Un’organizzazione forte, moderna e innovativa, in grado di incidere positivamente sulle attività delle cooperative associate e anche sullo sviluppo dell’intero territorio romagnolo.
La fusione tra Confcooperative Forlì-Cesena e Confcooperative Ravenna-Rimini, che ha dato vita a Confcooperative Romagna, non è un’operazione di accorpamento, come tante altre che si sono concretizzate sul territorio, fra organizzazioni di rappresentanza, istituti di credito ed altri enti. Siamo di fronte ad un’operazione portata a termine fra due realtà in piena salute che, sostanzialmente, per procedere nelle proprie attività, non avevamo bisogno l’una dell’altra: non è questo il caso di un partner forte che ne accorpa uno più fragile, pur di mantenerlo in vita.
Indice
Confcooperative Romagna: una forte organizzazione
C’è stata, al contrario, la volontà decisa e consapevole, di realizzare un’organizzazione forte, moderna e innovativa, in grado di incidere positivamente sulle attività delle cooperative associate e anche sullo sviluppo dell’intero territorio romagnolo. D’altronde i numeri di Confcooperative Romagna, la cui nascita è datata 23 novembre 2020, giorno in cui è svolta l’assemblea di fusione (in modalità digitale) ne confermano la sostanza di:
- 640 cooperative associate,
- 165.000 soci,
- 39.000 occupati (di cui 20.000 donne),
- 250 milioni di capitale sociale,
- 1,7 miliardi di patrimonio netto,
- 7 miliardi di valore della produzione.
Oltre ai due centri servizi, Linker Ravenna Rimini e Ceseco, che erogano alle cooperative associate 3 milioni di valore annuo in servizi, in ambito fiscale-tributario, gestione risorse umane, controllo di gestione e accesso al credito. Numeri che fanno di Confcooperative Romagna l’unione territoriale più forte all’interno dell’intero territorio nazionale.
Le opportunità di lavoro offerte
Alla presidenza di questa nuova organizzazione di rappresentanza c’è Mauro Neri, cooperatore di lunga data e legale rappresentante di C.T.A. (Cooperativa Territorio Ambiente), azienda nata nel 1992 frutto dell’unificazione di due cooperative forestali la cui area di pertinenza erano le Valli del Montno e del Rabbi sull’Appennino Forlivese. Oggi C.T.A., anche grazie alla lungimiranza dello stesso Neri, è divenuta un’impresa di largo respiro, che offre occupazione a tanti giovani dell’entroterra montano forlivese e si pone sul proprio territorio come una realtà dinamica il cui core business riguarda i settori della:
- forestazione,
- difesa del suolo,
- bonifiche agrarie e forestali,
- manutenzione dei parchi pubblici attrezzati e aree verdi,
- potature delle alberature stradali.
Tutte attività che vengono svolte non solo sul proprio territorio, ma anche in tutta Italia. Unitamente a ciò, C.T.A. gestisce la propria azienda agro-zootecnica, con la produzione, lavorazione, trasformazione e commercializzazione diretta dei propri prodotti alimentari (carni bovine, ovine, avicole, lattiero-casearie) con due punti vendita, la commercializzazione a domicilio e anche online.
Una dirigenza d’eccellenza
La dinamicità del presidente Mauro Neri (fino a ieri presidente di Confcooperative Forlì-Cesena) e le sue indubbie qualità manageriali, che si sviluppano in perfetta sinergia con i valori della cooperazione, sono certamente una garanzia in più che testimonia che il progetto Confcooperative Romagna si basa su contenuti solidi. Al fianco di Neri, guida l’organizzazione in qualità di direttore generale, Andrea Pazzi (ex-direttore di Confcooperative Ravenna-Rimini), uomo di grande esperienza e profondo conoscitore delle dinamiche del Movimento Cooperativo.
La Romagna, con questa nuova struttura di rappresentanza, assume un ruolo di peso non indifferente a livello di Confcooperative nazionale, consolidando la presenza storica e strutturata della cooperazione territoriale che abbraccia più settori, dall’agroalimentare al sociale e al sanitario, dalla produzione lavoro alla cultura e allo sport, fino al turismo. D’altronde questa presenza consistente è frutto anche di cooperatori di spessore che proprio dalla Romagna in particolare, oggi ricoprono ruoli di rilievo all’interno dell’organizzazione, basti pensare al forlivese Maurizio Gardini, da pochi mesi riconfermato alla presidenza di Confcooperative Nazionale e Pierlorenzo Rossi, originario di S. Zeno, piccolo borgo a monte di Predappio, da diversi anni direttore di Confcooperative Emilia-Romagna.
