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Il Jobs Act di Matteo Renzi : ok per l’Ue, dubbi in Italia

Riassumiamo: l’ascesa al bollente trono del Pd da parte di Matteo Renzi ha provocato una buona dose di scossoni. Un vero e proprio terremoto invece, starebbe per  scuotere l’intero mercato del lavoro italiano. Quello di rivoluzionarlo, è un proposito piuttosto ardito che però Renzi è deciso a perseguire attraverso il suo iper-discusso JobsAct. Cosa preveda …

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Riassumiamo: l’ascesa al bollente trono del Pd da parte di Matteo Renzi ha provocato una buona dose di scossoni. Un vero e proprio terremoto invece, starebbe per  scuotere l’intero mercato del lavoro italiano. Quello di rivoluzionarlo, è un proposito piuttosto ardito che però Renzi è deciso a perseguire attraverso il suo iper-discusso JobsAct. Cosa preveda la bozza del documento ideato dal contemporaneo sindaco di Firenze è ormai abbastanza noto: tra le altre cose, “contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti“, assegno per chi perde il lavoro e forse un innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie. Ancora non è dato sapere se e come tutto questo verrà realizzato. Intanto però, va detto che a promuovere il piano di Renzi oggi ci ha pensato l’Unione Europea. Il commissario Ue per il Lavoro Andor, ha infatti così commentato: “sembra andare nella direzione auspicata dall’Ue nell’ultimo periodo”. Un po’ freddo magari, ma chiaro.

In Italia, lo scenario è però leggermente differente. Se le voci dichiaratamente contro sono (almeno per ora) poche, sono invece diverse quelle che si sono fatte sentire per esprimere una serie di dubbi. Tra queste, quella del leader Cgil Susanna Camusso che, pur riconoscendo la novità, avrebbe “sperato in una maggior ambizione, a partire ad esempio dalla creazione del lavoro o dalle risorse, penso alla patrimoniale”. Altri dubbi, di natura prettamente economica, sono arrivati dai ministri Enrico Giovannini e Flavio Zanonato, rispettivamente a capo del dicastero del Lavoro e di quello dello Sviluppo. Per entrambi, in buona sostanza, ii problemi  derivanti dal JobsAct non sarebbero tanto i provvedimenti contenuti, quanto i costi degli stessi. Insomma, servono “le coperture” ha spiegato Zanonato, risultando sulla stessa linea di  Giovannini, per il quale alcuni di quei provvedimenti “prevedono investimenti consistenti”.

Se i dubbi non mancano, a onor di cronaca va anche ricordato che non tutto il mondo sindacale ha adottato la posizione di Susanna Camusso. Raffaele Bonanni, segretario Cisl, ha infatti espresso il suo parere positivo sul JobsAct e, non più tardi di qualche giorno fa, Renzi ha incassato una per certi versi sorprendente apertura anche da Maurizio Landini, leader della Fiom. Quest’ultimo ha però anche sottolineato, in un’intervista ad “Europa”, la necessità di un piano d’investimenti pubblici. Dal canto suo il neo segretario del Partito Democratico ha tenuto a precisare via Twitter il fatto che trattasi per ora solo di bozza. Quest’ultima dovrebbe giungere a compimento entro il 16 gennaio. Da quella data in poi, inizierà il percorso di redazione del “documento tecnico” ed i giochi potrebbero farsi un po’ più duri.

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