Dalle conoscenze del passato le nuove opportunità per i giovani. Riscoprire l’artigianato è la via maestra per affrontare la crisi.
In Italia, il mondo del lavoro continua ad attraversare una grande crisi. Anni caratterizzati da ristrettezze economiche e problemi finanziari su scala mondiale hanno indebolito profondamente il nostro sistema produttivo, da sempre caratterizzato da molte difficoltà e, soprattutto, da profonde discrepanze tra le varie aree della penisola.
Come è noto, a pagare il conto della crisi economica sono stati, almeno sul piano lavorativo, soprattutto i più giovani. Stando a quanto riportato dall’ultimo Rapporto Ocse sui Giovani, l’attuale tasso di occupazione per i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni risulta essere del 52,79%: in sostanza, ha un impiego solo un giovane su due. Si tratta di un dato particolarmente drammatico, specie se si considera che, in Europa, solo la Grecia presenta un valore più basso del nostro.
Alla forte disoccupazione si aggiungono altri preoccupanti fenomeni, come la crescita esponenziale dei NEET: con questa sigla ci si riferisce agli under 30 che risultano essere del tutto inattivi, ovvero non impegnati in un percorso di studio, in un’attività lavorativa o in un programma di tirocinio o stage. Sempre secondo i dati Ocse, appartengono alla categoria dei NEET il 26,09% dei giovani italiani, il quarto dato maggiore tra quelli di tutti i paesi considerati.
L’attuale quadro della situazione formativa e professionale rischia, purtroppo, di compromettere il futuro di un’intera generazione che, schiacciata dalle problematiche esasperate dalla crisi economica, fatica a fare il suo ingresso nel mercato del lavoro, rischiando sempre più spesso di esserne completamente esclusa: la mancanza di possibilità di arricchire il proprio profilo professionale fa sì che aumenti il pericolo di oltrepassare la soglia della gioventù senza essere ancora riusciti ad accumulare alcuna esperienza.
Va detto che in questo scenario desolante, negli ultimi mesi, si sono registrate le prime note positive e i segni di un’inversione di tendenza. Uno dei fenomeni più interessanti riguarda la riscoperta degli antichi mestieri, quelli un tempo praticati dai nonni e, successivamente, abbandonati dai padri in cerca di attività più redditizie che oggi rappresentano una duplice occasione per i giovani: da un lato, quella di trovare un’attività a cui dedicarsi e un ambito in cui sviluppare la propria professionalità, dall’altro, quella di salvaguardare e preservare figure che pian piano stanno sparendo.
Va detto che l’artigianato, così come molti altri settori economici negli anni della crisi, ha purtroppo registrato una drastica riduzione del numero delle imprese. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2014, nel nostro paese sono scomparse ben 94.372 botteghe artigiane. Ad essere colpite maggiormente, in termini percentuali, sono state le regioni del sud, mentre il settore che ha visto il crollo più importante è stato quello dell’impiantistica, ovvero relativo a idraulici, elettricisti e manutentori.
Questi dati non devono indurre a pensare che l’artigianato in Italia sia morto: questo settore rimane uno dei principali punti di forza dell’economia nazionale, anche in considerazione del fatto che le nostre imprese non possono competere in termini di produzione quantitativa con gli elevatissimi livelli propri delle grandi economie emergenti (i cosiddetti BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), ma possono farlo in termini di qualità.
In quest’ottica, è possibile comprendere il grande valore rappresentato dalla possibilità di tramandare le tecniche produttive e i segreti dei diversi mestieri. Va detto infatti, che oltre alle problematiche finanziarie innescate dalla crisi economica, molte imprese sono scomparse, negli scorsi anni, proprio a causa dell’assenza di nuove leve che fossero pronte a prendere il posto dei vecchi artigiani.
Molte sono le iniziative intraprese a livello regionale, nazionale ed europeo per incentivare i giovani ad avvicinarsi a queste realtà produttive e riscoprire i mestieri più classici che, oggi, sono anche quelli che offrono le maggiori possibilità di occupazione.
Nella sola Lombardia, nel primo trimestre del 2015, si è registrato un rialzo su base annua degli impiegati nel settore agricolo pari al 24%, con ben 26.000 di nuovi occupati. Ma non sono solo i mestieri legati alla terra ad offrire importanti opportunità: costante risulta essere anche la richiesta di manodopera in ambiti più specifici, come quello tessile, dell’oreficeria, della falegnameria, o addirittura della calzoleria.
Alcune imprese hanno saputo sfruttare le particolari condizioni presenti in questo momento sul mercato, dove la domanda dei servizi di artigianato risulta essere consistente e l’offerta non sempre sufficiente a soddisfare tutta la clientela, per ampliare il proprio business.
Un esempio della possibilità di aver successo in questo settore è rappresentato da Color Design, un’impresa di Roma attiva nel settore della tappezzeria da tantissimi anni, che è in grado di offrire prodotti sartoriali su misura alla propria clientela, grazie alla padronanza del know-how del tappezziere, uno dei mestieri in estinzione in Italia, eppure figura professionale ancora molto apprezzata. I laboratori tessili rappresentano il fiore all’occhiello di questa azienda, nonché un ottimo esempio della capacità italiana di fare impresa, basata sull’attenzione per la qualità, la completezza e l’unicità, dal punto di vista del design e dei prodotti proposti.
In conclusione, possiamo affermare che non ci sarà da stupirsi se nei prossimi anni il fenomeno che vede i giovani, anche quelli in possesso di titoli di studio di livello avanzato, tornare a dedicarsi ai mestieri di un tempo continuerà a crescere. È invece auspicabile che maggiori sforzi vengano fatti a livello istituzionale per favorire la nascita di nuove imprese artigiane ed ideare percorsi di formazione che consentano ai ragazzi di apprendere i rudimenti di queste attività.
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