Nonostante le eccellenze italiche sul fronte dell’informatica e delle nuove tecnologie, gli studi dei liberi professionisti tricolori rimangono ancora particolarmente attardati sul fronte della digitalizzazione. A sostenerlo è una recente ricerca condotta dall’Osservatorio Ict & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui gli studi professionali si concentrano su business tradizionali, senza tuttavia accorgersi che un passaggio più “digitale” potrebbe per loro (e per i clienti) divenire un concreto valore aggiunto.
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Liberi professionisti & digitale, i risultati dello studio
Secondo lo studio condotto dall’osservatorio, sebbene stia crescendo gradualmente la consapevolezza sull’utilizzo del digitale, il budget medio che viene destinato dagli studi professionali agli investimenti in Ict nel prossimo biennio sarà di circa 6.300 euro, di cui solo il 26% destinato all’acquisto di hardware e di software utilizzabili per sviluppare progetti innovativi, e non di semplice adeguamento normativo o di ammodernamento.
In ogni caso, non tutti i professionisti sembrano comportarsi in egual modo, visto e considerato che sebbene il budget per gli studi degli avvocati sia di soli 3.800 euro, per i commercialisti e per i consulenti del lavoro si sale oltre la media, a 7.600 euro, per poi arrivare addirittura a 12.500 euro per gli studi multidisciplinari, dove operano diverse figure professionali.
Liberi professionisti, dove investiranno in Ict?
Sempre secondo i dati forniti dall’Osservatorio, le tecnologie sulle quali gli studi professionali punteranno maggiore attenzione nel prossimo biennio saranno soprattutto la fatturazione elettronica, la conservazione digitale dei documenti che sono legati a specifici obblighi di legge e, ma solo in misura minore, le tecnologie considerate “tipiche” per la creazione di efficienza o di sviluppo del business, come ad esempio i software per il controllo di gestione, i portali per la trasmissione dei documenti o la condivisione di attività, e così via.
Attualmente, conclude l’analisi, la tecnologia più presente negli studi è oggi rappresentata dai software per i flussi telematici, adottati in oltre un terzo dei casi, seguiti dai siti internet (30%), dal controllo di gestione (27%), dalla gestione elettronica documentale (25%) e dalla fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione (25%).
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