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Il benessere in azienda è sempre più apprezzato. Lo dimostra uno studio congiunto Euspert – ACK Service&Design

Grazie ad un’analisi di centinaia di migliaia di offerte di lavoro, colloqui, contatti aziendali, un sondaggio approfondito, Euspert ed ACK Service&Design hanno tratto interessanti conclusioni sull’evoluzione del benessere in azienda

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Nel tempo, per molti fattori, sono cambiate le abitudini lavorative e, mentre una volta lavorava una sola persona nel nucleo familiare e spesso il luogo di lavoro era vicino all’abitazione o al massimo in comuni limitrofi, da qualche decennio, il trend è profondamente cambiato ed oggi nelle famiglie lavorano entrambi i coniugi inoltre, sovente, i luoghi di lavoro sono molto distanti dai paesi d’origine presupponendo uno spostamento in altre regioni italiane se non in altri Stati.

Ne consegue che, se prima lavorava un solo componente del nucleo familiare e la sede di lavoro era nella regione d’origine, le famiglie erano facilitate nella gestione della vita quotidiana anche dalla vicinanza ai parenti ma, dal momento in cui si lavora in due e spesso, per trovare lavoro, bisogna allontanarsi dai propri paesi d’origine, gestire la vita privata diventa più complesso.

Se a queste considerazioni aggiungiamo il progressivo invecchiamento della popolazione, come conseguenza della riduzione delle nascite, e il maggior numero di anni di lavoro necessari al pensionamento, ecco che la situazione è potenzialmente critica e risultano necessari cambi di strategia.

Equilibrio tra vita privata e lavorativa: i benefit aziendali

La società è quindi mutata profondamente e questi cambiamenti hanno inevitabilmente investito sia la nostra sfera privata, con riferimento alla vita familiare, sia quella professionale. Al fine di migliorare le condizioni socio/lavorative le aziende, con lo scopo anche di incrementare la propria produttività, hanno iniziato ad assecondare la crescente richiesta di un maggior equilibrio tra vita privata e lavorativa da parte dei lavoratori offrendo “benefit” relativi all’integrazione vita/lavoro.

Questo studio prende corpo dall’analisi dei dati raccolti da Euspert e da ACK Service&Design, per il periodo 2017 – 2021, sulle offerte di lavoro che presentano benefit inerenti al work life balance.

Lo studio si basa sull’analisi di oltre 500.000 offerte di lavoro scansionate dagli algoritmi di Euspert negli anni e mostra il crescente peso che le persone attribuiscono alle condizioni di lavoro ed ai benefit legati all’equilibrio tra vita privata e lavorativa quando si valutano nuove opportunità.

Entrando nel dettaglio e snocciolando qualche dato è possibile osservare la crescita negli anni del numero di offerte di lavoro che fanno riferimento ad elementi di benessere al lavoro:

percentuale di offerte contenenti riferimenti ad elementi di benessere al lavoro

Osservando il grafico si nota una crescita costante di oltre 10 punti percentuali dal 2017 al 2020 e di  ulteriori 2 punti tra il 2020 ed il primo trimestre del 2021. Ciò fa supporre che, a fine anno, l’incremento sarà oltre la media dei periodi precedentemente osservati e la spiegazione più logica è da attribuire certamente alla pandemia da Covid-19 che ha indotto tutti noi a fare numerose quanto approfondite considerazioni circa lo stile di vita che conduciamo.  

Tipologie di Benefit

Con i dati raccolti è stato costruito il seguente grafico che evidenzia la tipologia di benefit maggiormente proposti nelle offerte di lavoro. 

