Se tutto filasse liscio come l’olio, si potrebbero creare ben 300.000 posti di lavoro in tutta Europa, attraverso la produzione di carburanti dai rifiuti. Questo, secondo una recente ricerca ad opera di alcune organizzazioni ambientaliste. Riutilizzando gli scarti provenienti dall’agricoltura e dai rifiuti urbani si possono creare biocarburanti, ovvero combustibili ottenuti indirettamente da grano, mais, bietola, canna da zucchero e non solo e di cui fanno parte il bioetanolo, il biodisel, gli idrocarburi e gli olii vegetali. Cosa lega, però, tale processo di trasformazione dei rifiuti in carburante alla creazione di nuovi posti di lavoro? Come, cioè, una tale produzione può avere una ricaduta positiva sul mercato occupazionale? Secondo un recente studio ad opera di una coalizione di ONG ambientaliste e di istituti di ricerca investendo di più sui biocarburanti si potrebbero creare, entro il 2030, in tutta l’Unione Europea, ben trecentomila posti di lavoro in più.
La ricerca ha messo in evidenza come sia per la costruzione di nuovi impianti, sia per la raccolta di residui agricoli e forestali, sia per il conseguente processo di raffinazione dei biocarburanti, servano un gran numero di operai, centinaia di migliaia forse, in tutta Europa e come, questo indotto, potrebbe far crescere l’occupazione non solo in Italia ma in tutta l’Unione. L’Ue, nei prossimi anni, però, dovrebbe fissare obiettivi più efficienti e tentare di farli rispettare alla lettera, sia in materia di sostenibilità dei trasporti sia per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica.
Entro il 2030, ad esempio, per i trasporti su strada si potrebbero utilizzare i biocarburanti al posto del petrolio. In merito alle politiche per valutare ed implementare l’utilizzo dei biocarburanti e ai dati emersi dallo studio Pietro Caloprisco, policy officer di Transport & Environment, una delle ONG che ha collaborato alla ricerca, ha detto: “Questo rapporto dimostra che, con le adeguate garanzie a livello ambientale, i biocarburanti prodotti dai rifiuti possono contribuire a diminuire la nostra dipendenza dal petrolio e a creare occupazione” aggiungendo: “perché queste previsioni diventino realtà, serve una volontà politica chiara per distinguere i biocarburanti sostenibili da quelli che invece aumentano le emissioni”.
Nelle parole di Caloprisco si legge ciò che sta dividendo L’Ue, facendo scoppiare accese discussioni. Servono, infatti, studi in grado di analizzare al meglio l’utilizzo dei biocarburanti e l’impatto di questi ultimi sull’ambiente.
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