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Gli over 50? Bisogna volerli assumere

Considerare gli over 50 come non più adatti al mondo del lavoro è una falsità che danneggia sia loro che le aziende.

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In Italia ma più in generale in Europa da diversi decenni esiste un problema di lavoro per gli over 50 che lo perdono. Fino agli anni 80 la questione era molto limitata quando non inesistente per il banale fatto che non accadeva il fatto di restare senza lavoro. La stragrande maggioranza delle volte si entrava in un’azienda e lì si restava per tutta la vita fino alla pensione. Ma siccome ora il mondo del lavoro è diventato molto più instabile, anche se c’è chi si ostina a definirlo “dinamico”, è molto più facile restare senza un’occupazione, così non è invece quando bisogna trovarne un’altra, soprattutto se si è un over 50. Per questa categoria i problemi sono principalmente due, il primo è risolvibile facilmente e si tratta di far fare loro formazione specifica, il secondo invece è meno semplice da risolvere perché implica un cambiamento culturale enorme: le aziende devono convincersi che gli over 50 vanno assunti.

E’ pur vero che negli ultimi anni sta forse cambiando qualcosa. I datori di lavoro si sono accorti che l’esperienza di uno che lavora da 25-30 anni non è certo qualcosa da buttare via, anche se magari non è formato prettamente per quel lavoro specifico, e si sono anche resi conto del fatto che spesso chi ha 50 o 60 anni ha molta più voglia di lavorare di uno che ne ha 25. Questo accade probabilmente non tanto per colpa del giovane, ma perché il “vecchio” ha sempre lavorato e quindi non sa stare senza farlo. Insomma, un piccolo riequilibrio pare essere in atto, ma siamo ancora molto lontani da una situazione ottimale o perlomeno buona.

Sono innumerevoli gli over 50 che perdono il lavoro e non riescono a trovarne uno nuovo solamente a causa della loro età. Molte volte sono anche piuttosto formati, hanno una grande esperienza, saprebbero esattamente cosa fare o comunque adattarsi in fretta in un nuovo posto di lavoro, ma le aziende li rifiutano lo stesso discriminando semplicemente per età. Se hai più di 50 anni insomma, rischi di rimanere fuori dal mondo del lavoro e vivere un vero e propria dramma, per giunta per motivi spesso abbastanza stupidi.

I soldi

Uno di questi motivi risiede sicuramente nel fatto che un over 50 bisogna pagarlo di più rispetto ad uno che ha la metà dei suoi anni. Il primo è già pronto per lavorare, al limite bisogna insegnargli il mestiere specifico dedicandogli tempo e facendogli frequentare corsi appositi, ma ha già esperienze e competenze che può portare in azienda, arricchendola. Il secondo magari è un genio ma non ha mai lavorato o quasi e quindi gli va insegnato tutto da zero, però può essere pagato molto di meno, ad esempio utilizzando il contratto da apprendista. Economicamente nel breve termine ciò è sicuramente un vantaggio per l’impresa che assume, nel medio e nel lungo di termine però non è chiaro, perché ovviamente dipende da chi è e da come si comporterà il 25enne, che tra l’altro anche facendo leva sulla sua giovane età potrebbe tranquillamente decidere di cambiare mestiere dopo aver imparato quel che gli serve.

Un 50enne che viene assunto difficilmente lo farà, prima di tutto perché ha molta meno probabilità di trovare un altro posto, e secondo perché ha spesso una cultura aziendale che ai giovani manca a causa dell’età. Però il 50enne bisogna pagarlo di più e questo è spesso un enorme freno alla sua assunzione. Insomma non è raro che manchi la volontà di investire nelle persone, formandole e dando loro un posto stabile, a causa del fatto di voler risparmiare qualche soldo nell’immediato. Ma che male ci sarà mai a pagare di più qualcuno con una maggiore esperienza?

