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Ambizione nel lavoro: occhio agli eccessi

C’è chi, per scalare la vetta, pesterebbe i piedi a chiunque. E chi, al contrario, si guarda bene dal mettersi in gioco. L’ambizione può migliorare la qualità delle nostre prestazioni lavorative (e non solo), ma alla base di tutto deve esserci una giusta motivazione

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Cos’è l’ambizione? La legittima voglia di migliorarsi o la smania di arrivare in cima a tutti i costi? Può essere entrambe le cose. Per questo risulta difficile dirimere l’annosa questione che riguarda l’ambizione nel posto di lavoro dove può capitare di dividere la stanza col collega “carrierista” o con quello completamente demotivato. Cosa paga di più: essere lavoratori ambiziosi o tipi più “tranquilli”? Puntare a volare alto o rimanere a bassa quota? La questione merita – a nostro avviso – un approfondimento. Che potrebbe portarci a scoprire che, dietro l’eccesso o la completa assenza di ambizione, si celano “mancanze” di cui bisogna avere consapevolezza. Per evitare che la smodata sete di successo (da una parte) o la completa apatia (dall’altra) possano guastare la qualità della nostra intera esistenza.

successo

Ambiziosi sì ma nel modo giusto

Partiamo da un presupposto irrinunciabile: come già detto, dell’ambizione esiste sia una accezione positiva che una negativa. L’accezione positiva è quella che configura la voglia di progredire, di migliorare la propria posizione, il desiderio di realizzarsi e di sfruttare appieno i propri talenti per ottenere risultati importanti. In definitiva: di dare il meglio di sé e di lavorare sodo per conquistare ruoli di crescente responsabilità e gratificazione. Ma attenzione: a distinguere la “buona” ambizione dalla “cattiva” è sostanzialmente la motivazione che sta alla base di tutto. Se essere ambizioso vuol dire puntare in alto per stare bene con se stesso e con gli altri, si tratta di un atteggiamento sano e auspicabile.

Ma se, al contrario, si trasforma nell’ossessione di ostentare continui successi, allora c’è qualcosa che non va. L’accezione negativa dell’ambizione si identifica, solitamente, nella voglia di primeggiare, nella smania di arrivare in cima, costi quel che costi. E’ un orientamento insidioso, che può portare ad assumere comportamenti illeciti e immorali, tesi a penalizzare (o neutralizzare) chiunque venga percepito come un ostacolo alla nostra corsa.

L’ambizione – che si trasforma in mero carrierismo – può farci perdere, in questo caso, la prospettiva delle cose. E allontanarci dal nostro benessere personale. Primeggiare per il semplice desiderio di stare un passo avanti agli altri vuol dire, infatti, subordinare ogni nostro comportamento al giudizio degli altri. E condannarci a quella che gli psicoterapeuti definiscono un'”esistenza comparativa”, fatta di sfiancanti confronti che non possono che generare stress.

Le scuse dei non ambiziosi

Al lavoro è dunque meglio non essere ambiziosi? Non proprio. Il più delle volte, chi dichiara di non essere interessato a fare carriera o è estremamente pigro o difetta di autostima. Dietro lo schermo di chi sostiene di dare il giusto peso al lavoro può, infatti, celarsi una persona insicura, che ha paura di fallire e che, per questo, evita accuratamente di mettersi in gioco. E’ un atteggiamento rinunciatario e fortemente demotivante, che può portare il lavoratore di turno ad auto-condannarsi ad una vita piatta e monotona. Fatta di ansie, timori e logoranti frustrazioni.

I successi professionali non tolgono nulla agli affetti. Anzi: un lavoratore soddisfatto e gratificato è una persona che porta equilibrio e benessere anche in casa. E che è abituato a dare sempre il meglio di sé. Sia ben chiaro: non bisogna essere ambiziosi per forza. La società moderna propone modelli di successo pret-a-porter che possono spingere a fare scelte discutibili. Non tutti devono necessariamente aspirare a diventare grandi manager, ma l’essenziale è non trincerarsi dietro le proprie debolezze e comprendere che l’ambizione sana può dare la giusta scossa alla nostra esistenza. Perché mettersi alla prova e partecipare alla gara (accertandosi di rispettare tutte le regole del gioco) potrebbero farci scoprire talenti e abilità che non sapevamo di avere. E che potrebbero procurarci una  “promozione”, nel lavoro e nella vita privata.

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