Aiutare gli altri facendo loro scoprire le potenzialità nascoste di cui non sono a conoscenza. Lavorare come coach significa, tra le altre cose, fare anche questo, attraverso un percorso di crescita continua e condivisa. Il coach e il coachee lavorano insieme: il primo “vede la bellezza negli esseri umani ed è desideroso di aiutarli ad esprimerla”, il secondo deve avere “la disponibilità a mettersi in gioco”, ovvero a scoprire i lati migliori di sè, di cui ancora non ha piena padronanza. Lavorare come coach non può essere qualcosa di improvvisato. A spiegare i tratti distintivi di quella che si caratterizza, per la sua natura complessa, come una vera e propria professione é Monica Fava di Caro Coach (incontrata all’ultima edizione di Ricomincio da me), che ci ha concesso una lunga intervista dalla quale emergono con chiarezza specificità, potenza e utilità del lavoro di coach. Ecco cosa ci ha detto.
Come si diventa coach ? E cosa ti ha spinto a diventarlo?
Per diventare Coach è necessario seguire un percorso di formazione. Al momento ci sono molte scuole, anche “espresse” che promettono di farti diventare coach in pochi giorni, in realtà per fare veramente la differenza nella vita delle persone è necessario un percorso prima di tutto personale, che permetta all’aspirante coach di risolvere i propri problemi e in secondo luogo è indispensabile l’attitudine a vedere il potenziale che esiste in ogni essere umano. Inoltre è fondamentale un percorso completo, che formi il coach sia nel svolgere la sua attività, sia nell’organizzarla.
Sono stata spinta a seguire il Coaching perché ho sperimentato su di me l’enorme potenziale che questo ha nell’aiutare le persone ad esprimere il meglio di se stessi. Spesso non ci pensiamo che potremmo ricevere aiuto nel fare certi percorsi o nell’affrontare particolari sfide della nostra vita e il Coaching lo trovo veramente molto efficace per chi è bloccato in qualche area della propria vita o attività lavorativa e vuole evolvere.
Quali sono secondo te le caratteristiche che un buon coach deve possedere? E quali sono le caratteristiche principali del coaching? Insomma, come funziona?
Il buon Coach vede la bellezza negli esseri umani ed è desideroso di aiutarli ad esprimerla al meglio senza volersene prendere i meriti. Il life-coach aiuta le persone a risvegliarsi alla magnificenza della vita. Questo può essere fatto in via generale o più frequentemente lo si fa partendo da un blocco particolare del cliente/coachee o da un obiettivo; in ogni caso un vero percorso di coaching non si limita a superare una difficoltà concreta o a raggiungere un obiettivo, ma permette al coachee di liberarsi da atteggiamenti, pensieri e convinzioni che lo limitano nelle varie situazioni per essere in grado nel futuro di superare ogni altra esperienza autonomamente.
Il Coach fa domande potenti e sprona il coachee a pensare in modo diverso. Io utilizzo l’approccio Tre Principi e il cuore della mia attività di coaching è quella di mostrare quali sono i principi che sono alla base dell’esperienza umana. Quando il coachee comprende non solo a livello intellettuale, ma con tutto se stesso, cosa effettivamente crea la sua esperienza, si libera di moltissime costrizioni che si era creato e grazie a questo è in grado poi di vivere una vita più piena, ricca e felice. Tutto ciò lo facciamo attraverso delle conversazioni trasformazionali, che, come dice la parola, sono conversazioni che trasformano entrambi.
Il business coaching oltre a questo, che è un punto di partenza fondamentale in tutti i casi, va oltre e porta l’imprenditore o l’azienda o la squadra con la quale si sta lavorando a raggiungere un obiettivo comune e condiviso tenendo presente sia gli obiettivi aziendali che quelli personali, perché quando non c’è soddisfazione e benessere nell’essere umano, è difficile che questo possa dare il meglio nella realizzazione della missione aziendale.
Come sfrutti ciò che solitamente insegni agli altri nella tua attività quotidiana? E con quali risultati?
