Non guadagna nulla, perché sostanzialmente non ha un datore di lavoro ma, se dovessero pagarla una casalinga poterebbe a casa circa 7mila euro al mese. Insomma, uno stipendio da dirigente d’azienda. E’ questo il risultato di una ricerca effettuata dal sito americano Salary.com che ha cercato di tradurre in soldoni le mille attività che quotidianamente svolgono le casalinghe, gratuitamente. Cuoca, domestica, , baby-sitter, autista, psicologa, manager, e via dicendo. Se esistesse una retribuzione per l’insieme dei lavori che competono giornalmente ad una casalinga, tale retribuzione raggiungerebbe la ragguardevole cifra di 6.971 euro al mese. Con buona pace di chi pensa che stare a casa significa non fare niente.
Il calcolo effettuato dai ricercatori del sito Usa è prettamente matematico. Hanno infatti messo in relazione le ore lavorative, stratificate per attività, con le tariffe medie delle categorie professionali di riferimento. Così, cucinando per 14 ore a settimana (due ore al giorno per sette giorni), la casalinga dovrebbe portare a casa circa 10 euro l’ora (140 euro a settimana). Unendo l’attività di psicologa per marito e figli (28 euro l’ora, per 7 ore a settimana), quella di autista, di domestica e, tra le tante altre, quella di manager (40 euro l’ora, mica bruscolini), la “donna di casa” arriverebbe a portare a casa in un anno qualcosa come 83mila euro.
Il tutto, straordinariamente meritato se si pensa che per la casalinga le 40 ore di lavoro settimanali sono sostanzialmente un miraggio. Oltre a svolgere attività differenti infatti, che per giunta richiedono competenze e attitudini talvolta anche distanti tra loro, secondo la ricerca, le casalinghe lavorano una media di 94 ore a settimana. Insomma, un tempo più che doppio rispetto agli orari imposti da un normale contratto di lavoro. La ragione per la quale il loro guadagno effettivo sia zero, al posto dei cospicui 7mila euro calcolati da Salary è chiara: le casalinghe non hanno un datore di lavoro. A risparmiare, grazie alla loro iper-produttività, è invece probabilmente lo Stato, dato che le mamme-manager-autiste-psicologhe e chi più ne ha più ne metta, sopperiscono ad una serie di necessità famigliari fondamentali, contribuendo così al buon funzionamento della società nel suo complesso.
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