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Expo, accordo per 800 posti a tempo determinato. Si spera sia solo l’inizio

Nello sterminato elenco di notizie non particolarmente entusiasmanti, come ad esempio il saldo negativo dei posti di lavoro previsto per fine 2013 (meno 250.000),sembra farsi strada una piccola speranza. La provenienza di quest’ultima è l’Expo 2015 di Milano. Oggi infatti, è stato firmato un accordo che prevede l’assunzione a tempo determinato di circa 800 figure, …

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Nello sterminato elenco di notizie non particolarmente entusiasmanti, come ad esempio il saldo negativo dei posti di lavoro previsto per fine 2013 (meno 250.000),sembra farsi strada una piccola speranza. La provenienza di quest’ultima è l’Expo 2015 di Milano. Oggi infatti, è stato firmato un accordo che prevede l’assunzione a tempo determinato di circa 800 figure, che verranno gestite con modalità in deroga rispetto alle attuali normative. Si tratta di contratti di apprendistato, stage o a tempo determinato dedicati in gran parte ai giovani, ma non solo. Ci sono voluti circa sette mesi per trovare la quadratura del cerchio, ma alla fine pare che l’estenuante lavoro di concertazione tra Expo2015 e sindacati abbia dato i suoi frutti.

E’ chiaro che i risultati concreti sono ancora tutti da verificare ma si spera che la parte più interessante degli effetti dell'accordo, se si escludono gli 800 posti di lavoro a tempo determinato già messi a bilancio, sia, nel breve periodo,  la realizzazione dell’ipotizzata estensione dell’iniziativa. I 340 giovani sotto i 29 anni che godranno di un contratto di apprendistato, i 300 soggetti che potranno contare su un  tempo determinato (soggetti che verranno individuati a partire dalle liste di mobilità e disoccupazione) e i 195 stagisti retribuiti (poco più di 500 euro al mese), di cui la società Expo 2015 si farà carico, potrebbero essere, per così dire, il trampolino di lancio.

L’obiettivo annunciato è infatti quello di “esportare” il modello, applicandolo per quanto possibile a tutte le aziende che ruotano e ruoteranno intorno a Expo 2015, comprese quelle estere. Se riuscisse una simile operazione, ovviamente,  i posti di lavoro a disposizione si moltiplicherebbero, rafforzando anche i rapporti internazionali tra imprese ed eventuali collaborazioni in tal senso. Un esempio di flessibilità buona è il concetto che passa in queste ore dalle dichiarazioni di sindacati ed istituzioni. Concetto che, fatte salve le necessarie verifiche sul campo, appare piuttosto azzeccato, in quanto l’importanza di un accordo di questo tipo sta anche nelle possibilità future che un simile modello di gestione e sviluppo delle politiche per il lavoro potrà, se ben sfruttato, riuscire a garantire nel medio e nel lungo periodo.

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