Il lavoro domestico è stato riconosciuto come attività essenziale, e dunque lavoratori come colf, badanti, baby sitter, addetti alle pulizie possono continuare la loro attività professionale anche in emergenza Coronavirus. Tuttavia, qualora i datori di lavoro volessero sospendere l’attività dei loro dipendenti, possono farlo senza il licenziamento di questi ultimi. Ecco come gestire al meglio il lavoro domestico in piena emergenza Coronavirus.
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Sono tanti gli italiani e non, che operano nel settore del lavoro domestico. Le figure maggiormente ricercate sono: colf, badanti, baby sitter ed addetti alle pulizie. Si tratta di attività riconosciute dal Governo come indispensabili. Questo significa che in emergenza Coronavirus, tali figure professionali possono continuare a lavorare. Ovviamente, potranno farlo solo con l’accordo del proprio datore di lavoro e rispettando tutte le norme di prevenzione e di sicurezza. Inoltre, tali dipendenti sono tenuti ad indossare ed adoperare dispositivi di sicurezza, come ad esempio guanti, mascherine e tutto quello previsto dalla legislazione anti-Coronavirus.
Questo è di vitale importanza, proprio perché gli addetti al lavoro domestico, operano in prima linea, a contatto con i soggetti maggiormente a rischio, ossia gli anziani, verso i quali bisogna avere maggiore attenzione e garantire la sicurezza sanitaria. Ricordiamo che i lavoratori domestici, hanno bisogno di munirsi dell’autocertificazione agli spostamenti, sostenendo che tali spostamenti sul territorio sono dovuti a motivi professionali.
Come gestire il rapporto di lavoro domestico in periodo di Covid-19?
I lavoratori domestici sono tenuti a continuare la loro attività professionale anche con l’emergenza Coronavirus. Tuttavia, se il datore di lavoro decidesse, in via preventiva, di sospendere il rapporto di lavoro, può farlo. Infatti, alcuni di essi, impauriti dal propagarsi dei contagi, possono decidere di sospendere il rapporto di lavoro con colf, badanti, baby sitter, soprattutto se il servizio non è assolutamente indispensabile. Ebbene, ci sono differenti modi e strategie che permettono loro di sospendere il lavoro domestico, senza licenziare il dipendente in questione, ad esempio ricorrendo alle assenze retribuite, come ferie o permessi maturati nel corso del tempo, oppure alle assenze non retribuite, come ad esempio concedendo un’anticipazione del Tfr. In alcuni casi, sotto apposito accordo scritto, il datore può decidere di continuare a pagare il dipendente, anche se questo non lavora (magari versando una quota minore).
Periodi di permesso retribuiti e non
Una prima opzione per gestire al meglio il rapporto di lavoro domestico nel periodo di emergenza Coronavirus, consiste nell’utilizzo di un periodo di permesso retribuito. Si tratta di un’ipotesi che può essere adoperata soprattutto nel caso in cui il rapporto di lavoro è di poche ore settimanali. In caso contrario, questa scelta diventa più onerosa per i datori. Altra alternativa è quella dell’utilizzo di permessi non retribuiti. In questo caso, diventa assolutamente indispensabile ed opportuno trovare un giusto accordo tra le differenti parti interessate. Ed ancora, nel caso in cui il dipendente addetto al lavoro domestico abbia maturato un certo numero di ferie durante la sua prestazione professionale, c’è la possibilità di usufruire.
Lavoro domestico ed anticipazione del Tfr
Le opzioni che il datore di lavoro può scegliere per sospendere il rapporto di lavoro a causa del Coronavirus continuano. Oltre a quelle già esplicitate nelle precedenti righe, c’è anche la possibilità di anticipare una quota del Tfr (trattamento di fine rapporto). Si tratta di quella che più comunemente è detta liquidazione, ossia una parte della retribuzione spettante ai lavoratori dipendenti, a fine rapporto di lavoro voluta dal datore stesso. Si tratta di alternative valide che evitano il licenziamento del dipendente, ma prevedono solamente una momentanea sospensione dell’attività di lavoro domestico a causa del Coronavirus. La cosa importante è non lasciare scoperti da retribuzione questa importante fetta di lavoratori, che si prendono cura degli anziani, dei bambini e della casa.
Il Fondo per il reddito di ultima istanza
Resta aperta la concreta possibilità di accedere al Fondo per il reddito di ultima istanza, previsto dall’articolo 44 del decreto legge 18/2020. Questo fornisce delle misure di sostegno al reddito ed ai lavoratori che a causa del Coronavirus hanno ridotto o addirittura cessato la propria attività professionale. Inoltre, non è esclusa la cassa integrazione in deroga anche per il lavoro domestico. Stiamo parlando di un settore che conta circa 860 mila lavoratori in tutt’Italia, di cui la maggior parte sono badanti e colf. Lavoratori che devono essere tutelati in un modo o nell’altro, in quanto non si conoscono le tempistiche esatte, che ci porteranno a superare in maniera definitiva l’emergenza Coronavirus.
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