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Aprire una startup: gli errori più frequenti

Startup, errori frequenti da evitare come la peste. Ecco quali sono e come non incappare in inconvenienti che, anche contando su un’ottima idea, possono portare in poco tempo al fallimento.

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Dopo aver affrontato il problema su come e dove reperire finanziamenti per l’avvio di un’impresa, vediamo insieme quali sono gli errori in cui è più facile incappare quando si decide di aprire una startup. Qualche tempo fa ne avevamo parlato anche qui. Ora analizziamoli nel dettaglio.

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image by Rawpixel

1) Idee poco chiare? Fondamentale fare molte ricerche

Prima ancora di procedere alla redazione di un business plan (strumento fondamentale in fase di startup) l’aspirante imprenditore deve avere un’idea molto chiara dei bisogni che intende soddisfare o del problema che vuole risolvere tramite il prodotto o il servizio ideato.

Fatto ciò, deve individuare il modello di business ideale, ovvero come generare i ricavi a partire dall’idea. Il passo successivo consiste nel trovare la platea a cui si rivolgerà il servizio o il prodotto, i concorrenti già attivi nel settore e le ragioni per cui l’idea si distingue rispetto a questi. Ricerche approssimative o poco approfondite portano in tempi brevi al fallimento dell’idea.

E tra gli errori più frequenti da evitare in fase di startup c’è la mancanza di idee precise, supportate da ricerche e numeri concreti. Il pressappochismo e l’approssimazione scoraggiano i potenziali investitori. Difficilmente verrà captata l’attenzione di un venture capitalist se non si presenta un progetto supportato da dati e analisi attendibili, frutto di uno studio accurato.

 2) Scegliere attentamente il team

Altro nodo cruciale che lo startupper deve affrontare è la scelta dei collaboratori. Spesso mossi da spirito d’amicizia e condivisione, i founder coinvolgono nel progetto amici o parenti, ma questa scelta può rivelarsi molto sbagliata, poiché, soprattutto all’inizio, bisogna ottimizzare tempo e risorse. È necessario essere obiettivi e saper riconoscere chi, con le sue competenze, può aiutare a far decollare la startup, liberandosi da condizionamenti familiari e amicali. Chi seleziona e coinvolge persone care, rischia anche di incrinare i rapporti personali in caso di eventuali contrasti nella sfera professionale.

Ma tra gli errori più frequenti degli aspiranti imprenditori c’è anche quello sulle tempistiche di assunzione del personale. Assumere collaboratori troppo in fretta può condurre a uno sperpero di risorse che specie nella prima fase sono preziose, spesso anche scarse. E qui si ritorna di nuovo all’importanza fondamentale del business plan: è necessario avere ben chiaro il tipo di apporto che ogni founder/lavoratore può dare alla startup, operando una divisione dei compiti sin da subito.

3) Confrontarsi, sempre

Accettare suggerimenti e consigli e raccogliere molti feedback sul prodotto/servizio ideato sono passaggi importanti per un aspirante e futuro imprenditore. Essere disposti anche a rivedere e migliorare l’idea iniziale può rivelarsi utile e proficuo. Arroccarsi in una solitudine sterile, evitando di raccogliere le critiche e usarle in maniera costruttiva non è un atteggiamento positivo ed è uno tra gli errori più comuni che uno startupper, innamorato della sua idea, deve evitare.

4) Aprire una startup: gli errori sul fronte legale

Dal punto di vista burocratico/legale, tra gli errori frequenti quando si decide di apire una startup c’è quello relativo alla disattenzione verso le questioni riguardanti la regolamentazione normativa del mercato di riferimento in cui il prodotto/servizio si colloca. Per molti settori (come la ristorazione, l’ambiente, la sanità) ci sono moltissime regole, poste a tutela di interessi pubblici come la salute e la sicurezza dei consumatori, da conoscere e rispettare prima di poter operare.

Soprattutto i fenomeni di espressione della sharing economy, che molte volte si collocano in zone grigie, prive di una compiuta definizione e regolamentazione normativa, negli ultimi anni hanno generato conflitti tra startup a contenuto innovativo e categorie di lavoratori, create e disciplinate da leggi radicate negli ordinamenti.

Per non ritrovarsi in aule di giustizia nel pieno dello sviluppo dell’impresa, prima dell’avvio di una startup, bisogna analizzare la normativa del comparto economico di ogni singola nazione in cui si intendono commercializzare i propri beni o servizi. Così si possono arginare, o quantomeno prevedere, eventuali futuri ostacoli causati da sistemi legislativi rigidi, prima di aver investito tempi e denaro nel progetto.

Un’altra insidia è rappresentata dalla tutela della proprietà intellettuale sulla propria idea, soprattutto per le startup attive nel settore delle tecnologie. La tutela del know how di un prodotto o servizio non può essere trascurata, se si vuole salvaguardarne il carattere esclusivo e innovativo. E uno degli errori da evitare in fase di startup è quello di non rivolgersi a professionisti specializzati, magari per risparmiare, poiché il loro apporto in questa può anche determinare le sorti dell’impresa.

Infatti solo attraverso l’adozione di misure ad hoc (come la registrazione del brevetto o del marchio) si può tutelare un’idea, sia essa un prodotto o un servizio o semplicemente un bene con un design originale.

 

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