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Motivazione al lavoro: oltre i soldi, c’è di più

Sentirsi importanti e apprezzati può ripagare più di un lauto stipendio: a certificarlo, gli studi di molti esperti

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Cosa ci spinge ad alzarci dal letto, infilarci in macchina ed affrontare il traffico dell’ora di punta per arrivare in tempo al lavoro? La necessità di intascare uno stipendio che ci consente di andare avanti. O, nei casi più fortunati, di vivere agevolmente. Partendo da questa spicciola riflessione, si potrebbe velocemente concludere che la motivazione al lavoro ha un prezzo ben preciso. Ma è davvero così? Non proprio. Stando agli studi condotti da alcuni esperti della materia, oltre ai soldi c’è di più.

3 cose che possono motivare più dei soldi

Chi tende a non guardare al lavoro come a una mera fonte di guadagno, ma a considerarlo un’opportunità di crescita personale, ha solitamente una motivazione robusta. Che lo porta a fare bene e ad essere apprezzato da tutti. La chiave del successo – secondo gli addetti ai lavori – sta nel non limitarsi a considerare il proprio impiego uno strumento di sussistenza, ma nel tentare di soddisfare (attraverso di esso) una serie di bisogni personali: professionali, psicologici ed emotivi. Di cosa stiamo parlando? Cerchiamo di capirlo insieme.

Partiamo dall’etimologia: la motivazione è, per definizione, il motivo che sta alla base di una determinata azione. O se si preferisce, la ragione che spinge a comportarsi o ad operare in una data maniera. Che la garanzia di portare a casa uno stipendio, a fine mese, abbia una carica motivazionale forte, è fuor di dubbio (nessun lavoratore potrebbe, infatti, svolgere serenamente la propria mansione, se non avesse la certezza di poter pagare le bollette), ma – come abbiamo già anticipato – essa raffigura solo una parte della realtà. Perché ad alimentare la motivazione al lavoro possono essere tante cose. Eccone alcune.

La consapevolezza dell’importanza del proprio lavoro

Chi realizza che gli sforzi profusi in ufficio producono risultati importanti, che permettono all’intera azienda di crescere, è solitamente una persona motivata. Sentirsi parte integrante di un team ispirato e vincente orienta a dare sempre il meglio di sé.

L’apprezzamento degli altri

Ricevere un attestato di stima da un collega o da un superiore può fare miracoli. Non solo perché ripaga da ogni fatica, ma anche perché stimola a collezionarne di nuovi.

La voglia di crescere sempre

A mettere benzina nel motore motivazionale di molte persone sono le sfide lavorative. Porre l’asticella sempre più in alto e concedersi la possibilità di essere considerati i migliori è quello che motiva realmente i più ambiziosi.

Gli studi degli esperti

Ma c’è di più: di motivazione al lavoro, si è occupato approfonditamente Dan Ariely, docente di Psicologia e di Analisi economica dei comportamenti alla Duke University. Gli studi da lui condotti hanno confermato che, in ambito lavorativo, il “dio denaro” non riesce sempre a governare tutto. Per essere più chiari, secondo l’esperto americano: vedere i frutti del proprio lavoro rende più produttivi. E di riflesso, veder vanificare il risultato dei propri sforzi induce a perdere la motivazione per quello che si fa.

L’esperimento con i Lego

L’esperimento condotto da Ariely ha coinvolto un gruppo di persone alle quali è stato chiesto di realizzare, dietro compenso, delle costruzioni con dei Lego. Nonostante la cifra continuasse a salire, man mano che le persone si rendevano conto che quello che costruivano veniva distrutto, decidevano di non continuare. Perché? Perché sentivano che i loro sforzi non venivano adeguatamente riconosciuti e valorizzati.

Non è tutto. Altre indagini condotte da Ariely hanno rivelato che: quanto più il proprio lavoro viene percepito come poco apprezzato, tanto più si tende a chiedere una cifra alta per svolgerlo. E che: quanto più il compito assegnato risulta essere difficile e impegnativo, tanto più grande è la voglia di portarlo a termine con successo. A interessarsi dell’argomento è stato anche lo psicologo Adam Grant secondo cui ad accrescere la motivazione al lavoro è anche la consapevolezza di fare qualcosa di utile, che può aiutare concretamente gli altri. E chiudiamo con un esperimento che ha coinvolto i dipendenti di una compagnia australiana che si occupa di realizzare software, ai quali è stata concessa l’opportunità di dedicarsi, per un’intera giornata, ad un progetto a loro piacimento. L’autonomia e la possibilità di collaborare con le persone che volevano (seguendo schemi e metodologie finalmente non imposte dall’alto) si sono rivelate leve motivazionali fortissime. Su cui il management ha deciso di puntare.

La conclusione? Non tutti si alzano dal letto per garantirsi l’incasso del “bottino mensile”. I lavoratori che entrano in azienda con il viso disteso e il passo baldanzoso sono quelli che hanno trovato la “spia” che accende la loro voglia di fare bene. E che si impegnano per dimostrare a se stessi e agli altri che la motivazione al lavoro è una merce preziosa, che non sempre può essere comprata col denaro.

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