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Lavorare in Germania, riconoscimento titoli e qualifiche: due testimonianze dirette

Lavorare in Germania, facendosi riconoscere titoli di studio e qualifiche professionali. Due testimonianze dirette di due italiani che ce l’hanno fatta.

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Cosa significa attivare la procedura di riconoscimento del proprio titolo di studio o della propria qualifica professionale in Germania? Qual è la strada da seguire, per identificare l’ufficio competente e in che modo è necessario presentare la domanda? Inoltre, qual è la procedura da attivare per inserirsi concretamente nel mercato del lavoro? Christian Giordano, geometra e Gaspare Marulli, meccanico industriale hanno deciso di raccontare e condividere le proprie esperienze. Entrambi si sono trasferiti in Germania fra il 2011 e il 2012 e, dopo avere ottenuto il riconoscimento del proprio profilo professionale, lavorano oggi nei rispettivi ambiti di competenza. Insomma, due storie di successo.

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A cosa corrisponde il suo profilo professionale?

C.G. Sono geometra. Ho conseguito il diploma nel 2002, presso l’Istituto per Geometri Oscar D’Agostino di Avellino, ma dopo un periodo di praticantato professionale durato quasi due anni ho constatato che esistevano delle forti difficoltà a trovare un impiego affine ai miei studi. Per questa ragione, ho svolto attività lavorative diverse: nell’ambito della ristorazione, nella vendita di depuratori per uso domestico e nel campo del restauro. Inutile sottolineare, che tutte queste attività rientravano nell’ambito del lavoro irregolare. Nel 2011 ho deciso di trasferirmi in Germania, a Weinheim, dove ho ripreso a lavorare nel settore della ristorazione.

G.M. Sono meccanico industriale e tecnico dei sistemi energetici. Ho conseguito la maturità in Italia, nel 1996 e ho iniziato a lavorare sin da subito per un’azienda specializzata nella lavorazione dei metalli, dove ho svolto mansioni diverse: mi sono occupato di montaggio e manutenzione industriale, di sistemi energetici e del montaggio e della manutenzione degli impianti di lavorazione del cemento. Negli ultimi tempi, infine, ho ricoperto il ruolo di vice capocantiere e di capocantiere. Nel 2011 io e mia moglie abbiamo deciso di trasferirci in Germania: in parte per la crisi economica; in parte perché mia moglie, di origine tedesca e disoccupata da tempo (anche per la nascita delle nostre due bambine), avrebbe voluto specializzarsi per poi lavorare. Sentivo anche il bisogno di nuovi stimoli e volevo mettermi in discussione. Mia moglie si è trasferita in Germania per prima, alla ricerca di un appartamento e del suo futuro percorso di studi, mentre io ho continuato a lavorare in Italia fino alla fine del 2011. A gennaio del 2012 è iniziata la mia nuova avventura.

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Per quale ragione ha deciso di chiedere il Riconoscimento in Germania?

C.G. Dieci mesi dopo l’arrivo in Germania mi sono trasferito a Mannheim, dove ho continuato a lavorare per alcuni ristoranti italiani. In seguito, dopo un licenziamento inaspettato, ho deciso di chiedere supporto al Jobcenter Arbeitsagentur, il Centro per l’impiego locale. Qui sono stato subito indirizzato a un corso serale per l’apprendimento della lingua tedesca, per il quale non ho sostenuto alcun costo, a causa della mia condizione di disoccupato. Poi, per qualche tempo ho ripreso a lavorare nel campo della ristorazione e ho proseguito con lo studio della lingua, nonostante le difficoltà iniziali; finché, cinque o sei mesi più tardi, stanco della mancanza di prospettive offerte dal settore nel quale lavoravo, mi sono rivolto nuovamente al Jobcenter Arbeitsagentur, che questa volta mi ha indirizzato alla Camera di Commercio tedesca di Mannheim, per appurare la possibilità di fare riconoscere il mio diploma in Germania.

G.M. La possibilità di chiedere il riconoscimento del proprio profilo professionale in un paese estero è un’opportunità unica. Se si è competenti in una professione e si cerca lavoro in quel settore il riconoscimento è sicuramente un ottimo inizio.

Qual è stato l’iter che ha dovuto intraprendere?

C.G. La procedura di riconoscimento si è concretizzata con la traduzione ufficiale del mio diploma e del certificato relativo al tirocinio svolto in Italia. Inizialmente l’esito non era certo, ma all’inizio del 2013 la procedura di riconoscimento è stata conclusa. Da quel momento in avanti, avrei potuto lavorare come geometra in Germania.

G.M. Per prima cosa, ho cercato di ottenere tutti i documenti necessari: il diploma, le specializzazioni, gli attestati dei corsi di formazione e una lettera di presentazione del mio ex datore di lavoro, con il dettaglio delle mansioni svolte. Nel frattempo, ho cercato un programma scolastico coincidente con il mio diploma e ne ho fatto effettuare una traduzione da un traduttore giurato. Questa documentazione è stata inviata alla IHK FOSA (Foreign Skills Approval, ndr), attraverso la Camera di Commercio e dell’Industria di Amburgo e, dopo i controlli di rito, ho ricevuto il mio certificato di riconoscimento professionale. L’iter per il riconoscimento potrebbe apparire sbrigativo, ma per me non lo è stato, soprattutto a causa della lingua.