La mia attività quotidiana da quando ho scoperto il Coaching e soprattutto i Tre Principi si è trasformata radicalmente: ho smesso di essere preoccupata, ho smesso di vivere sotto stress, con estrema naturalezza svolgo tre attività lavorative parallele, apparentemente slegate tra loro e ho addirittura più tempo per godermi la mia famiglia di quando ne facevo solo una senza queste conoscenze. Anche in momenti difficili e di crisi come questo riesco con più facilità a mantenere la calma, ad essere focalizzata e prendo le decisioni migliori partendo sempre da uno spazio di estrema chiarezza. Vivo in un clima di gioia e appagamento in ogni attività che faccio e le mie relazioni con clienti, fornitori e colleghi sono decisamente più piacevoli, semplici e appaganti.
La richiesta di un percorso di coaching nasce dalla motivazione, dalla voglia del cliente di migliorare, di auto-realizzarsi in contesti privati o lavorativi. Puoi farci un’ esempio di come un coach guida il suo coachee a muoversi verso il cambiamento ?
Ogni metodo o approccio di coaching ha modalità diverse, con l’approccio Tre Principi il primo passo che facciamo è quello di mostrare al cliente la natura dell’esperienza umana e il ruolo del pensiero nella sua personale esperienza. Una volta fatto questo, attraverso buone domande aiutiamo il cliente a guardare la situazione o il contesto in cui si trova in modo diverso, da altre prospettive e creiamo uno “spazio di ascolto profondo” all’interno del quale il coachee possa connettersi con la propria saggezza innata ed avere le sue personali intuizioni per superare l’ostacolo, raggiungere l’obiettivo, scegliere la direzione più adatta a lui.
Ho avuto l’esperienza di una cliente che aveva un lavoro, ma credeva di non essere soddisfatta e aveva una passione fortissima per un’attività diversa che avrebbe voluto trasformare in lavoro. Prima di tutto, attraverso qualche conversazione trasformazionale che le ha permesso di assumere uno sguardo nuovo sulla vita e sulle relazioni ha accettato il lavoro attuale non provando più quello stato di insoddisfazione e frustrazione. Contemporaneamente, senza aver “lavorato” su quello, ha risolto da se un problema di relazioni in famiglia. E successivamente abbiamo iniziato un percorso per creare i presupposti per il nuovo lavoro. Quando la nuova attività era pronta, la decisione non è più stata una fuga da un brutto e vecchio lavoro verso uno nuovo e sconosciuto, bensì è stata una scelta orientata unicamente verso ciò che la appassionava di più, fatta gradualmente, senza fretta e senza la pressione di sgradevoli sensazioni.
E’ necessario a volte ri-orientare un cliente riguardo gli obiettivi prefissati? Come?
E’ fondamentale analizzare approfonditamente gli obiettivi del cliente per evitare che questi siano obiettivi tossici. Spesso ci poniamo degli obiettivi pensando che sia ciò che desideriamo, senza accorgerci che in realtà ciò che desideriamo è tutt’altro e quell’obiettivo è solo una soluzione che ci sembra raggiungibile e che potrebbe darci un po’ di sollievo, ma spesso gli obiettivi che ci poniamo sono come l’orizzonte, quando li raggiungiamo, il nostro obiettivo si è spostato più avanti e noi ci sentiamo ancora insoddisfatti nonostante tutta la strada che abbiamo percorso e la fatica che abbiamo fatto per raggiungerlo. Ci sembra di essere come nella ruota di un criceto, corriamo, corriamo senza mai arrivare da nessuna parte.
Ecco, questi sono obiettivi tossici e compito principale di un coach è smascherarli e far emergere invece i desideri autentici del cliente e da li partire, per un percorso per raggiungere il desiderio autentico, ma… c’è un ma, ciò che conta veramente non deve essere il raggiungimento finale dell’obiettivo, bensì il benessere del cliente deve iniziare nel momento in cui inizia il viaggio verso il suo desiderio e deve accompagnarlo lungo tutto il percorso. Così facendo, non servirà un motivatore che dia la carica per raggiungerlo, sarà il benessere stesso del cliente e il piacere del viaggio a dargli la carica e l’energia necessaria per arrivare là dove aveva deciso o magari durante il percorso troverà qualcosa di ancora più appagante e cambierà strada.
