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Il caso del liceo Rosmini: stipendi estratti a sorte

Capita che un’azienda non riesca a pagare gli stipendi ai suoi dipendenti. Capita che non ci riesca nemmeno una scuola, non per colpa sua. Il caso giunto alla ribalta delle cronache nazionali è quello del liceo linguistico Rosmini di Grosseto, la cui dirigenza è stata costretta letteralmente ad inventarsi un sistema equo per pagare i …

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Capita che un’azienda non riesca a pagare gli stipendi ai suoi dipendenti. Capita che non ci riesca nemmeno una scuola, non per colpa sua. Il caso giunto alla ribalta delle cronache nazionali è quello del liceo linguistico Rosmini di Grosseto, la cui dirigenza è stata costretta letteralmente ad inventarsi un sistema equo per pagare i supplenti, a causa della mancanza di fondi statali. E così, è stata la sorte a decidere chi a febbraio avrebbe ricevuto lo stipendio e a chi invece sarebbe toccato aspettare. 5.000 euro al posto di 12.000. Gli altri 7000, sicuramente arriveranno, ma  avrebbero dovuto già essere nelle casse della scuola, per poter permettere a quest’ultima di retribuire regolarmente tutti i supplenti.

La causa del disguido, che pare non si limiti al Rosmini, secondo la Flc-Cgil, risiede nel nuovo sistema in vigore da dicembre che non permette più agli istituti di tenere i soldi in cassa, che invece vengono erogati direttamente dal ministero del Tesoro, su segnalazione della scuola di turno. Tale segnalazione va fatta su una piattaforma informatica pensata appositamente, che però, a quanto pare,  genera ancora alcuni inconvenienti.  Il caso del liceo Rosmini, finito su tutti i giornali, ha attirato l’attenzione dei vertici della regione. In specifico, della vice presidente Stella Targetti, che ricopre anche il ruolo di assessore all’istruzione, la quale ha dichiarato che la Regione Toscana presterà all’istituto la cifra necessaria, in modo da poter onorare il debito in essere con i supplenti.

 Un prestito che, probabilmente, arriverà già nei primi giorni di settimana prossima, sperando che la medesima situazione non si ripeta per il mese di marzo. La dirigenza scolastica avrebbe forse potuto optare per una soluzione meno mediatica e più “distributiva”,  elargendo a tutti i supplenti parti uguali di stipendio. Certo è, però, che la trovata, che ha comunque garantito una certa equità, ha richiamato l’attenzione delle istituzioni sul caso, portando alla luce un disguido tecnico che indubbiamente va risolto il prima possibile.

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