Liberi professionisti in aumento: sale il numero delle partite Iva e diminuiscono i lavoratori dipendenti. Come cambia il mercato occupazionale e come influenza il mercato del lavoro.
Occupazione e lavoro sono due argomenti che spesso infiammano i dibattiti politici. L’obiettivo che ogni partito si prefigge, spesso sbandierato in campagna elettorale, è l’abbattimento della disoccupazione e del precariato. Offrire un lavoro a chi è in difficoltà non basta, perché altre e diverse sono le tutele che si devono assicurare a chi è impiegato a servizio di un’azienda o opera come libero professionista.
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Dipendenti e autonomi: l’indagine dell’Istat
E a proposito di lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, un’interessante indagine è stata svolta dall’Istat recentemente. Tenendo conto del numero di persone che hanno trovato un impiego negli ultimi mesi, e valutando i dati denunciati al Fisco e all’Amministrazione Pubblica, l’Istituto ha registrato un consistente aumento dei lavoratori con Partita Iva rispetto a quelli assunti come dipendenti con un regolare contratto di assunzione. Questa situazione, inevitabilmente, finisce con l’influenzare il mercato del lavoro, condizionandone dinamiche, regole e persino l’incontro stesso tra domanda e offerta.
Lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi: differenze e regimi fiscali
Prima di mostrarvi quello che oggi è lo scenario occupazionale italiano, dobbiamo partire delineando al meglio le differenze che ci sono tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. Con lavoro dipendente si fa riferimento a tutte quelle persone impiegate presso un’azienda o impresa con regolare contratto, tenute a prestare la loro opera/servizio all’interno della struttura che li ha assunti e negli orari stabiliti dal responsabile.
Questi sono i cosiddetti lavoratori subordinati che, a differenza dei lavoratori autonomi, devono essere a disposizione del datore di lavoro negli orari e nel luoghi stabiliti dal contratto. Possono essere lavoratori part time o a tempo pieno e il loro contratto può essere a tempo determinato o indeterminato. Quello che li differenzia dai lavoratori autonomi, principalmente, è dunque il vincolo di orario e sede operativa.
I lavoratori autonomi, anche comunemente chiamati liberi professionisti, rendono invece i loro servizi (all’azienda o il privato che li ha assunti) senza essere legati formalmente a nessun tipo di orario. La regolare generale è che, tramite un accordo, il lavoratore autonomo stabilisce con il cliente una data di consegna. Quando, come e dove lavorerà al progetto oggetto della contrattazione dovrà deciderlo il lavoratore, l’importante è che la consegna alla fine rispetti i termini stabiliti insieme all’acquirente.
Un’altra importante differenza tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, senza ombra di dubbio, riguarda l’inquadramento fiscale/tributario. In un rapporto di lavoro subordinato è il datore di lavoro tenuto a versare all’erario i contributi per i suoi dipendenti (opera dunque come sostituto d’imposta) e sarà responsabile di tutte le denunce e le comunicazioni obbligatorie alle Istituzioni (Inail, Inps, etc.). Il libero professionista, invece, sarà tenuto ad aprire una propria partita Iva. Sarà lui dunque a dover denunciare all’erario il proprio reddito e a comunicare e versare agli Enti preposti i contributi relativi alle collaborazioni intraprese.
Liberi professionisti in aumento: sale il numero delle partite Iva
Nel 2019, secondo gli ultimi dati analizzati e riportati dall’Istat, è cresciuto il numero di lavoratori autonomi rispetto a quelli dipendenti. Questo andamento è stato rilevato tenendo conto dei contratti di lavoro subordinato registrati tra il mese di febbraio e marzo 2019, e paragonando l’informazione ottenuta con il numero di partite Iva aperte dai contribuenti nello stesso periodo. Lo scenario attuale, di fatto, mostra un lieve aumento dell’occupazione che, nel mese di marzo, è salita al 58,9% rispetto all’anno precedente. Il livello raggiunto, ad onor del vero, è ancora distante dall’obiettivo del 75% imposto nella strategia Europa 2020 ma, per lo meno, non si è registrata una regressione.
Un dato che non bisogna sottovalutare, perché in grado di avere un forte impatto sul mondo del lavoro, è quello riguardante il lavoro indipendente. Nel mese di febbraio 2019, stando alle rivelazioni Istat, l’occupazione è scesa di 33 mila unità rispetto all’anno scorso. Sono diminuiti i lavori a tempo determinato ma, allo stesso tempo, sono aumentati i lavoratori indipendenti. Le partite Iva, nello stesso mese, sono infatti aumentate di 30 mila unità. Un’analoga situazione è stata riscontrata anche nel mese di marzo 2019. Non vi è stata alcuna registrazione di contratti a tempo, mentre le partite Iva sono continuate ad aumentare (di ben 14 mila unità in più rispetto all’ultima rivelazione).
Lavoro e occupazione: difficoltà di inserimento e false partita Iva
L’indagine Istat, bisogna dirlo, si è basata semplicemente su una rivelazione scientifica dei dati emersi. Analizzando gli stessi con occhio critico, però, non si può non tenere conto del fenomeno delle false partite Iva. Molte aziende, purtroppo, sperando di abbattere i costi e di aggirare le regole, propongono ai propri dipendenti il regime di lavoratori autonomi. Quello che fanno è inquadrare come collaboratori quelli che in realtà sono dei subordinati a tutti gli effetti, facendo ricadere su questi ultimi l’intero peso fiscale e contributivo. È una pratica fraudolenta che, tuttavia, sta colpendo in larga scala sia i giovani che i meno giovani. A pagarne le conseguenze sono quelli che hanno maggiori difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e che, non avendo alternative, finiscono con lo scendere a patti anche con chi non garantisce loro alcuna garanzia.
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