Evoluzione dei Benefit aziendali

Sebbene sia interessante comprendere quali siano le proposte in termini di welfare presenti nelle offerte di lavoro è ancor più stimolante osservare quale sia il peso di ogni singolo benefit e qual è stata l’evoluzione nel periodo osservato:

Indubbiamente, anche per rispondere all’esigenza di maggior produttività, le aziende offrono massicci piani di formazione e, già nel 2017, essi rappresentavano circa il 35% del totale di tutti i benefit offerti. Tutte le altre agevolazioni erano a livelli di gran lunga più bassi e, solo con la pandemia da Covid-19, abbiamo assistito all’impennata dello smart working e dell’orario flessibile.

Questo grafico si presta a numerose considerazioni, una su tutte relativa alla correlazione che dovrebbe esistere tra il lavoro da remoto e l’orario flessibile rispetto ai servizi di baby sitting. Chiariamo meglio: chi ha i figli in casa, soprattutto in questo periodo di didattica a distanza, può avere difficoltà a coniugare il lavoro e la gestione della prole, quindi ci si poteva aspettare un incremento di questi servizi che invece sono rimasti pressoché stabili dal 2019. Una correlazione leggermente positiva invece è quella tra smart working ed attenzione al comfort nei luoghi di lavoro; che si lavori da casa, in ufficio o in altri luoghi è crescente la necessità di sentirsi tranquilli ed a proprio agio.

I sistemi di welfare adottati

Nel grafico seguente invece è mostrato il dato relativo alla tipologia di azienda che adotta un sistema di welfare. 

Il dato non sorprende affatto ed è legato soprattutto a due fattori, ossia la cultura imprenditoriale e la capacità di spesa. 

Di fatto è chiaro che la parte del leone la fanno le grandi aziende e multinazionali tuttavia, solo il 70% di esse è attento ai benefit per conciliare vita lavorativa e privata mentre, il restante 30% non si preoccupa ancora di implementare sistemi di welfare. 

Diminuendo la dimensione aziendale il dato cambia sensibilmente ed in modo drastico infatti, possiamo osservare che solo il 30% di tutte le medie aziende italiane offre benefit che coniugano l’equilibrio vita privata/lavoro.

Fanalino di coda è rappresentato dalle PMI; si osserva che un esiguo 12% di piccole imprese italiane, sulle migliaia esistenti e che compongono il tessuto imprenditoriale del nostro Paese, si impegna ad offrire un sistema di welfare ai propri dipendenti. 

Analizzando questi dati abbiamo quindi osservato l’evoluzione e la sensibilità delle aziende alla tematica in oggetto e potremmo concludere che in futuro, con l’evoluzione culturale e con gli opportuni strumenti normativi e fiscali, sempre più aziende, soprattutto tra le piccole e medie imprese, proporranno benefit per equilibrare il work-life balance ed attrarre i migliori talenti migliorando la produttività.

L’impatto del benessere lavorativo sulla produttività

Questa prima conclusione è avvalorata da una seconda serie di dati raccolti nell’ultima settimana; con una survey a cui hanno risposto oltre 400 persone (un target molto variegato composto da professionisti HR, manager, dipendenti di azienda, etc…) è stato chiesto, questa volta alle persone che rappresentano le risorse umane nelle aziende siano essi professionisti, dirigenti, dipendenti o disoccupati, di valutare l’impatto dell’attenzione al benessere sull’ambiente di lavoro e sulla produttività.

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Ritieni che il benessere in azienda impatti positivamente sul lavoro?. Numero di risposte: 404 risposte.

Guardando il grafico, i risultati sono in linea con la prima ricerca ovvero: il 96,8% degli intervistati ritiene che il benessere in azienda impatti positivamente sul lavoro mentre meno del 4% sostiene che l’incidenza sia bassissima o nulla.

Nonostante quanto riscontrato emerge un dato che fa riflettere sulla distanza che esiste tra ciò che viene percepito o auspicato e la realtà dei fatti.

Nel grafico che segue è infatti riportato il dato relativo alle esperienze personali; un dato che certamente va considerato in base al campione esaminato ma che è indubbiamente eloquente.