I pregiudizi

La seconda ragione per la quale si fatica molto ad assumere un over 50 risiede in una serie di pregiudizi spesso falsi. Si ritiene infatti che queste persone siano sostanzialmente vecchie, lente, abitudinarie, con una mentalità ormai sorpassata e impossibile da cambiare. Specularmente questo è un altro motivo per il quale si punta spesso solo sui giovani, perché possono essere “plasmati” molto più facilmente e li si può far correre. Ma un over 50 spesso non corre semplicemente perché non ce n’è bisogno. Avendo una migliore organizzazione del lavoro dettata dalla sua esperienza per lui fare le cose velocemente non è una necessità, anzi potrebbe addirittura essere controproducente. A quel che deve arrivare, arriva lo stesso con più calma ma nello stesso tempo. Non sempre correre è la soluzione, infatti. Per quanto riguarda la mentalità, è ovvio che una persona che ha lavorato per 30 anni ha il suo modo di farlo, ma questo dovrebbe nella maggior parte dei casi essere considerato un arricchimento culturale più che un ostacolo. Se per 30 anni ha lavorato in quel modo, avrà avuto le sue ragioni che difficilmente saranno tutte sbagliate. Basterebbe integrare la mentalità vecchia con quella nuova. E’ poi anche errato pensare che un over 50 non sia disposto a modificare le proprie abitudini, chi vuole un lavoro fa tutte i cambiamenti del caso al suo comportamento. Ovviamente se si cerca un galoppino che sgobbi 12 ore al prezzo di 8 allora la questione può cambiare, ma questo è un panorama lavorativo che è sbagliato in se stesso, non solo per gli over 50.

In generale quel che andrebbe meglio in tutte le aziende è la cosiddetta cultura intergenerazionale, dove i giovani portano le novità e i vecchi l’esperienza, creando un clima di lavoro sostanzialmente perfetto. E’ quindi spiegabile fino ad un certo punto il motivo per il quale a fronte di pregiudizi basati praticamente sul nulla molte aziende non facciano niente per creare questo clima e puntino esclusivamente su “ventenni che sgobbano”, magari anche a basso costo. Se si fa così poi è inutile lamentarsi che proprio i giovani a volte rifiutino i posti di lavoro.

Un altro problema degli over 50 è prettamente istituzionale. I governi di qualsiasi colore e nazionalità molto spesso quando ce n’è bisogno approntano politiche ed incentivi per favorire le assunzioni dei giovani, ma quasi nessuno e quasi mai fa la stessa cosa per gli over 50. Così essi diventano sostanzialmente invisibili. Invece non dovrebbe essere così, anzi: se è più facile assumere un ventenne perché già la cultura dominante propone questo, le politiche governative dovrebbero intervenire lì dove c’è più necessità, incentivando l’assunzione di persone che già di per sé risultano svantaggiate a causa della cultura di cui sopra. Se vogliamo andare ancora più nello specifico, dobbiamo ricordare che si lavora ben oltre i 60 anni, ma a memoria, nessun governo (non solo in Italia) ha mai dato incentivi (ad esempio) per assumere un over 60. Essi è come se per il mondo del lavoro nemmeno esistessero più, una vera e propria follia.

Se invece questa cosa è stata fatta da qualcuno, da qualche parte, c’è da dire che praticamente nessuno ne ha dato notizia, di conseguenza gli stessi over 60 probabilmente ai tempi non hanno saputo di una politica in loro favore. Tra un over 50 ed un over 60 non c’è molta differenza, nemmeno fisicamente. Eppure se i primi sono fortemente snobbati, i secondi risultano addirittura abbandonati, tra l’altro nel momento per loro più complicato nel caso debbano trovarsi un lavoro. Insomma il sistema pare andare nella direzione di facilitare cose che già sono facili di per se stesse e quantomeno ignorare quelle più complicate. Ovviamente è molto più mediatico dire “assumete i giovani” che “assumete i sessantenni” e questa è forse una delle ragioni per la quale a prescindere dal colore politico le iniziative a favore delle persone più mature scarseggiano fortemente, ammesso che ne esista qualcuna.

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