Mala tempora currunt per i giovani disoccupati siciliani. Con una delibera approvata lo scorso 28 dicembre, la giunta regionale ha disposto il trasferimento delle risorse destinate al Piano Giovani alla formazione professionale. Cosa significa concretamente? Che gli oltre 22 milioni di euro che dovevano essere investiti per attivare i tirocini professionali degli under 35 o per aiutarli ad aprire una loro azienda verranno utilizzati in altro modo. Nello specifico: per fronteggiare le spese legate ai contenziosi con gli enti di formazione dell’isola per i quali – con ogni probabilità – la Regione dovrà predisporre lauti risarcimenti utilizzando le risorse inizialmente stanziate per il Piano Giovani come bancomat.
A farne le spese saranno i 1.600 giovani siciliani che, dal 14 agosto del 2014, attendono pazientemente che la Regione Sicilia agevoli il loro ingresso nel mondo del lavoro. Un’attesa destinata a prolungarsi a data da destinarsi. La delibera approvata lo scorso 28 dicembre annuncia, infatti, che i tirocini professionalizzanti e retribuiti destinati agli under 35 verranno finanziati con altri contributi, ma non fa il minimo accenno ai tempi e alle modalità che dovrebbero rendere possibile il reperimento di queste nuove risorse. Una completa assenza di indicazioni che ha indotto i più “disincantati” a pensare che la misura a sostegno dei giovani siciliani (il cui tasso di disoccupazione, sia detto per inciso, non ha rivali in tutta Italia) sia destinata a rimanere carta straccia.
“Questa – hanno denunciato Monica Genovese e Andrea Gattuso della Cgil Sicilia – è l’ennesima dimostrazione del fallimento e dell’inadeguatezza di questo Governo nel risolvere i gravi problemi della nostra regione, in questo caso sia la disoccupazione giovanile che la vertenza formazione professionale e anche dell’incapacità di utilizzare importanti risorse che non dovrebbero servire per pagare inadempienze e contenziosi, come di fatto dispone la delibera”. “Si tratta dell’ennesima presa in giro nei confronti dei giovani siciliani – hanno rincarato i sindacalisti – e dell’incapacità di riformare settori importanti e strategici come quello della formazione professionale”.
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