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Nelle tue esperienze di lavoro quanta attenzione hai visto da parte delle aziende alla tematica del benessere?. Numero di risposte: 404 risposte.

Nelle domande successive della rilevazione è stato chiesto di indicare il valore che si attribuisce ai benefit su elencati ed il risultato è stato quello di vedere confermate le proposte descritte nelle offerte di lavoro. Infatti, per ogni benefit, oltre l’80% degli intervistati ha affermato di gradire da mediamente a moltissimo le proposte. 

Emblematico è quanto emerge dal grafico successivo in cui, complice la pandemia, si riscontra una grandissima adesione circa la nuova modalità lavorativa rappresentata dallo Smart Working

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Orario flessibile e possibilità di lavoro da remoto (anche parziale). Numero di risposte: 404 risposte.

A parer mio, il grafico che segue, è strettamente correlato con il precedente proprio per alcune problematiche che emergono con l’adozione del lavoro agile.

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Asilo aziendale o organizzazione di convenzioni con strutture esterne e servizi di baby-sitting. Numero di risposte: 404 risposte.

Si riscontra inoltre una enorme sensibilità verso i benefit legati al mondo della famiglia e dei figli in particolare ed è richiesto un crescente impegno alle aziende nel supportare i propri dipendenti quando si lavora in smart working.

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Supporto aziendale nello smartworking (organizzazione spazio domestico, strumenti, etc...). Numero di risposte: 404 risposte.

Un ulteriore aspetto emerso dall’indagine è relativo alla richiesta di benefit legati alla formazione ed allo sport.

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Attività fisica gratuita in azienda o in strutture convenzionate. Numero di risposte: 404 risposte.
Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Formazione in orario di lavoro anche non esattamente inerente le proprie mansioni. Numero di risposte: 404 risposte.

Questi elementi contribuiscono a migliorare il network tra colleghi rendendo le relazioni meno conflittuali.

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Maggior networking ed interazione tra colleghi. Numero di risposte: 404 risposte.

È, altresì, interessante notare che gli intervistati hanno posto particolare attenzione al legame tra nutrizione sana e benessere

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Incentivo per nutrizione sana in azienda (ad esempio: distribuzione o presenza di macchine per la frutta fresca o convenzione con negozi bio ecc). Numero di risposte: 404 risposte.

Benessere aziendale: le dichiarazioni di Marco Fattizzo, direttore di Euspert

In relazione al benessere aziendale, Marco Fattizzo, direttore di Euspert, dichiara:

Ho iniziato ad occuparmi di Risorse Umane oltre 20 anni fa ed in questo lungo periodo ho visto un interesse sempre maggiore per l’argomento benessere. Se inizialmente era visto come un semplice beneficio a cui le aziende “sane” tenevano, sempre più è diventato parte integrante delle strategie aziendali di employer branding e crescita. Così che se ne è iniziato a fare menzione nelle offerte di lavoro, è un tema di discussione nei colloqui e si è anche sviluppato un indotto grazie a svariate società supportano gli uffici HR nella gestione di questi aspetti”.

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Miglioramento di vita personale e familiare. Numero di risposte: 404 risposte.

Alessia Costarelli, CEO e Founder di ACK Service & Design, spiega i dati rispondendo alle domande

Cosa si intende per benessere? 

Il concetto di benessere è trasversale ad ogni ambito in cui lo si voglia analizzare.  C’è un benessere materiale, economico, un benessere relazionale, psicologico, un benessere fisico, un benessere organizzativo nel lavoro, un benessere sociale, un benessere culturale, un benessere alimentare, un benessere spirituale, un benessere ambientale. 

Il benessere, da ben-essere che significa stare bene, esistere bene, è il termine che specifica gli aspetti, le caratteristiche, la qualità della vita di ciascun individuo e dell’ambiente.  Nel rapporto della Commissione Salute dell’Osservatorio Europeo su sistemi e politiche per la salute è stata proposta la definizione di benessere come “lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di ben-essere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società”. 

