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Imprese come bancomat dello Stato, Apindustria: “rimandiamo i versamenti”

Imprese che chiudono? Apindustria Vicenza non ci sta, ed ha annunciato la scorsa settimana una forma legale di protesta. La realtà è che le imprese sono ormai diventate “un bancomat per lo Stato“: parole pronunciate dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore proprio qualche giorno fa. Uno dei tanti …

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Imprese che chiudono? Apindustria Vicenza non ci sta, ed ha annunciato la scorsa settimana una forma legale di protesta. La realtà è che le imprese sono ormai diventate “un bancomat per lo Stato“: parole pronunciate dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore proprio qualche giorno fa. Uno dei tanti esempi è senza dubbio quello degli acconti di imposta, che oggi superano il 100%, “un prestito forzoso”, l’ennesima vessazione di uno Stato che non sa riformarsi e che scarica le sue inefficienze sulle spalle già deboli delle imprese e sul mondo del lavoro in generale, con il rischio sempre più concreto che in questo modo si fanno chiudere le imprese e si desertifica l’Italia.

Apindustria Vicenza (associazione delle piccole e medie imprese della provincia di Vicenza) svolge attività di sindacato nei confronti degli Enti e delle Amministrazioni pubbliche, statali e territoriali, e di numerosi altri soggetti impegnati nelle relazioni politiche, economiche, industriali e sociali, ed ha appunto annunciato di far sentire la propria voce con una protesta “concreta”.

La proposta è quella di rinviare una serie di versamenti: (fonte Apindustria) in acconto il 10 dicembre della maggiorazione richiesta.
A dicembre vengono prima le tredicesime dei nostri lavoratori.
Tocchiamo la sensibilità del sistema nell’unico punto che sa comprendere.Inoltre il versamento di trenta giorni, al 9 GENNAIO.
Solo quel giorno di calendario corrisponde al 2,5% dell’anno e la parola “acconto” avrà senso. L’associazione chiarisce che c’è una grossa volontà di protestare legalmente, senza istigare alcuna disobbedienza alle leggi, agendo con strumenti appunto leciti.

La maggior parte delle imprese Italiane è ormai piegata in due, gli imprenditori sanno distinguere un costo da un investimento, ed ormai “la corda è troppo tesa e si sta spezzando”. Anche questa protesta ha un costo, sottolinea l’associazione, ma sempre meno del tasso richiesto dal sistema bancario per finanziare l’anticipo. Le imprese meritano un fisco più chiaro, equo e semplice.

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