Quello che importa è scendere dalla ruota per criceti e smettere di pensare che la felicità o il proprio benessere si trovano solo là alla fine di un lungo e faticoso viaggio. A volte bastano poche sessioni di coaching per individuare il desiderio autentico e il cliente poi trova la motivazione e l’energia necessaria per farcela da solo. Altre volte il cliente preferisce avere il coach affianco per rimanere più focalizzato. In entrambi i casi, quando l’obiettivo è un desiderio autentico e si è raggiunta la comprensione di ciò che crea l’esperienza umana, il resto del percorso diventa una straordinaria esperienza.
In che modo lavori a livello emotivo?
Attraverso un ascolto profondo creo uno “spazio” all’interno del quale il cliente si sente sicuro e libero di pensare e di esprimere i propri pensieri e attraverso alcune domande che nascono dal reale interesse che provo per la realtà in cui vive il mio cliente, riusciamo ad andare in profondità e a sollecitare nuovi pensieri ed emozioni che fanno la differenza nella sua vita.
Che cosa è determinante per la riuscita del percorso?
Per la riuscita di un percorso è determinante la disponibilità del Coachee a mettersi in gioco. Se non c’è questa disponibilità, non ci può essere cambiamento, quindi inutile intraprendere il percorso.
Coaching in azienda: quanto è diffuso attualmente nel nostro Paese e quali sono le aree d’intervento maggiormente richieste ?
Purtroppo in Italia il coaching non è molto diffuso, si approcciano al coaching o imprenditori illuminati che hanno capito che esistono strumenti potenti che possono veramente aiutarli a fare un grosso salto di qualità nella vita personale e nella sfera aziendale; oppure alcune grandi aziende, soprattutto quelle che hanno un orientamento anglosassone. Le aree nelle quali è più richiesto sono prevalentemente la formazione della rete vendita, la negoziazione e il team building.
Per un’azienda che sceglie di promuovere la cultura del coaching, quali sono i vantaggi che può ottenere in termini di risultati ?
Le aziende che scelgono il coaching migliorano l’ambiente, il clima e le relazioni all’interno dell’azienda e questo già da solo aumenta l’efficienza, la rapidità e riduce lo stress. Poi in base al percorso che si sceglie di fare possono trovare nuove soluzioni per affrontare questioni che sembravano irrisolvibili, possono ottimizzare le risorse interne migliorando il rendimento dei singoli. Possono imparare nuovi modi di utilizzare il tempo o scoprire nuovi modi di beneficiare dei talenti dei dipendenti. Possono modificare il loro approccio al cliente e/o fornitore per ottenere risultati migliori sia nelle vendite che negli acquisti o in fase di produzione.
Le aree in cui il coaching può agire sono equivalenti alle aree in cui opera l’azienda, perché il coaching non da consigli o non da ricette su come svolgere diversamente una specifica attività, bensì aiuta l’azienda a migliorare in modo esponenziale le risorse che ha e aiuta l’imprenditore a fare chiarezza sulla sua attività potenziandone enormemente i punti di forza.
Il coaching e la disoccupazione, come si può intervenire? E’ possibile spezzare la spirale di sfiducia di chi cerca lavoro orientando al meglio le scelte da fare? In che modo?
Ognuno di noi ha una fonte preziosa di Saggezza Innata e di Benessere Innato, spesso però non sappiamo come accedervi e perdiamo la chiarezza e quindi le speranze perché cadiamo nella spirale discendente delle cattive sensazioni. Il coaching può aiutare a riconnettersi con la propria fonte di Saggezza e una volta fatto questo, non ci sono crisi o tassi di disoccupazione che possono fermarci, recuperando uno stato di chiarezza e connessione sapremo sempre qual è il passo giusto da fare e quando seguiamo i nostri desideri autentici le forze e le energie per raggiungere l’obiettivo ci sostengono lungo tutto il percorso.
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