Le sue diverse accezioni sono la conseguenza di aspetti materiali ed immateriali che caratterizzano l’esistenza delle persone, ma aspetto fondante del benessere risiede non solo soltanto nelle comodità in cui e con cui si vive e si lavora, ma nella soddisfazione che si ottiene agendo

Il lavoro essendo uno degli aspetti MATERIALI da cui dipende il benessere sconfina in aspetti immateriali ed emozionali quando come individui sentiamo, percepiamo e diamo valore al nostro FARE. Per questo che è sempre più necessario ibridare il mondo del lavoro tout court, con “ESPERIENZE” che consentano all’individuo di sviluppare le competenze naturali, immanenti ed intrinseche, le quali troppo spesso (scusa la ridondanza) sono soggiogate e bloccate dall’atmosfera di sfida agonistica che si respira nei sistemi aziendali. 

E’ importante dare luce ad un aspetto legato al funzionamento dell’essere umano. 

Noi funzioniamo o in modalità reactive o responsive. Cosa significa? 

Quando si è in un clima di COMPETIZIONE si attiva il sistema simpatico (reactive) il quale per catena biochimica chiede al nostro organismo di produrre gli ormoni dello stress, i quali portano a causa di complesse ragioni (che ora non descrivo) a “convincerci” che non potremmo mai vivere un’esperienza di vita basata sul benessere e sulla felicità. 

Quando le azioni CULTURALI basate sulla creatività, inclusività, educazione emozionale, collaborazione, condivisione emotiva vengono attivate ed introdotte nel clima aziendale, superate le iniziali resistenze dovute allo schema della COMPETIZIONE, comportano una trasformazione della biochimica dei pensieri e delle azioni, determinando così il modello RESPONSIVE, che permette al sistema simpatico di rilassarsi e di contribuire alla produzione di ormoni positivi, portatore di BENESSERE, FELICITÀ. Per questo il lavoro influenza la nostra vita. 

Quante volte abbiamo sentito dire che la cioccolata si consuma perché si ha bisogno di affetto? 

Questo modo di dire sta a rappresentare la strettissima correlazione tra la chimica delle emozioni e la chimica dei nutrienti, tra le quali c’è un rapporto di reciprocità. 

“Quando ci alimentiamo sconvolgiamo tutto il biochimismo dell’organismo mentre quando ci curiamo sconvolgiamo col farmaco un unico cammino metabolico”. 

Le abitudini nutrialimentarie, attualmente contro natura, perché distratte e orientate solo a rispondere alle esigenze ingannevoli del SAPORE ( sale, fritto, zucchero…) sono critiche per la salute psico-fisica, in quanto causano l’innescarsi di una malsana catena di dipendenze paritetiche all’assunzione di sostanze alteranti. 

“Oggi la biochimica dei neurotrasmettitori è in grado di dimostrare scientificamente la relazione tra alimentazione e comportamento umano. Ciò di cui ci nutriamo influisce attivamente su  Pensieri, emozioni comportamenti” 

L’intestino, ormai è scientificamente provato, quale sede del più vasto MICROBIOTA, è l’organo che più di tutti “condiziona” il nostro cervello quindi i pensieri, le emozioni, i sentimenti e sottolineo anche le nostre scelte, persino quelle sessuali e del partner, quindi tutto il comportamento di ogni persona. 

Nell’intestino è localizzato una importante e distesa rete neuronale, il SISTEMA NERVOSO ENTERICO, che condiziona significativamente il buon funzionamento di una buona parte del SISTEMA NERVOSO CENTRALE, il CERVELLO e il MIDOLLO SPINALE e condiziona ancor più significativamente il funzionamento del SISTEMA IMMUNITARIO, sempre più” capriccioso”, visto lo scorretto modello nutrizionale e comportamentale. 

