Crisi del mercato immobiliare? Nessun problema, arriva l’Home stager. Senza concorrenti o quasi, chi intraprende la professione di Home stager, rischia, si fa per dire, di trovare davanti a sé vere proprie autostrade a quattro corsie verso ottimi guadagni e grandi soddisfazioni lavorative. Questo perché se negli Usa e nel Regno Unito esiste da almeno 20 anni, in Italia la figura di Home stager è pressoché sconosciuta. Non del tutto però; c’è stato infatti chi ha saputo guardare oltre l’ostacolo apparentemente insormontabile della crisi, transitando dal mestiere di agente immobiliare a qualcosa di ben più particolare. E’ il caso ad esempio di Roberta Boni, nel campo della vendita delle case da 25 anni, ora tuffatasi a capofitto nell’home staging, con risultati a dir poco apprezzabili.
Cosa fa un Home stager? Se volessimo semplificare, potremmo banalmente dire che rende la casa più bella, ma appunto una simile descrizione è fin troppo riduttiva. In Italia “la professione è nata dalla crisi”, ci ha spiegato la Boni, che ha tenuto anche un incontro informativo nello speech corner di Ricomincio da me 2014, la fiera del lavoro e delle opportunità di Modena (quest’anno ospitata nel castello di Spezzano modenese), “è a basso impatto economico ma rende molto”. Per chi ha una casa da vendere o da affittare, rivolgersi ad un home stager può essere la via per risolvere ogni problema. Un professionista in grado di individuare il punto migliore della casa e trasformarlo nel “punto wow” come dicono gli americani, una zona che lascia stupefatti i clienti, inducendoli a compare, anche a prezzi più alti, o a firmare un contratto d’affitto.
Ci sono alcuni “segreti” che possono apparire come marginali, ma non lo sono per niente. Il primo è quello di saper “spersonalizzare la casa”; non deve infatti rimanere traccia dell’inquilino passato. Quelle quattro mura, per sentirle sue, il potenziale cliente deve percepirle come calde ma neutrali. Sarà poi lui a personalizzarle, se vorrà. Anche a livello non strutturale esistono accorgimenti molto importanti, come ad esempio “tenere sempre le luci accese” durante la visita di un cliente (spegnerle dopo l’uscita da una stanza è controproducente), oppure “lasciare la tavoletta del wc sempre abbassata”. E ancora, puntare sui primi momenti dell’incontro, “sono fondamentali” e, più in generale, essere molto, molto preparati sul tema.
Come diventare Home stager: “E’ un lavoro per molti, ma non per tutti” ha detto ancora la Boni. Avere un’alta preparazione in materia è la discriminante per avere successo. Una buona predisposizione ai rapporti interpersonali è un requisito fondamentale, ma non è abbastanza. E’ fortemente consigliato infatti frequentare corsi di coaching, in modo da rendere quella predisposizione qualcosa di più di un semplice istinto innato, qualcosa che sia una dote acquisita del professionista. Poi ci sono i corsi veri e propri di home staging: “da poco li tengo anche personalmente, ma ci sono delle associazioni apposite nate in questi ultimi anni, io ad esempio l’ho fatto a Milano grazie a Staged Homes”.
Quanto guadagna un Home stager? Diciamo che ci si può tranquillamente accontentare: “In media una consulenza si attesta sui 500 euro e se poi si viene chiamati a lavorare il costo è di circa 30 euro l’ora”. Per chi deve vendere o affittare non è quasi mai una cifra inaffrontabile, o è comunque una spesa prevista in per altre attività e la contropartita è in media un più 15% sul prezzo di vendita e fino ad un più 50% sui contratti d’affitto. Non male, no?