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L’aria viziata fa male (anche) al lavoro

Secondo uno studio condotto dai ricercatori di Harvard e di Syracuse, la qualità dell’aria che respiriamo influisce significativamente sulle nostre prestazioni lavorative

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Nei giorni più freddi dell’anno, con le influenze che ci costringono a fare cautela, la tendenza a serrare le finestre delle case e degli uffici si fa sempre più alta. Ma un ambiente scarsamente areato può provocare più danni di quanto si possa immaginare, come dimostra una recente ricerca condotta dagli studiosi delle università di Harvard e di Syracuse pubblicata sulla rivista scientifica “Environmental Health Perspectives”. In pratica: secondo gli studiosi, rimanere troppo tempo in una stanza dove l’aria risulta viziata non fa affatto bene. Né alla salute né tanto meno alla mente. Perché la scarsa presenza di ossigeno (e di contro l’alta concentrazione di anidride carbonica) può avere un impatto negativo sulle nostre funzionalità cognitive e rendere, dunque, meno performante il lavoro che svolgiamo.

aria viziata
image by Nomad_Soul

I dati della ricerca sono stati diffusi a conclusione di un esperimento che ha coinvolto 24 impiegati volontari, invitati a svolgere le loro normali mansioni di ufficio in ambienti differenti. Ciò che è emerso con evidenza è che, nelle stanze dove le finestre rimanevano per lo più chiuse e dove l’elevata presenza di anidride carbonica rendeva l’aria viziata, le performance dei lavoratori risultavano particolarmente deludenti. Il loro rendimento nel lavoro è calato del 50% per effetto degli errori (significativamente aumentati) e dei ritardi nelle consegne o nelle decisioni da prendere. Di contro, gli stessi lavoratori, quando si sono seduti alla scrivania di un ufficio ben areato, hanno reso decisamente di più. Di quanto? Stando ai dati della ricerca, le loro performance lavorative sarebbero migliorate del 61%, con picchi del 101%, negli ambienti con condizioni ottimali di salubrità dell’aria.

Aprire la finestra di un ufficio o di una classe scolastica dove la concentrazione di più persone rende inevitabilmente l’aria “pesante” (a tratti irrespirabile) è una buona prassi che non può essere trascurata. Non solo perché rappresenta un valido antidoto alla circolazione di germi e batteri che ristagnano nell’aria degli ambienti condivisi, ma anche perché -come sottolineato fin qui – può aiutarci a pensare e lavorare meglio. “Trascorriamo il 90% del tempo in ambienti chiusi e il 90% del costo di un immobile sono gli occupanti – ha osservato Joseph Allen, uno dei ricercatori che hanno messo a punto lo studio pubblicato in America – Eppure la qualità dell’ambiente e il suo impatto sulla salute e sulla produttività sono questioni troppo spesso messe da parte. Questi risultati suggeriscono che anche modesti miglioramenti alla qualità ambientale possono avere un profondo impatto sul processo decisionale e sulle prestazioni dei lavoratori”.

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