<span style="font-size:14px;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="font-family: verdana,geneva,sans-serif;"><img style="display: none" class=" alignleft size-full wp-image-4856" alt="donna legge su ipad" src="https://www.biancolavoro.it/wp-content/uploads/2014/03/donna-tecnologia.jpg" style="width: 160px; height: 90px; margin: 3px; float: left;" width="615" height="345" />Soluzioni innovative e risorse all’avanguardia per svolgere al meglio la propria attività professionale, conciliando famiglia e lavoro. <strong>Oggi si può;</strong> <strong>con la tecnologia</strong>, <strong>un grande aiuto <a href="https://www.biancolavoro.it/blog/2597-lavoro-per-crescere-l-italia-ha-bisogno-di-donne" target="_blank" rel="noopener noreferrer">per le donne</a></strong>, che ne diventano fruitrici continue, sfruttatrici addirittura, <strong>padroneggiandola come e meglio di un uomo</strong>. Computer, connessione <strong>internet, tablet e smartphone </strong>(e una discreta conoscenza della lingua inglese): strumenti di lavoro quotidiano per migliaia di donne che hanno optato per forme di lavoro flessibili, se non proprio freelance. Un uso consapevole e mirato di queste risorse può rivelarsi non solo produttivo ma di grande aiuto anche per gestire meglio (e con un notevole risparmio sui costi) la propria professione.</span></span></span>
<span style="font-size:14px;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="font-family: verdana,geneva,sans-serif;">Il <strong>fenomeno</strong> che ha visto protagoniste la maggior parte delle donne, in questi ultimi anni di crisi economica, si chiama <strong>opting out</strong>. Un vero e proprio contro-esodo di manager e libere professioniste ritornate a dedicarsi alla casa e ai figli. Scelta quasi sempre obbligata dall’aumento dei licenziamenti e dai costi di gestione troppo elevati (affitto dell’ufficio, bollette, tasse, baby sitter). E di fronte a queste necessità, le innumerevoli virtù della tecnologia hanno permesso di poter riprendere in mano la carriera ma con un occhio attento alle spese e ai figli.</span></span></span>
<span style="font-size:14px;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="font-family: verdana,geneva,sans-serif;">Per le donne alle dipendenze di grandi aziende, <strong><a href="https://www.biancolavoro.it/news/2267-fare-impresa-con-il-telelavoro-l-esperimento-di-un-imprenditore-francese" target="_blank" rel="noopener noreferrer">l’homeworking (il telelavoro)</a></strong> ha rappresentato perlomeno all’inizio una speranza di poter lavorare comodamente da casa, rimanendo in contatto con la sede aziendale solo in via telematica. Seppur molto utilizzato in Europa, è un modello che purtroppo in Italia non è mai davvero decollato. La sua recente evoluzione si chiama <strong>smart working</strong>: un modo di lavorare più agile che permetterebbe (la legge è stata appena depositata in Parlamento) di potersi perlomeno alternare tra casa e ufficio e gestire anche i turni, scegliendo a seconda delle esigenze di recarsi sul posto di lavoro la mattina o il pomeriggio.</span></span></span>
C’è chi invece tra le freelancer italiane ha optato per un vero e proprio ufficio tra le mura domestiche. Grafiche, giornaliste, consulenti, organizzatrici di eventi e creative: tutte al lavoro dietro la scrivania, navigando con connessioni super-veloci e curando i rapporti con i clienti via e-mail o tramite videochiamate. E soprattutto facendo networking, il lavoro in rete che permette di accrescere il proprio “capitale sociale”, tramite social network e forum, in modo da far conoscere il proprio brand e aumentare la rete di potenziali clienti.
La giornata tipo del w.w.worker (il lavoratore web) però non si addice ad ogni indole. Il rischio di isolamento è alto se non si curano in modo adeguato i rapporti sociali (e i social sono da escludere se si vuole mantenere alta la propria digital reputation come professionista). Inoltre stando sempre a casa, spesso è facile farsi distrarre dalle faccende domestiche che incombono e da parenti che telefonano e si presentano in visite inaspettate. Per questo molte di queste libere professioniste hanno scelto la strada del coworking. In termini molto semplici si tratta di un ufficio (una sola stanza) nella quale si posizionano più scrivanie. Ognuna con il proprio computer ma con connessione wi-fi, telefono, fax e stampanti condivisi (così come le spese per l’affitto e le bollette). In alcuni casi esemplari, lavoratrici neo-mamme hanno condiviso anche una baby-sitter per i propri figli, che giocano in una stanza allestita per loro. In ogni caso, aldilà dell’opzione scelta, le parole d’ordine rimangono: organizzazione, forza di volontà e una buona dose di resistenza al techno-stress.
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