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Lavorare a Ferragosto: sì o no?

L’azienda fa utili, il dipendente che sceglie di lavorare è vero che guadagna di più, ma sacrifica i propri affetti. Non può comunque essere obbligato a farlo, salvo, in alcuni casi, accordi presi in fase contrattuale. Cosa è giusto e cosa no?

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Come praticamente ogni anno avviene, nei dintorni di Ferragosto (ma succede ad esempio anche in quelli del primo maggio), si ripresenta la questione del lavorare a Ferragosto (oppure no). Più nello specifico, la cosa riguarda alcune categorie di lavoratori, come ad esempio quelli dei supermercati e dei centri commerciali. Secondo alcuni sindacati, che recentemente hanno appunto riorientato i riflettori sull’obbligatorietà o meno di lavorare il 15 agosto, tale obbligo, appunto, non c’è. Perché sostanzialmente si tratta di un giorno festivo, (per giunta in periodo di vacanze) in cui il lavoratore ha il diritto di scegliere se recarsi al lavoro oppure stare con i propri cari. Questo almeno chiariscono, secondo i suddetti sindacati, alcune recenti sentenze. Non c’è motivo di non credere loro, effettivamente.

lavorare a ferragosto

In ogni caso il tenere aperti i negozi (o, per così dire, gli aggregatori di negozi, ovvero i centri commerciali) in un giorno festivo, può sicuramente essere una buona strategia di business per un imprenditore. Se la grande parte della popolazione lavorativa è a casa, perché non dovrebbe decidere di passare una giornata a fare shopping in famiglia o con amici? Inoltre, per alcune categorie di lavoratori, la comodità è palese. C’è chi lavora 12 ore al giorno, chi 15 o 18 (soprattutto se parliamo di liberi professionisti) ed avere un’intero giorno a disposizione per fare acquisti e un bel giretto al fresco dell’aria condizionata è per certi versi una manna. Dall’altra parte ci sono quelle lavoratrici e quei lavoratori che, dato che i centri commerciali sono quasi sempre aperti, sperano, a ragione, che almeno in un giorno festivo (Ferragosto, primo maggio, ma anche Natale e S Stefano), ci sia l’occasione per riposarsi e dedicarsi agli affetti e allo svago. Due lati della stessa medaglia che (purtroppo) in un certo senso si contrappongono.

Per una corretta valutazione del problema infatti, non bisogna guardare solo la dicotomia dipendente-azienda, ma anche le varie differenze (di orari, turni, impegno, stress) tra categorie di lavoratori. Certo è, e non è cosa di poco conto in merito al farsi un’idea precisa sulla diatriba, che qui la questione che si pone non è quella meramente del lavorare o meno a Ferragosto, ma se un’azienda può obbligare i suoi dipendenti a farlo, anche “minacciando” sanzioni, o addirittura mettendole in pratica una volta accertato l’eventuale rifiuto.

Insomma se le aziende del settore macinano utili e ad alcune frange di lavoratori fa indubbiamente comodo trovarsi tutto aperto in un giorno festivo, per chi quel giorno lavoro il discorso può addirittura ribaltarsi. Come pensarla quindi? Probabilmente una risposta giusta non esiste, ed ognuno ha quindi la sua, fatta da convincimentio ed eseprienze personali. C’è chi, come è ad esempio la posizione prevalente dei sindacati, difende il diritto dei dipendenti dei centri commerciali a poter vivere la propria vita privata, non essendo il servizio svolto una necessità di vitale importanza e che quindi può essere interrotta, c’è chi lascerebbe sempre la scelta al lavoratore (che dovrebbe comunque percepire una maggiorazione in busta paga per l’opera prestata in un giorno festivo) e c’è chi, anche, si dichiara a favore dell’obbligo da parte delle aziende, sostenendo che i lavoratori che protestano non capiscono , o comunque non tengono in considerazione che molte altre categorie, non possono mai interrompere il loro servizio. Per loro quindi non esistono feste (medici e personale sanitario in genere, Forze dell’Ordine, solo per citarne un paio), e allora perché protestare quando, in alcuni casi, lo stipendio degli uni e degli altri è pure simile (e certamente non elevato)? Potrebbe essere, come spesso accade in Italia, che una simile discussione non si esaurirà mai.

Lavorare a Ferragosto e la busta paga

Se si decide di lavorare a Ferragosto, essendo un giorno festivo, bisogna tenere presente che la rinuncia alla festa, comporta generalmente, come prima accennato, un incremento del salario (per quel giorno). Insomma ci si “sacrifica” per guadagnare di più. Gli aumenti percepiti variano a seconda dei contratti nazionali di riferimento e vanno generalmente dal 20% , al 60% in più. Nel caso dei dipendenti del commercio (ovvero chi lavora nei centri commerciali), l’incremento è fissato nel 30% in più della retribuzione prevista. In alcuni casi, (ad esempio per i metalmeccanici), si ha anche diritto al cosiddetto “riposo compensativo”. E se non si lavora? Se si sceglie o non si ha la possibilità di lavorare a Ferragosto, non succede praticamente nulla. Nel mese si verrà pagati come al solito, in quanto il 15/8 è un giorno che risulta già compreso nello stipendio concordato.

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