Ecco come è cambiato il regime fiscale per le piccole partite IVA in seguito all’introduzione della flat tax del 15%.
Una delle novità più attese da parte del governo giallo-verde è stata sicuramente l’introduzione della Flat Tax per le partite Iva con un giro d’affari non troppo considerevole. Il risultato è stato che i liberi professionisti possono fruire di un primo regime fiscale agevolato forfettario (già operativo) e un secondo regime fiscale analitico (operativo dal 2020). Ma come funziona?
Indice
Regime forfettario e regime analitico
Il regime forfettario è il regime fiscale riservato ai contribuenti che nell’anno precedente a quello di applicazione dell’aliquota più vantaggiosa non hanno fatturato più di 65mila euro. Nei confronti di costoro il Fisco applica una imposta sostitutiva proporzionale del 15 per cento, che può essere ridotta al 5 per cento per i primi cinque anni di attività.
Il regime analitico, che sarà operativo dal prossimo anno, permette invece ai contribuenti che hanno generato un fatturato superiore a 65mila euro ma non superiore a 100mila di poter fruire di una imposta sostitutiva proporzionale del 20 per cento.
E se si supera la soglia di fatturato dei 100mila euro? In questo caso la conseguenza è certa: si finisce nuovamente nel più penalizzante regime ordinario, in cui i redditi da libera professione non sono tassati separatamente con l’imposta sostitutiva di cui sopra, ma confluiscono nella dichiarazione Irpef come redditi da assoggettare (appunto) allo scaglione ordinario.
Cos’è la Flat Tax 2019?
Pur non essendo una vera e propria Flat Tax (considerato che la tassa piatta si riferisce a un sistema fiscale che applica la stessa aliquota di tassazione a tutti i contribuenti, indipendentemente dal loro reddito), i regimi fiscali forfettari e analitici sembrano essere una buona boccata d’ossigeno per la maggior parte delle partite Iva, considerato che quelle che non superano i 100 mila euro di fatturato riusciranno a evitare di ricadere nel sistema progressivo che è presente in Italia, così come nella quasi totalità dei paesi occidentali.
In Italia, infatti, il regime fiscale ordinario prevede una serie di scaglioni che vanno dal 23% al 43%: nel dettaglio, subiscono l’applicazione del 23% coloro che hanno redditi fino ai 15 mila euro, mentre vengono assoggettati all’aliquota del 43% coloro che guadagnano più di 75mila euro.
Come funziona la Flat Tax 2019
In realtà la Flat Tax 2019 non è una vera e propria innovazione, ma solamente un innalzamento del limite di reddito sotto il quale si può rientrare nel forfettario. Nel 2019, dunque, finiscono con l’essere coinvolte le partite Iva che generano reddito annuo con limite fino a 65 mila euro (con aliquota del 15% di imposta sostitutiva), mentre il prossimo anno rientreranno nell’agevolazione anche le partite Iva fino a 65 mila euro (con aliquota del 20%). Rimane inoltre l’aliquota al 5% per le startup.
Requisiti di accesso alla Flat Tax 2019
Qualcosa è cambiato anche per quanto attiene i requisiti di accesso alla Flat Tax 2019, disponibile oggi per tutte le persone fisiche esercenti attività di impresa arti o professione che nell’anno precedente (nel nostro caso il 2018) hanno conseguito ricavi o compensi entro i 65 mila euro, e non hanno partecipazioni a società di persone, associazioni o imprese familiari, così come il controllo di Srl o associazioni in partecipazione che esercitano delle attività che siano direttamente o indirettamente connesse con quelle svolte dal soggetto titolare del regime forfettario.
Coefficiente di redditività Flat Tax 2019
La Flat Tax 2019 si trascina inoltre il concetto di coefficiente di redditività, differente a seconda della propria categoria professionale:
- commercio al dettaglio e all’ingrosso: 40%;
- servizio di alloggio e ristorazione: 40%;
- industrie alimentari e delle bevande: 40%;
- commercio di alimenti e bevande: 40%;
- commercio ambulante non alimentare: 54%;
- attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie di istruzione, servizi finanziari e assicurativi: 78%;
- altre attività economiche: 67%;
- costruzione e attività immobiliari: 86%;
- intermediari del commercio: 62%.
I coefficienti di seguito indicati potrebbero subire delle modifiche, per questo è necessario attendere aggiornamenti a riguardo.
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