Certo, ho avuto il vantaggio di avere acanto una persona che parla sia il tedesco che l’italiano, quindi le difficoltà legate alla comunicazione sono state ridotte; ma appena arrivato ad Amburgo ho subito iniziato a seguire un corso di lingua tedesca: fondamentale prima ancora della richiesta di riconoscimento, se si decide di lavorare in Germania. Ho seguito questo corso per tre mesi; poi, siccome oltre al fatto di avere una moglie tedesca e una professione ricercata ho anche molta fortuna, ho trovato lavoro quasi senza volerlo. O, come diciamo noi, il lavoro ha trovato me. Ho partecipato al primo colloquio con mia moglie: dopo soli tre mesi non ero pronto a sostenere un incontro formale. Il titolare dell’azienda, però, ha avuto fiducia in me e mi ha offerto un contratto di lavoro per sei mesi. Lavoro tuttora per quest’azienda, che opera nel settore alimentare e dove ho ricoperto numerose mansioni: dalla pulizia e manutenzione dei macchinari all’attuale sviluppo di prototipi e del processo produttivo. Dopo i primi sei mesi, il contratto è stato convertito automaticamente in a tempo indeterminato.

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Com’è venuto a conoscenza dell’iniziativa?

C.G. Attraverso il Jobcenter-Arbeitsagentur di Mannheim, la città dove risiedevo. Nonostante il mio livello di conoscenza della lingua non fosse ancora ottimale, già durante il mese di agosto del 2013 sono stato assunto da uno studio ingegneristico a Ludwigshafen, dalle parti di Mannheim. Di lì a poco ho concluso il corso di lingua, con eccellenti risultati. L’ingresso nel mondo del lavoro non è stato semplice e i primi tempi sono stati frustranti. Con il tempo, però, tutto si è normalizzato e anche i problemi legati alla conoscenza della lingua sono stati risolti. In questo momento lavoro per un’altra società, sempre con mansioni di geometra e il guadagno è anche un po’ cresciuto rispetto all’esperienza lavorativa precedente.

G.M. Mia moglie conosceva già il sistema lavorativo tedesco e, dopo qualche ricerca su internet e qualche telefonata, abbiamo trovato la strada da seguire per ottenere il riconoscimento professionale. Inizialmente, l’ufficio preposto non sapeva se orientarsi sul settore industriale o su quello artigianale; ma dopo qualche ricerca, abbiamo optato per il settore industriale.

Quali sono gli aspetti che accomunano e differenziano il mercato del lavoro tedesco a quello italiano?

C.G.  È triste ammetterlo, ma le differenze fra il sistema lavorativo italiano e quello tedesco sono mostruose. In Germania ho constatato un maggiore rispetto per il lavoratore; ogni cosa è più chiara, a partire dalle tipologie contrattuali e dagli orari di lavoro. Inoltre, i lavoratore è tutelato e non viene lasciato solo nei momenti critici. In particolare, le leggi inerenti al lavoro vengo rispettate e non bypassate.

G.M.  Il sistema tedesco è molto diverso da quello italiano. Qui le “carte” valgono davvero e anche i tedeschi, non solo i lavoratori stranieri privi di un Ausbildung (Contratto di formazione e lavoro, ndr) o di un riconoscimento professionale sono destinati a fare lavori meno specializzati e, di conseguenza, peggio retribuiti.

Qual è il suo bilancio dell’esperienza?

C.G. Il bilancio della mia esperienza è senza dubbio positivo.In Germania ho avuto la possibilità di migliorare la mia posizione lavorativa e la qualità della mia vita; senza contare che ho ricevuto aiuto anche in altre sfere della mia vita privata. Adesso lavoro e pago volentieri le tasse. La vita qui non è più cara che in Italia, al contrario. Ma questa è un`altra faccenda.

G.M. Mi posso ritenere soddisfatto, sia nell’ambito lavorativo (nonostante lo fossi anche in Italia), che dal punto di vista umano: mi aspettavo di entrare in contatto con persone meno accoglienti, ma mi sono dovuto ricredere.

Cosa consiglia a chi ha deciso di intraprendere il suo stesso percorso?

C.G. I consigli che vorrei dare a chi decide di intraprendere un’esperienza lavorativa e di vita in Germania sono tre. Per prima cosa, mai scoraggiarsi: nessuno regala nulla e sta al singolo impegnarsi per migliorare la situazione. Il secondo consiglio è comprendere e capire come sfruttare al meglio le numerose opportunità offerte dal mercato del lavoro e dal sistema lavorativo tedesco e approcciarsi a esso, quindi, in maniera attiva e determinata. Infine, cercare di scrollarsi di dosso l’etichetta dell’italiano fannullone che, per una serie di ragioni, legate anche alla nostra classe politica, continuiamo a portarci dietro.

C.G. Essere davvero convinto e motivato, ma anche cominciare a studiare la lingua tedesca sin da subito: è di vitale importanza!

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