Il Comitato per la Lotta contro la Fame nel Mondo di Forlì è un’organizzazione unica in Italia, capace, con la sola forza del volontariato, di sostenere progetti solidali nelle aree più povere del pianeta e anche in ambito locale. Il racconto di questa straordinaria esperienza nelle parole del presidente Davide Rosetti.
Quando si parla del Comitato per la Lotta contro la fame nel mondo di Forlì il pensiero vola immediatamente alla missionaria forlivese Annalena Tonelli, assassinata a Borama (Somalia) il 5 ottobre 2003, dopo una vita trascorsa fra i poveri prima in Kenia e poi nel Paese del Corno d’Africa e nota alle cronache internazionali per il Premio Nansen (Nansen Refugee Award), di cui fu insignita a Ginevra il 25 giugno 2003 dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
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Le donne che hanno ispirato il Comitato
In realtà Annalena Tonelli non fu fra le fondatrici del Comitato, in quanto partì da Forlì un paio d’anni prima della creazione di questo organismo, voluto da un gruppo di suoi amici 58 anni fa, per sostenere le sue attività in missione.
“In effetti – spiega Davide Rosetti, presidente del Comitato – Annalena da sempre per tutti noi è stata un faro, un punto di riferimento per la sua capacità straordinaria di donarsi agli altri, ma ci sono state altre tre donne, forse meno conosciute di lei, che, del nostro sodalizio sono state le ispiratrici, l’anima e il cuore. Mi riferisco a Pina Ziani, Annamaria Giannini e Maria Teresa Battistini, tutte e tre purtroppo scomparse negli ultimi tempi. Tre donne di una statura morale e di una generosità irraggiungibile, grandi innovatrici della carità, sul cui impegno si è sviluppata l’attività negli anni del nostro Comitato. Oggi siamo circa 200 soci volontari, di cui un centinaio attivi: non abbiamo lo spessore umano di queste grandi donne, ma, con la forza del gruppo, cerchiamo con semplicità di portare avanti quello che loro ci hanno insegnato”.
Il Comitato per la Lotta contro la Fame nel Mondo di Forlì
E l’energia del gruppo è ben visibile: la sede del Comitato, che si trova a Forlì, in via Lunga, conta su 2.000 mq coperti e un’area scoperta notevole, dove vengono raccolti e successivamente commercializzati arredi, capi di abbigliamento, libri, oggettistica usati. In più uno spazio dello stabile è adibito alla raccolta, alla selezione di farmaci con confezione integra e scadenza lontana, che vengono ritirati dalle Farmacie Pubbliche e Private del territorio e successivamente inviati a circa 60/70 presidi sanitari e piccoli ospedali in terra di missione. Oltre a ciò il Comitato, su specifiche richieste, acquista anche farmaci particolari (ad esempio antitumorali) sempre finalizzati a strutture sanitarie in zone povere del pianeta. Lo sviluppo complessivo annuale di queste preziose donazioni raggiunge la cifra di 70.000 euro, che coprono le spese di acquisto dei farmaci e di trasporto, che, in alcuni casi in ambito europeo, vengono effettuati dai volontari del Comitato con i mezzi in dotazione alla struttura.
E’ interessante sottolineare che, mediamente, la vendita dei beni usati e le donazioni, da quanto si desume dal bilancio sociale del 2019 (quello del 2020 è in fase di ultimazione), sfiora gli 800.000 euro annui, di cui, tolti circa 100.000 euro di spese di gestione, il rimanente viene destinato a progetti umanitari in larga parte in terra di missione (Etiopia, Burkina Faso, Venezuela, Albania, Romania ecc…), ma anche sul territorio nazionale a sostegno delle povertà emergenti.
Il Centro Polivalente e l’Emporio della Solidarietà
Fra questi di particolare importanza è la costruzione di un Centro Polivalente in un piccolo comune di 1.700 abitanti in provincia di Macerata, Caldarola, che nel 2015 fu pesantemente danneggiato dal sisma che devastò il Centro Italia. Tale realizzazione, finanziata al 100% dal Comitato per un importo superiore ai 250.000 euro, concepita con modalità flessibile e modulabile è stata inaugurata nel 2017 ed è stata utilizzata come mensa, per attività scolastiche, come contenitore di eventi e anche punto di raccolta per persone in difficoltà, sempre a causa del sisma.
“Un altro progetto a cui tengo molto – continua Rosetti – è la destinazione nel 2019 di ben 78.000 euro (cifra che confermeremo anche per l’attività 2020) all’Emporio della Solidarietà di Forlì, una struttura che abbiamo contribuito a creare insieme alla Caritas Diocesana. Credo che questo progetto, avviato qualche anno fa per sostenere i bisogni alimentari delle fasce povere della popolazione locale, sia stato veramente profetico, alla luce di quello che sta accadendo in quest’ultimo anno, a causa dell’emergenza Covid, che ha prodotto un impoverimento generale e, conseguentemente, l’aumento di situazioni bisognose di aiuto. All’Emporio, che aiuta oltre 500 famiglie in difficoltà, destiniamo il totale del ricavo della vendita di indumenti usati, misurabili, sempre nel 2019, in ben 450 tonnellate di vestiti”.
Un’attività di soli volontari
Il Comitato per la Lotta contro la Fame nel mondo, da tempo ha scelto di non dotarsi di dipendenti, ma di svolgere ogni attività con la sola forza del volontariato: un scelta di principio che valorizza la generosità del gruppo, anche a fronte di un impegno non certo leggero nella gestione di tutta l’attività, basti pensare a un semplice dato, ovvero che per l’operatività quotidiana della struttura servono circa 20 volontari.
“In merito a questo – ribadisce Rosetti – ritengo che probabilmente dotandosi di una segreteria operativa tramite personale dipendente, potremmo raggiungere livelli più alti nell’efficienza gestionale, ma perderemmo quella unicità che ci contraddistingue da tutte le altre realtà simili sul territorio nazionale, ovvero la forza genuina del volontariato e di una squadra in cui tutti, dal presidente all’ultimo arrivato, sono sullo stesso piano, uniti per raggiungere i medesimi obiettivi”.
Il Comitato, nell’ultimo periodo, ha investito anche sulla propria struttura, realizzando un nuovo capannone e implementando migliorie generali, fra cui l’impianto antincendio e altre opere in termini di sicurezza: un intervento motivato dal fatto che anche un’opera di carità umana necessita di un ambiente consono e rispettoso delle disposizioni legislative in materia, anche a tutela dei propri addetti.
“L’emergenza Covid – conclude Rosetti – come in tutti gli ambiti operativi della società ha purtroppo prodotto una frenata al nostro lavoro. Nel periodo di lockdown della scorsa primavera siamo stati costretti a chiudere la struttura e anche attualmente siamo aperti solo 3 giorni alla settimana: ciò significa che i ricavi da destinare ai progetti nel consuntivo 2020 subiranno una contrazione che si aggira attorno al 30%. Certamente, quindi, le risorse caleranno, ma la determinazione e l’entusiasmo del nostro gruppo di volontari non è stata scalfita neppure di un millimetro: è questa, a mio parere, la garanzia per guardare al futuro, sempre e comunque, con spirito costruttivo e positivo”.
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