<span style=”font-family:verdana,geneva,sans-serif;”><span style=”font-size: 14px;”><span style=”color: rgb(0, 0, 0);”><img style=”display: none” class=” alignleft size-full wp-image-4733″ alt=”Donne al lavoro in ufficio” src=”https://www.biancolavoro.it/wp-content/uploads/2014/03/donne-e-lavoro.jpg” style=”width: 160px; height: 111px; margin: 3px; float: left;” width=”720″ height=”500″ />Lo ha rilevato una recente indagine condotta dall’Osservatorio di Unioncamere:<strong> </strong><strong><a href=”https://www.biancolavoro.it/news/2132-imprese-rosa-quasi-5000-aziende-in-piu-in-un-anno” target=”_blank” rel=”noopener noreferrer”>l’imprenditoria femminile</a> in Italia ha registrato negli ultimi anni un incremento …
<span style="font-family:verdana,geneva,sans-serif;"><span style="font-size: 14px;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><img style="display: none" class=" alignleft size-full wp-image-4733" alt="Donne al lavoro in ufficio" src="https://www.biancolavoro.it/wp-content/uploads/2014/03/donne-e-lavoro.jpg" style="width: 160px; height: 111px; margin: 3px; float: left;" width="720" height="500" />Lo ha rilevato una recente indagine condotta dall’Osservatorio di Unioncamere:<strong> </strong><strong><a href="https://www.biancolavoro.it/news/2132-imprese-rosa-quasi-5000-aziende-in-piu-in-un-anno" target="_blank" rel="noopener noreferrer">l’imprenditoria femminile</a> in Italia ha registrato negli ultimi anni un incremento lieve ma costante</strong>, soprattutto in alcuni settori. Un dato indiscutibilmente positivo, ancor di più se messo in relazione con la situazione di lunga crisi. Attualmente <strong>un’impresa su quattro è rosa</strong>, sono ancora troppe le donne senza lavoro che si dicono scoraggiate e demotivate. Alla fine del 2013 le aziende con una <strong>donna al comando erano all’incirca 1,5 milioni</strong>, una percentuale pari a quasi il 24% dell’intero panorama produttivo italiano. Il dato ancor più incoraggiante è che rispetto all’anno precedente se ne sono registrate 3.415 in più. Esaminando la statistica a più ampio raggio si nota <strong>tra il 2011 e il 2013 un aumento percentuale </strong>dello 0,75% a fronte di un incremento generale dello 0,56%. Cifre di sicuro inferiori a quelle registrate nel periodo antecedente “la crisi” ma che comunque dimostrano la tenacia e la costanza di chi cerca ogni giorno nuove risorse e nuove idee per conquistare il proprio spazio lavorativo.</span></span></span>
Tra le regioni che spiccano per intraprendenza ci sono al primo posto il Molise, seguito da Abruzzo e Basilicata. Il Molise e in particolare la provincia di Campobasso, alza la media nazionale erogando agevolazioni e attivando corsi di aggiornamento e riqualificazione professionale, nell’ottica di un sostegno attivo alla politica occupazionale. Ma in generale dalla Lombardia alla Puglia sono tante le regioni che puntano sull’imprenditoria femminile (e giovanile) favorendo processi di start up e restart e incentivando le Nuove Iniziative d’Impresa, soprattutto tra gli under 35. I settori trainanti risultano essere quello agricolo e quello artigianale.
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<span style="font-family:verdana,geneva,sans-serif;"><span style="font-size: 14px;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Una fascia di popolazione, quella in particolare delle donne al di sotto dei 35 anni, che nonostante tutto include ancora <strong>oltre <a href="https://www.biancolavoro.it/blog/2610-neet-generation-giovani-senza-futuro" target="_blank" rel="noopener noreferrer">due milioni di Neet</a></strong>: ragazze e donne senza lavoro che né studiano né seguono corsi di formazione. Oltre questa età e fino ai 64 anni sono quasi <strong>un milione le donne “inattive”</strong>, che si dicono in generale scoraggiate e non tentano nemmeno più di cercare un’occupazione. La vocazione imprenditoriale delle donne italiane necessita però ancora di un’ulteriore spinta motivazionale e maggiore informazione sulle possibilità a disposizione, considerando il fatto che <a href="https://www.biancolavoro.it/blog/2604-stipendio-alle-casalinghe-le-ragioni-del-no" target="_blank" rel="noopener noreferrer"><strong>7,5 milioni di donne sono casalinghe</strong></a> a fronte di 9,3 milioni di occupate. Una percentuale che sfiora il 45% e pertanto considerevole e potenzialmente produttiva.</span></span></span>
<span style="font-family:verdana,geneva,sans-serif;"><span style="font-size: 14px;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Per quanto concerne <strong><a href="https://www.biancolavoro.it/leggi-e-norme/2634-decreto-lavor-novita-contratti-a-termine-apprendistato-semplificazione" target="_blank" rel="noopener noreferrer">il lavoro dipendente</a> nell’industria e nei servizi</strong>, il <a href="https://www.biancolavoro.it/news/2592-nuove-assunzioni-iv-trimestre-2013-il-profilo-dei-lavoratori-interessati" target="_blank" rel="noopener noreferrer"><strong>programma d’assunzione per il 2013</strong></a> prevedeva un incremento di 104mila unità in rosa, concentrate nei settori del <strong>turismo</strong> e della ristorazione (28%), del <strong>commercio</strong> (17%), dei <strong>servizi</strong> alle persone (16%) e in quelli di supporto alle imprese (10%). L’excursus finale dell’indagine si sofferma sul <a href="https://www.biancolavoro.it/news/2524-quanto-guadagnano-le-donne-gender-pay-gap-usa-ed-europa-a-confronto-1-parte" target="_blank" rel="noopener noreferrer"><strong>gender pay gap</strong></a>, il divario retributivo <strong><a href="https://www.biancolavoro.it/news/2589-in-italia-gli-uomini-vivono-meglio-delle-donne" target="_blank" rel="noopener noreferrer">tra uomini e donne</a></strong>. Almalaurea, il consorzio universitario che tra gli altri obiettivi ha quello di monitorare <a href="https://www.biancolavoro.it/news/2212-stipendi-dei-neolaureati-germania-40mila-euro-mentre-in-italia-25mila" target="_blank" rel="noopener noreferrer"><strong>il percorso dei neolaureati</strong></a> negli anni successivi al conseguimento del titolo, ha rilevato che gli uomini che hanno trovato un impiego dopo un anno dalla laurea guadagnano all’incirca il 14% in più delle loro ex-colleghe di studi. E dopo cinque anni il divario aumenta passando al 22%. Ferme restando, come è ovvio, oscillazioni legate a differenti voti di laurea, specializzazioni o eventuali master post-laurea frequentati, a parità di condizioni un uomo guadagna a prescindere 172 euro netti in più all’anno rispetto ad una collega di pari livello.</span></span></span>