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Lavoro flessibile, crescono gli spazi dedicati: +50% entro il 2022

Crescono gli spazi dedicati ai lavoratori flessibili, +50% entro il 2022: i dati dell’indagine svolta da “Flexible Workspace Outlook Report 2019” di Colliers International.

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Il lavoro flessibile è una realtà che sta conquistando sempre più spazio all’interno del panorama occupazionale nazionale e internazionale. Crescono i liberi professionisti che lavorano da casa e aumenta l’interesse per il mondo dello smart working e, in generale, per tutto quello che intorno ad esso ruota. Si tratta di un mercato inesplorato, che riconosce ampi margini di sviluppo e guadagno e che, per questo motivo, sta aprendo la strada a nuovi scenari e possibilità di impresa. Sono aumentati, per esempio, gli uffici destinati a questi lavoratori che, secondo i dati raccolti da “Flexible Workspace Outlook Report 2019” di Colliers International, hanno raggiunto picchi del 5% in città come Amsterdam e Londra.

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Lavoro flessibile e spazi dedicati conquistano il mercato immobiliare: dati crescenti nella zona EMEA

Quello che la “Flexible Workspace Outlook Report 2019” di Colliers International ha fatto, in pratica, è mettere a confronto i dati degli immobili registrati (concentrandosi in particolare su quelli destinati ad uffici) con quelli degli spazi dedicati ai lavoratori flessibili. Si tratta di edifici, open space, e stanze da lavoro messe a disposizione di chi ha bisogno di un posto dove poter lavorare in santa pace, perché non è obbligato a presentarsi tutti i giorni sul posto – fisico – di lavoro.

Chi offre questo servizio, spesso, si rivolge ai liberi professionisti o a tutti quelli impiegati che lavorano da casa (e che quindi non hanno un posto fisso, una scrivania o un ufficio dove doversi recare tutte le mattine). Un lavoratore freelance o semplicemente uno che ha bisogno di uno spazio apposito per potersi dedicare ad un progetto, a prescindere da quale esso sia, potrà rivolgersi ai gestori di questi posti per avere a disposizione una scrivania, una stanza o anche solo un tavolo condiviso.

Spesso dietro pagamento di una specifica somma e apposita prenotazione vengono anche garantiti tutta una serie di servizi come la connessione internet e attrezzatura da lavoro (lavagne, postazioni computer etc.). Si tratta di realtà che stanno prendendo sempre più piede, specie nella zona EMEA (Europe, Middle East e Africa) dove, dati alla mano, gli immobili destinati ai lavoratori flessibili hanno conquistato l’1,5% del mercato totale degli spazi a uso uffici.

Una percentuale interessante e decisamente positiva che, concentrandoci in determinati paesi, registra numeri ancora più alti. Basta pensare per esempio che, come accennato sopra, in città come Amsterdam e Londra gli spazi dedicati ai lavoratori flessibili sono arrivati a occupare il 5% del mercato immobiliare totale destinato agli uffici. Amsterdam e Londra sono capitali che spesso hanno fatto da pionieri in molti settori e che, ancora oggi, riescono ad anticipare trend e bisogni del mercato. Per questo motivo i risultati ottenuti dallo studio svolto da Colliers International non stupiscono ma, anzi, sono in qualche modo lungimiranti.

La risposta dell’Italia al lavoro flessibile: Roma e Milano oggetto di analisi

La Colliers International non si è concentrata solo sulle principali città europee ma, come già accennato, ha analizzato l’intera zona EMEA. Lo studio portato avanti, dunque, si è allargato ai territori di Europa, Medio Oriente e Africa e, ovviamente, ha coinvolto anche l’Italia. Le città che hanno rappresentato l’Italia nell’indagine sono state Milano e Roma. In queste, nel periodo scelto a campione per lo studio, sono state rivelate rispettivamente 34 e 68 strutture pensate appositamente per i lavoratori flessibili.

La superficie totale degli spazi flessibili, nello specifico, è pari a 364 mila metri quadrati a Milano (dove ci sono più strutture) e a 164 mila metri quadrati a Roma. Il capoluogo lombardo, come suggerisce la ricerca, pare sia quello che meglio ha risposto a questo nuovo trend. Si è infatti sviluppata anche nel nostro Paese una propensione a comprare edifici e a destinarli a nuovi progetti tra cui, appunto, gli spazi pensati per lo smart working e i lavoratori flessibili.

A dare l’imput a questi nuovi investimenti è stata la rivoluzione economica e sociale che sta coinvolgendo sempre di più la piccola e grande impresa. Gli ultimi dati emersi ci dicono che entro il 2022 saranno 750 mila i lavoratori che occuperanno il 50% degli spazi di lavoro flessibili nell’area EMEA. Le aziende stanno cambiando, evolvendo e, di conseguenza, anche il modo di lavorare cambia. Le strutture organizzative ed occupazionali non sono più le stesse e, pertanto, chi vuole lanciare un nuovo business deve tenere conto di questo.

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