“La fusione – sono parole di Mauro Neri – è frutto di un percorso complesso durato diversi anni, con l’obiettivo di creare un’organizzazione forte e innovativa, oltre che mettere le basi per la riorganizzazione dei servizi. La pandemia, che ci è piombata addosso come un fulmine a ciel sereno, è stata la molla per un’accellerazione del processo, in quanto la situazione attuale ha consolidato la consapevolezza che le indispensabili trasformazioni verso modelli più evoluti necessitavano di un soggetto forte e strutturato. A questo proposito mi sembra significativo ricordare cosa ci suggerisce Papa Francesco, ovvero che ‘la cosa peggiore di questa crisi sarebbe il fatto di sprecarla: nessuno si salva da solo’. Questo è stato indubbiamente uno stimolo significativo per tralasciare campanili territoriali e cogliere le opportunità di cambiamento e innovazione insite in ogni crisi”.
Un progetto di rilancio
Confcooperative Romagna è, quindi, chiamata ad un compito non certo agevole: quando l’emergenza Covid sarà solo un ricordo, è verosimile che diverse imprese abbiamo chiuso e, di conseguenza, sarà strategica un’attività di riconversione della forza lavoro e, più in generale, un progetto di rilancio del tessuto economico, che vedrà l’organizzazione pronta a collaborare con le Istituzioni pubbliche, il cui ruolo è imprescindibile per avviare azioni di sostegno alle imprese. Altro aspetto “strategico” per Confcooperative Romagna è certamente la vicinanza ai territori: un aspetto che sta molto a cuore a Neri, uomo di montagna, sul quale, a suo giudizio, si gioca la credibilità dell’intero progetto di fusione: “Abbiamo il dovere – afferma Neri – di eliminare le disparità tra territori, che rischiano di essere allargate a causa degli effetti della pandemia: per fare questo è necessario un grande sforzo da parte di tutti noi, per garantire un presidio territoriale costante e di provata qualità verso tutte le aree di nostra pertinenza, a partire da quelle più decentrate”.
Confcooperative Romagna, nella sua nuova dimensione che abbraccia le province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna, si pone anche come interlocutore verso le istituzioni che governano il territorio, per la promozione del concetto di sviluppo nell’ottica delle aree vaste o, come viene definita comunemente, di “città metropolitana diffusa”: una modalità di programmazione necessaria per una crescita più armoniosa per l’intero territorio. In questo contesto la cooperazione dimostra di voler essere un soggetto attivo e suggerisce anche gli ambiti sui quali intervenire, quali l’acqua e l’energia, risorse prioritarie per il comparto agroalimentare e il turismo, ma strategiche per tutti i settori, compreso le aree appenniniche.
Confcooperative Romagna vuole dire la sua anche in merito alla viabilità, indicando quale priorità la decongestione dello snodo bolognese e la creazione di nuovi assi che favoriscano l’area adriatica, fra cui l’indispensabile riqualificazione della E45 (Ravenna – Roma) ed il suo collegamento con l’A13 a Ferrara. Di rilievo anche la proposta, a livello infrastrutturale, del proseguimento dell’alta velocità a sud di Bologna verso Rimini e oltre e la creazione delle cosiddette autostrade digitali, per portare la fibra ottica, anche nelle zone decentrate, per contribuire allo sviluppo delle aziende che operano nell’entroterra romagnolo.
A Confcooperative Romagna spetta anche l’incombenza di guardare al proprio interno, per implementare modelli innovativi nel rapporto con le cooperative socie. “In questo contesto – conclude Neri – i nostri due centri servizi (Linker Ravenna Rimini e Ceseco) dovranno promuovere un coordinamento virtuoso, che porti alla specializzazione sui singoli servizi e all’implementazione di altri innovativi, per rispondere efficacemente ai nuovi bisogni delle imprese e garantire loro quella vicinanza costante, che è l’aspetto primario e cruciale della nostra attività di rappresentanza nei loro confronti”.
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