno il domicilio fiscale italiano nel Comune in cui viene prodotto il reddito. In altre parole, salvo le eccezioni che andremo tra breve a vedere, il vostro domicilio fiscale sarà equivalente al luogo in cui risiedete con la vostra famiglia, e che abitate magari tutti i giorni di ritorno dal vostro lavoro. E’ qui che il Fisco invierà le sue comunicazioni, ipotizzando che è qui che abbiate i vostri interessi principali.

Se invece siete persone fisiche non residenti in Italia, per il Fisco il vostro domicilio fiscale ai fini della tassazione e delle notifiche sarà il vostro domicilio italiano, il luogo in cui producete il reddito nel nostro Paese. Di qui, una prima importante riflessione: trovare quale sia il domicilio fiscale per le persone fisiche è generalmente piuttosto semplice, visto e considerato che (tranne rare eccezioni) coinciderà con il luogo di residenza. E per le persone giuridiche? In maniera non dissimile, per i soggetti diversi dalle persone fisiche il domicilio fiscale coinciderà con quello in cui si trova la sede legale o, in mancanza, la sede amministrativa, la sede secondaria o una stabile organizzazione, o ancora il Comune in cui viene esercitata la propria attività in maniera prevalente.

Se dunque vi state domandando quale sia il domicilio fiscale della vostra azienda o di un’azienda collaboratrice o concorrente, il punto di partenza non potrà che essere la consultazione di una visura camerale, nella quale confrontare con i dati reali la sede legale o amministrativa. Come vedremo tra qualche riga, però, non mancano le eccezioni.

A cosa serve il domicilio fiscale

Il domicilio fiscale riveste diverse utilità sotto il profilo tributario e fiscale. È infatti il domicilio fiscale l’indirizzo che andrà a rilevare nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate andrà a notificare gli atti. Ed è il domicilio fiscale l’indirizzo che risulterà essere fondamentale per indicare quale sia la competenza territoriale dell’ufficio del Fisco, competente per area geografica. In altri termini, è presso il domicilio fiscale che il contribuente riceverà le notifiche degli atti amministrativi e giudiziali, oltre che le cartelle di pagamento e ogni comunicazione ufficiale da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Differenza tra domicilio fiscale e residenza fiscale

Non tutti sanno che il termine “domicilio fiscale” non andrebbe confuso con quello di “residenza fiscale“. Ma perché? A chiarire una importante distinzione non priva di riflessi è il Codice Civile, che all’art. 43 sostiene che per residenza si deve intendere il luogo in cui la persona ha la dimora abituale, e che per domicilio si deve intendere il luogo in cui ha stabilito la sede principale dei suoi affari e dei suoi interessi.

In tal senso, è possibile replicare – con qualche attenzione – i due concetti di cui sopra anche sul fronte della residenza e del domicilio fiscale. È infatti possibile che una persona possa risiedere nella città A, ma avere il domicilio nella città B perché è qui che sta temporaneamente svolgendo la propria attività lavorativa.

Ebbene, fermo restando che – come sopra – abbiamo visto che il domicilio fiscale prevalentemente coincide con la residenza delle persone fisiche, o con la sede legale (e in mancanza, amministrativa per le persone giuridiche), all’amministrazione fiscale è fatta salva la possibilità di stabilire il domicilio fiscale di un soggetto in maniera derogata rispetto a tale principio base. Insomma, niente vieta a voi e al Fisco di compiere delle eccezioni alle semplici regole che sopra abbiamo condiviso con voi, e che sono accomunate dalla necessità di rispecchiare più fedelmente la realtà dei fatti.

La deroga può favorire pertanto l’elezione del domicilio fiscale non dove la persona ha la residenza, bensì dove la stessa svolge in maniera continuativa la propria attività. Ma non solo: è il contribuente stesso a poter chiedere all’amministrazione finanziaria di eleggere il proprio domicilio in un determinato Comune, diverso da quello di residenza, se presenta una richiesta motivata di diversa elezione, che andrà valutata volta per volta dall’Agenzia delle Entrate.

Per quanto concerne le determinanti che potrebbero indurre l’Amministrazione Finanziaria ad accettare la richiesta di un cambio di domicilio fiscale, le ragioni potranno essere plurime. Si pensi, a titolo di esempio, alla volontà di trasferire con sé tutta o parte della propria famiglia, oppure al possesso di beni immobili o mobiliari di rilevanza nel luogo in cui si chiede di eleggere il nuovo domicilio fiscale. Ulteriormente, rileverà la già ricordata attività lavorativa o l’eventuale titolarità di cariche sociali.

Residenza fiscale e soggetti esteri

Un cittadino può avere la residenza fiscale in Italia, e dunque essere soggetto a tassazione italiana per i redditi prodotti, se la sua permanenza sul territorio della nazionale supererà la metà dei giorni disponibili, ovvero 183 su 365. In questo caso, il cittadino diverrà in tal senso rilevante per l’Amministrazione Finanziaria, con conseguente elezione della residenza fiscale all’interno del nostro Paese. È altresì possibile domandare la cancellazione del proprio nominativo da parte dell’anagrafe italiana, procedendo invece all’iscrizione all’AIRE, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.

Esemplificando quanto sopra, ricordiamo che se il cittadino italiano ha scelto di spostare la propria dimora all’estero, occorre che provveda alla cancellazione dall’anagrafe tributaria italiana e che si iscriva all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE), regolarizzando così la propria posizione.

Questo atto di cancellazione / iscrizione è dunque un passaggio fondamentale, tanto che lo stesso TUIR dispone all’art. 2 che “si considerano altresì residenti, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione residente e trasferiti in Stati o territori diversi da quelli individuati con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze“.

Il tema è però più complesso di quanto possa apparire e, per questo motivo, nel caso in cui vi trasferiate all’estero o abbiate interessi contemporanei in due Paesi, sarebbe opportuno parlarne con un buon commercialista. Notate infatti che l’iscrizione all’AIRE non esclude sempre la residenza fiscale in Italia: è infatti importante che, contemporaneamente, siano anche rispettate le altre presunzioni, relative ad esempio agli interessi economici o alle proprie relazioni personali.

Come cambiare il domicilio fiscale

Ma in che modo si può cambiare il domicilio fiscale? Farlo non è molto difficile, visto e considerato che sarà sufficiente presentare un’apposita richiesta all’Agenzia delle Entrate, per via cartacea o telematica, presso la sede territorialmente competente del Fisco. Nel modulo (a disposizione sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate), bisognerà indicare ovviamente il nuovo indirizzo, oltre che le motivazioni che stanno inducendo il contribuente a modificare tale domicilio. Per quanto poi concerne le diverse modalità di invio, nel caso in cui il contribuente opti per un invio mediante posta cartacea, sarà sufficiente stampare il modello e inviarlo tramite raccomandata con ricevuta di ritorno all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate che si dichiara competente per territorio, sulla base del domicilio fiscale del contribuente stesso.

Nel caso in cui invece la comunicazione con la richiesta di cambio del domicilio fiscale debba essere effettuata online, sarà sufficiente registrarsi sul sito internet dei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, ed effettuare un invio direttamente tramite piattaforma, con autenticazione attraverso il PIN. Per quanto riguarda infine la decorrenza della variazione del cambio di domicilio fiscale, a prescindere dalla modalità utilizzata per poter comunicare la variazione, gli effetti del suddetto cambio saranno operativi a partire dal 30mo giorno successivo alla data di ricezione della domanda da parte dell’ufficio competente.

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