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Jobs Act e Legge di Stabilità: sui licenziamenti chi ci guadagna?

Le simulazioni Uil sugli effetti congiunti di Jobs Act e Legge di Stabilità. Ecco i risultati.

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La Uil ha recentemente compiuto un interessante approfondimento in merito all’effetto congiunto dell’applicazione delle norme relative al Jobs Act e alla Legge di Stabilità, scoprendo – dopo aver analizzato il coordinamento dell leggi – come i provvedimenti siano prevalentemente concentrati sulle imprese, con interventi “quasi a pioggia” e sgravi ai datori di lavoro che sono maggiori rispetto agli indennizzi corrisposti ai dipendenti che sono stati licenziati.

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Jobs Act: le analisi della Uil

A sostenerlo è Guglielmo Loy, segretario Confederale Uil, secondo cui le imprese potrebbero avere dei benefici ad assumere per poi licenziare, soprattutto se il bonus assunzione dovesse diventare strutturale. I benefit potrebbero infatti variare da 763 euro a 5 mila euro in caso di licenziamento entro il primo anno (a seconda dei mesi di indennizzo) e dai 12 ai 15 mila euro in caso di licenziamento alla fine dei 3 anni.

I calcoli della Uil su Jobs Act e Legge di Stabilità sono stati realizzati facendo il saldo tra le somme a credito e a debito in caso di assunzione e licenziamento con il nuovo contratto agevolato dalla decontribuzione. Si è in particolar modo considerato il costo dell’indennizzo pari a 1 mensilità e mezzo o 2 mensilità per anno lavorato, conteggiando anche l’ipotesi – che sta emergendo in questi giorni – di fissare uno scalino (cioè, un’indennità minima) di 3 o 4 mensilità nel caso in cui il licenziamento avvenga entro il primo anno.

“In particolare, se l’indennizzo fosse fissato in 1 ½ mensilità e se il licenziamento avvenisse entro il primo anno, per un reddito di 22 mila euro il saldo per l’azienda sarebbe positivo di 5 mila euro, che passerebbero a 15 mila euro se il licenziamento avvenisse dopo 3 anni, dichiarava il comunicato Uil. Prevedendo, invece, l’introduzione di un’indennità minima (scalino) di 3 mensilità, il saldo, per un licenziamento dopo il primo anno per un reddito di 22 mila euro, scenderebbe a 2.450 euro. Con questo stesso meccanismo, il licenziamento diventerebbe “sconveniente” per l’azienda nell’ipotesi di redditi superiori ai 40 mila euro”.

“Se si prendesse in considerazione un indennizzo di 2 mensilità/anno, il beneficio per le aziende ad assumere e licenziare dopo un anno una lavoratrice o lavoratore con uno stipendio di 22 mila euro, sarebbe di 4 mila euro, che salirebbero a 12 mila euro in caso di licenziamento dopo 3 anni – proseguiva il comunicato – Se la soglia minima dell’indennizzo fosse di 4 mensilità, il beneficio per le aziende scenderebbe a 763 euro. La convenienza scomparirebbe solo in presenza di redditi superiori ai 30 mila euro”.

Al fine di correre ai ripari, la Uil suggerisce che i d.lgs dovrebbero prevedere – nell’ipotesi di licenziamento illegittimo, che al lavoratore oltre all’indennizzo debba essere riconosciuto anche l’ammontare degli sgravi contributivi e fiscali goduti dall’azienda nel corso degli anni per quel lavoratore. In tal modo diventerebbe meno conveniente licenziare.

Di seguito, le simulazioni effettuate dalla Uil.

Simulazione con indennizzo pari a 1 mensilità e mezzo

Lavoratore assunto e licenziato dopo 1 anno

01

Lavoratore assunto e licenziato dopo 3 anni

02

Lavoratore assunto e licenziato dopo 5 anni

03

Simulazione con indennizzo pari a 1 mensilità e mezzo con scalino di 3 mesi per il primo anno

Lavoratore assunto e licenziato dopo 1 anno

04

Lavoratore assunto e licenziato dopo 3 anni

05

Lavoratore assunto e licenziato dopo 5 anni

06

Simulazione con indennizzo pari a 2 mensilità

Lavoratore assunto e licenziato dopo 1 anno

07

Lavoratore assunto e licenziato dopo 3 anni

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Lavoratore assunto e licenziato dopo 5 anni

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Simulazione con indennizzo pari a 2 mensilità con scalino di 4 mesi per il primo anno

Lavoratore assunto e licenziato dopo 1 anno

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Lavoratore assunto e licenziato dopo 3 anni

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Lavoratore assunto e licenziato dopo 5 anni

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