Perché introdurlo? E perché no? Stiamo parlando del cosiddetto salario minimo, ovvero una cifra sotto la quale un qualsiasi lavoratore non può essere pagato. La cifra in questione, in questo caso, è 22 franchi l’ora e il Paese che oggi deciderà se adottare o no una tale misura è la Svizzera. Dovesse vincere il sì, diventerebbe la nazione con il salario minimo più alto del mondo, corrispondente a circa 3.300 euro al mese. Cifra che in Italia in ben pochi arrivano a prendere, stante il fatto che da noi nemmeno si parla o quasi dell’introduzione di un salario minimo (diverso dal reddito di cittadinanza o dal reddito minimo garantito, sui quali invece si discute da tempo).
Secondo alcuni dati riportati dal Fatto Quotidiano, gli svizzeri, forse un po’ stranamente agli occhi di qualcuno, sarebbero più propensi a votare no (64% degli intervistati); ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi di adottare un provvedimento come il salario minimo? Intanto va detto che il problema non è tanto la misura, ma la sua entità. 3.300 euro (4mila franchi) sono tanti, almeno agli occhi di un italiano. In Svizzera però le spese “fisse”, se così vogliamo chiamarle, sono maggiori rispetto all’Italia ed anche il costo della vita è superiore. Non si può quindi pensare che quei 3.300 euro permettano lo stesso tenore di vita ad uno svizzero e ad un italiano, non è così.
Ma per i sostenitori del No, quei 4mila franchi sono comunque troppi; così tanti da sostenere con forza i pericoli derivanti dal’introduzione della misura: licenziamenti di massa (per una sorta di impossibilità da parte delle aziende di far fronte alle maggiori spese a parità di personale) e delocalizzazione produttiva fuori dai confini elvetici (dentro i quali però, va detto, c’è un sistema che funziona piuttosto bene). Per chi sostiene la posizione del Sì però, la situazione è completamente diversa. Il salario minimo va introdotto, così come proposto, per ridurre le disparità di stipendio tra lavoratori (e anche tra svizzeri e frontalieri). Inoltre è una misura perfettamente sostenibile, grazie al fatto che il Paese è ricco. Gli svizzeri decideranno domani e si vedrà se la strada imboccata sarà quella già tracciata da Germania e Francia, come auspicato da molti, oppure se il popolo elvetico preferirà lasciare il mercato delle retribuzioni “libero” da vincoli di Stato.
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