È chiaro, pertanto, è scientificamente dimostrato, che la QUANTITÀ ma ancor più la QUALITÀ del cibo condiziona il comportamento. E tale condizionamento è importante anche a livello di risultati aziendali. 

Ci fai un esempio pratico? 

Se a pranzo non bilancio l’apporto proteico con quello da carboidrati e non escludo alimenti alto glicemici (pane, pizza, bevande zuccherine, dolciumi vari, insomma cibi ad alto contenuto di farine raffinate e di zuccheri) è naturale ,anzi “metabolicamente corretto” che la chimica degli alimenti porti l’organismo a percepire uno stato di sonnolenza più o meno percepibile dalla persona, ma assolutamente chiaro alla nostra attenzione che subirà una riduzione.

Quante ore trascorri della tua giornata in ufficio (casa)? Quante volte, hai provato delle sensazioni non facilmente identificabili che ti hanno fatto sentire, stanco, poco motivato, in qualche modo non appagato? 

Potrei fare altre mille domande, ma voglio portare la tua attenzione alla relazione invisibile che si instaura tra la persona ed il luogo. 

La definisco una relazione invisibile, anche se effettivamente richiama ed attiva tutti i nostri sensi, influenza i nostri comportamenti, il nostro stile di vita, le relazioni, il dialogo, le scelte alimentari e molto altro. 

Casa, palazzo, ascensore, strada, mezzi, corridoi, ufficio, scrivania ecc…solo per accennare a quali tipici luoghi caratterizzano la media delle nostre giornate, cosa succede nella nostra testa? Ma realmente cosa succede nel nostro corpo e nelle nostre molecole? 

Il nostro umore, benessere, successo, produttività è strettamente legato al FATTORE AMBIENTALE (fattore A), questo è responsabile di alterazioni, disturbi, malessere, se non si accetta di guardare lo spazio con occhi diversi, cioè responsabile delle nostre percezioni emozionali. 

Nel definire lo spazio un mezzo potentissimo per stimolare l’impegno, l’innovazione e la produttività, si pensa che esista in assoluto un ufficio/luogo ideale, che in quale modo debba essere replicato, ma non è esattamente così. 

Non esiste un luogo che rappresenta l’ideale assoluto, ma dipende dalla tipologia di azienda e dalle persone che la vivono analizzando numerosi aspetti, la cui risposta è soggettiva, definendo nella soggettività degli aspetti oggettivi da cui dipende il benessere. 

Il nostro cervello è composto da numerose aree differenti per funzione, alcune di queste hanno il ruolo di leggere lo spazio e di rielaborare i diversi input e dare delle informazioni al nostro organismo, il quale ovviamente produrrà in risposta, dei segnali biochimici – ormonali, dai quali dipende il nostro BENESSERE. 

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Maggior benessere fisico e mentale. Numero di risposte: 404 risposte.

In conclusione e grazie agli interventi di Marco Fattizzo e di Alessia Costarelli possiamo affermare, guardando i grafici seguenti, che una larghissima maggioranza dei partecipanti al sondaggio ritiene che, l’introduzione o l’implementazione in azienda di un sistema di welfare, sia correlato positivamente con l’aumento della produttività, una minor resistenza ai cambiamenti, un minore turnover dei dipendenti, minori assenze per malattia e che, questi benefit contribuiscono in modo concreto a far percepire l’azienda come sana migliorandone notevolmente l’employer branding inoltre, migliorano le relazioni tra colleghi e pubblico.

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Aumento della produttività e delle proprie competenze. Numero di risposte: 404 risposte.
Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Minor turnover e quindi maggior employee branding. Numero di risposte: 404 risposte.
Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Miglioramento delle attività a contatto con il pubblico. Numero di risposte: 404 risposte.

Per ulteriori info sullo studio, metodologia, altri dati ed intervista ad Alessia Costarelli e Marco Fattizzo, contatta redazione@biancolavoro.it.

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