Scalare una marcia, fare un piccolo passo indietro, andare più piano, ma per ammirare meglio il panorama. È questo, in fondo, il senso del downshifting e di chi ne abbraccia la filosofia. Di chi decide, cioè, di rinunciare a una carriera in continua ascesa per dedicarsi ai propri hobby e alle proprie passioni. Come? Riducendo …
Scalare una marcia, fare un piccolo passo indietro, andare più piano, ma per ammirare meglio il panorama. È questo, in fondo, il senso del downshifting e di chi ne abbraccia la filosofia. Di chi decide, cioè, di rinunciare a una carriera in continua ascesa per dedicarsi ai propri hobby e alle proprie passioni. Come? Riducendo il salario, i ritmi e le ore di lavoro (alcuni addirittura lasciandolo, un impiego) per vivere una vita diversa, fatta di consumi ridotti e un’agenda meno fitta. Magari lavorando meno ma iniziando a coltivare un orto, oppure dedicandosi al fai-da-te e decidendo di riparare da sé la bicicletta o la macchina, o di tornare, per quanto possibile, al baratto.
Il downshifting, diciamolo, riguarda spesso manager e professionisti che scelgono di limitare la propria attività professionale e la propria vita dominata dalle tecnologie per prendersi più tempo per sé o la famiglia. Magari optando per un part time o per il telelavoro, rifiutando promozioni o determinati compiti che porterebbero lustro, certo, ma anche una notevole dose di stress. Oppure decidendo di condividere il lavoro con un collega, o ancora lasciando l’impiego “storico” e solido per dedicarsi ad altro, come ha fatto Simone Perotti, 45 anni, che da manager nel settore della comunicazione a Milano, 4 anni fa ha deciso di lasciare tutto per trasferirsi in riva al mare, in Liguria, per dedicarsi alla scrittura, alla barca a vela, alle sculture in ardesia, legno, sughero, e poi barattando oggetti che non usa più e svolgendo lavori saltuari, come la pulizia delle barche, per mantenersi. Con quanto? 850 euro al mese, assicura. Ma come fa?
“Si può vivere con molto meno di quanto si è abituati”, racconta Simone Perotti, “non esiste una cifra giusta, ma ognuno può valutare quanto spende e quanto spreca, organizzando le proprie spese diversamente. Il punto di partenza, però, è un percorso interiore che uno deve fare per rendersi conto che quel che occorre per vivere è altrove”. Una visione piuttosto “ascetica”, ma nel concreto come si può consumare e spendere meno e vivere a ritmi meno serrati? “Bisogna ritornare a distinguere”, prosegue il downshifter, “i bisogni dai desideri. I primi, se non li assolvo, mi fanno stare male. I secondi no. Così, il cibo è un bisogno, mentre ad esempio l’ultimo modello di cellulare deve rientrare nella categoria dei desideri, non in quella dei bisogne, e così capiamo che possiamo farne a meno”. Perfetto, allora come si può fare downshifting sul cibo? “Per mangiare”, assicura Perotti, “bastano 4,50 euro al giorno, e poi bisogna puntare sull’autoproduzione: basta un piccolo orto in giardino o in terrazza per non dover più comprare verdura quotidianamente, ritornare a preparare in casa il pane, le conserve…”. Anche sull’abitazione è possibile ridurre le spese: “Nel 65% del territorio italiano”, prosegue, “ci sono posti bellissimi e incontaminati, con case che nessuno vuole perché lontane dalle metropoli e che costano 400/500 euro al metro quadro: io ho trovato un fienile di 110 metri quadri a 50mila euro e l’ho ristrutturato”. Intanto, in questi 4 anni da downshifter, Simone Perotti ha coltivato la passione per la scrittura: attualmente è al lavoro su un nuovo libro che segue Uomini senza vento, Adesso basta e Avanti tutta.
Ma se pensate che l’arte del downshifting sia un “capriccio” o una scelta solamente di coloro che si sentono “arrivati” ma insoddisfatti, di manager all’apice della carriera che possono permettersi il lusso di mollare tutto (perché hanno le spalle coperte), però, vi sbagliate. Questo stile di vita sta in realtà contagiando anche le persone “normali”, che colgono l’occasione per ridurre le spese e consumare meno, pensare in modo più green e genuino. Il gruppo di Facebook “Vivere bene con l’arte del downshifting”, ad esempio, vanta oltre 6600 iscritti e ogni giorno suggerisce modi per risparmiare e non sprecare. Che sia una scelta o un’esigenza, poco conta: il comun denominatore è la voglia di tornare a vivere in modo più semplice. Qualche esempio? Al posto dei medicinali, tornare agli antichi rimedi della nonna, come quello suggerito da Marika che sulla bacheca del gruppo propone una soluzione a base di cipolla per combattere la sinusite. Oppure si propone il baratto come alternativa allo shopping, lo scambio delle case come soluzione alle vacanze estive, o ancora, per Natale, la scelta di regalare giocattoli usati, ma in buono stato, ai piccoli della famiglia. Ma non solo: nel gruppo su Facebook c’è chi consiglia di adoperare, per congelare gli alimenti, i sacchetti riutilizzabili dell’Ikea al posto dei fogli di alluminio, e per conservare gli alimenti quelli riutilizzabili sottovuoto.
Il blog naturalmentefelice.blogspot.com, invece, ripensa la vita in ottica completamente green. Ad esempio consigliando come recuperare i mozziconi di matita, come confezionare borse “shopper” recuperando le stoffe di ombrelli rotti, o ricordando che per risparmiare sul riscaldamento a volte è sufficiente riscoprire la boule dell’acqua calda infilarla nei letti di tutti la famiglia.
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