Il decreto milleproroghe 2023 ha spostato al 2026 la data per usufruire della cosiddetta isopensione, o assegno di esodo, che permette di uscire dall’attività lavorativa ed andare in pensione fino a 7 anni prima. Approntata con una legge del 2012 (la Fornero), inizialmente gli anni erano 4, nel 2018 il termine è stato esteso a 7. Poi prorogata la legge è stata prorogata fino al 2023 nel 2021, ora la possibilità è appunto stata estesa fino al 2026. Si tratta di un’uscita volontaria dal posto di lavoro possibile fino a 7 anni prima, una volta maturati i requisiti minimi per la pensione, con assegno a carico del datore di lavoro, fino alla data reale di pensionamento, entro la quale, bisognerà chiedere poi l’assegno, visto che il passaggio non è automatico.
Per poterne usufruire devono però ricorrere alcuni requisiti. Si tratta di uno strumento di prepensionamento che può essere utilizzato da tutti i lavori dipendenti che siano assunti in un’azienda con mediamente più di 15 dipendenti, dato che fa riferimento ai sei mesi precedenti e nel caso sussista un’eccedenza di personale. Per le aziende di nuova costituzione il dato fa riferimento comunque ai mesi precedenti. Il datore di lavoro per poter utilizzare l’assegno di esodo deve stipulare degli accordi con i sindacati. Ciò è conveniente se appunto l’azienda si trova in difficoltà a causa di un’eccedenza di personale, che, al posto di licenziare, può mandare in prepensionamento. Qualunque dipendente a tempo indeterminato, anche i dirigenti, possono utilizzare l’isopensione. Ad esclusione degli apprendisti (come è ovvio che sia) e di quelli che usufruiscono di un contratto di reinserimento. I lavoratori devono però aver raggiunto i requisiti minimi per la pensione.
Cosa fanno le aziende e l’Inps
Come accennato, l’azienda deve sottoscrivere un accordo con i sindacati e poi presentare una fideussione bancaria che funga da garanzia alla cifra da corrispondere ai dipendenti che utilizzeranno l’isopensione. Da parte sua l’Inps deve fare varie cose, come verificare la sussistenza dei requisiti, attribuire il codice di accreditamento, permettere al datore di lavoro l’accesso alle procedure automatizzate. Deve poi verificare ed effettuare il calcolo della pensione da attribuire al dipendente, decidere quale sia l’importo della fideussione e comunicarne l’accettazione, il tutto per validare la posizione aziendale. Starà a lei poi erogare la prestazione, dopo aver aperto una posizione contributiva.
L’azienda deve invece erogare la cifra richiesta dall’Inps, proprio all’Inps. Ovvero non è l’azienda a pagare il lavoratore, ma appunto l’Inps, dopo aver ricevuto i soldi dal datore di lavoro con il quale sia stata stabilita la sussistenza dell’Isopensione. E’ importante sapere che i requisiti aziendali devono esserci tutti e tre, non basta che ce ne siano solo alcuni. L’impresa deve quindi avere più di 15 dipendenti, essere in eccedenza di personale ed indicare la data in cui il programma di prepensionamento ha la sua fine. Non può esserci interruzione tra la cessazione del rapporto di lavoro e l’inizio dell’assegno di isopensione. In questo senso la data di presentazione della domanda non rileva.
Come si calcola l’assegno
Alcune voci sono escluse, ma è importante sapere che l’assegno viene calcolato alla fine del rapporto di lavoro. Ovvero, la cifra percepita sarà quella che dovrà essere percepita alla data della cessazione del rapporto di lavoro, con alcune esclusioni. E’ appunto fuori da questa cifra la cosiddetta contribuzione correlata, che però il datore dovrà versare per tutta la durata del rapporto. Tale cifra non è poi soggetta alla cosiddetta perequazione automatica. Sull’isopensione non è poi possibile effettuare trattenute per pagamenti vari, come ad esempio un mutuo. Non spettano però i trattamenti di famiglia. Va anche detto che non è soggetto a reversibilità, mentre lo è alla tassazione ordinaria. L’assegno, come la pensione standard, deve essere corrisposto per 13 mensilità. Come è ovvio che sia, chi percepisce l’Isopensione può anche anticipare la domanda di pensionamento, una volta entrato in possesso dei requisiti, sfruttando le varie opzioni messe a disposizione dai governi degli ultimi anni.
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