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Donne inattive: per Eurostat, sono sempre di più

I dati sulle transizioni dalla disoccupazione forniti dall’istituto di statistica certificano che la platea di inattivi italiani è molto più nutrita di quella della media europea

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C’è un recente articolo pubblicato da Linkiesta che ha rivolto l’attenzione alle donne che lavorano. O meglio a quelle che non lavorano o che, stanche di cercarlo (e non trovarlo), hanno scelto di gettare la spugna. Mentre il dibattito sul Jobs Act continua a tenere banco – la riforma del governo Renzi ha davvero modificato in meglio la qualità del lavoro in Italia? – Linkiesta ha scelto di consultare alcuni dati forniti dall’Eurostat per comprendere meglio le dinamiche occupazionali del Bel Paese. E per snudare la realtà delle donne inattive la cui quota risulta sfortunatamente in crescita.

donne inattive
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I dati consultati da Linkiesta sono quelli relativi alle transizioni dalla disoccupazione forniti dall’Eurostat. Ovvero quelli che hanno documentato quanti disoccupati di un determinato periodo sono rimasti tali in quello successivo e quanti sono, invece, riusciti a trovare un impiego. Le cose in Italia non sono andate nei migliori dei modi: secondo la rilevazione, infatti, il 44,2% dei disoccupati del secondo trimestre del 2015 è rimasto tale anche nel trimestre successivo, il 14,3% ha trovato lavoro e il 41,6% è diventato inattivo (cioè ha smesso di cercare un impiego). Il dato sull’inattività è forse quello che preoccupa di più perché, se messo a confronto con quello della media europea (19,4%), mostra uno scarto molto marcato. 

E le cose sembrano assumere una piega ancora più allarmante quando si parla di donne. La percentuale delle disoccupate che hanno trovato lavoro nel terzo trimestre del 2015 è calata, in un anno, dello 0,9%, mentre quella delle donne rimaste disoccupate è scesa del 6,1%. A salire di 7 punti percentuale è stata, invece, la quota delle donne inattive. “Il mercato del lavoro italiano è strutturalmente asfittico per chi cerca un impiego – si legge nell’articolo de Linkiesta – e la transizione nelle file degli inattivi rappresenta uno ‘sbocco’ quasi naturale”. A cui, come visto prima, sempre più donne finiscono per votarsi.

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