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Non trovi lavoro? Non ti scoraggiare

Non bisogna mai scoraggiarsi quando si cerca lavoro. Bisogna invece capire i propri sbagli e correggerli.

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Il mondo del lavoro in Italia è un meccanismo veramente molto complesso, spesso farraginoso, disturbante, scoraggiante. Tutto questo si acuisce quando un lavoro non lo si ha e lo si sta cercando. Infatti stare fuori dal mercato del lavoro volutamente, qualunque sia la ragione, è una cosa, ma volerci entrare e non riuscirci è davvero una situazione stressante, per usare un eufemismo che non rende certo esattamente i sentimenti che si provano. Stiamo parlando, è chiaro, dei disoccupati, ovvero di chi vorrebbe un lavoro ma non ce l’ha e non lo trova. Spesso la ricerca è estenuante, tanto da sembrare a volte letteralmente impossibile la sua riuscita. Ma come fare per reagire a tutto questo? Vediamo di capirci qualcosa.

Non sentirti inadeguato

La prima cosa che devi fare in assoluto e non sentirti inadeguato. Con questa espressione s’intende uno stato mentale per il quale si percepisce di non essere adatti ad una qualunque situazione. Questo distrugge, letteralmente, l’operosità, l’inventiva, il coraggio, l’ottimismo e tutta una serie di altri “tips” necessari per trovare lavoro. Più ti abbatti insomma, minori saranno le probabilità di trovarlo un lavoro, perché non sei più performante, perché anche se vai ad un colloquio, il tuo interlocutore probabilmente percepirà il tuo stato d’animo, visto che fa parte del suo mestiere. I selezionatori vogliono gente sveglia, attiva, ottimista, “carica”. Andare controvoglia perché “tanto non mi prendono” è la cosa più sbagliata che tu possa fare, anche se purtroppo è molto comune.

Intendiamoci, il sentimento è del tutto comprensibile: hai mandato mille curriculum e non ti ha risposto nessuno. Hai visto decine di offerte adatte a te, ma erano già chiuse, altre offerte, tante, erano vicine alle tue competenze ma ti mancava sempre qualcosa quindi hai deciso di non candidarti. Hai fatto vari colloqui ma sei stato scartato, magari hai preso pure qualche cantonata a causa di offerte non propriamente trasparenti. Beh, amico, sappilo, non sei solo. Ce ne sono a migliaia, probabilmente a decine di migliaia come te. Come dici? La cosa non ti consola? Giusto, il fatto che altri abbiano lo stesso problema non significa che potrai risolvere il tuo, ma guardala dal punto di vista contrario: il fatto che tanti abbiano lo stesso tuo problema significa che nessuno ce l’ha con te, e anche, quindi, che non sei inadeguato. Questo dovrebbe, anzi deve, aiutarti a restare ottimista e se non lo sei più a tornare ad esserlo. Cerca di capire che probabilmente sei solo sfortunato, oppure, e questo è un punto fondamentale, non stai facendo tutto quello che puoi, ciò è però migliorabile e non dipende da come sei tu, ma appunto da cosa fai.

Capire i propri sbagli e correggerli

Una volta appurato che inadeguati non lo si è mai e quindi bisogna essere ottimisti sempre, lo step successivo è quello di capire se stai facendo tutto il possibile e soprattutto se stai facendo tutto giusto durante il processo di ricerca di un lavoro. Bisogna innanzitutto che tu ti faccia delle domande, ad esempio: è meglio che mi candidi a qualsiasi offerta, o è meglio che “perda” (ma sarebbe meglio dire “usi”) un po’ di tempo a selezionare quelle migliori per il mio profilo? Ragioniamo. Nel primo caso spesso si utilizza una mail standard con allegato curriculum e magari lettera di presentazione (quasi sempre uguale), in modo da cercare il maggior numero di contatti possibili, sperando che nella massa qualcuno risponda con un’offerta adeguata. Bisogna però capire che questo non è che sia esattamente un buon sistema. Se per te le aziende sono una massa, anche per loro tu sei dentro una massa, di candidati. Il tuo compito principale è distinguerti. Quindi se fai un qualcosa che è sempre uguale, come faranno mille altri nello stesso modo in cui lo fai tu, difficilmente qualcuno potrà risponderti efficacemente. Difficilmente qualcuno ti risponderà, a dirla tutta. E allora? Allora è meglio usare più tempo per una sola offerta, scegliendola bene e parametrando su te stesso i contenuti da inviare a quell’offerta, e magari anche a quella tal azienda, se la si conosce.

Ovviamente, più un’offerta e specifica e più le proprie competenze sono alte, maggiore è il tempo da dedicare a quell’offerta. Se stai cercando un lavoro con competenze medio basse, o basse, è pur vero che su qualcosa si può anche sorvolare per puntare un po’ di più sulla quantità. “Un po’ di più” però non è tutto. Ci devono comunque essere dei criteri precisi, l’azienda deve accorgersi di chi sei e che cosa vuoi, altrimenti ti considererà semplicemente un numero e ti tratterà come tale. C’è comunque una remota possibilità che ti “peschi”, ma appunto è remota, sta a te aumentare le probabilità e le ragioni per le quali potrebbero sceglierti. Il compromesso non è sbagliato in se stesso, ma è appunto un compromesso. Quindi sì al velocizzare alcuni processi, no al non mettere in atto alcun processo, mentale e operativo, se non quello di mandare una mail con curriculum allegato.

Un’altra domanda che ti devi fare è: quanto posso spendere per cercare lavoro? Dato che cercare lavoro è diventato un lavoro, ovviamente questo può anche richiedere una spesa. Ma quale deve essere questa spesa? Ci vado o no ad un colloquio? Utilizzo o meno un servizio di revisione curriculum? Il primo parametro da tenere presente per prendere una decisione in merito è ovviamente il tuo potere di spesa: quanto puoi spendere non è una domanda standard, ma è senza alcun dubbio riferita alla solidità delle tue finanze. Se godi di un qualche sussidio, puoi tranquillamente decidere di accettare un colloquio anche in un’altra città, ammesso che ciò t’interessi, e spendere una certa cifra per il viaggio. Quei soldi infatti rientreranno il mese prossimo. Così è anche se hai una famiglia con una forte stabilità economica alle spalle. Se invece sei a zero o quasi, è vero che puoi anche decidere di farti prestare dei soldi per quello stesso viaggio, però prima pensaci davvero molto bene e fatti le domande giuste: m’interessa davvero quel posto o ci sto andando solo perché mi hanno risposto? Quanti potrebbero essere i miei concorrenti (ovvero, quanta possibilità c’è che mi scelgano)? Potrei mantenermi da solo in un’altra città, o anche ho la possibilità economica di sostenere il viaggio ogni giorno, dovessero assumermi? Soprattutto se hai una disponibilità economica piuttosto bassa, è molto meglio che tu non ti faccia prendere dall’entusiasmo. Utilizza invece la tua capacità di scelta per decidere se muoverti o meno (capacità che va affinata, ogni santo giorno). Pondera quindi molto bene le cose, perché le tue risorse sono limitate.

Per quanto riguarda il servizio di revisione curriculum, il ragionamento da fare è un po’ differente. Detto che è praticamente sempre una buona pratica utilizzarlo, è pur vero che anche qui un occhio alla tua disponibilità economica dovrai darlo. Il consiglio però in questo caso è quello di farne a meno solamente se sai di essere molto bravo a scrivere CV e lettera di presentazione. Tieni presente che un curriculum fatto male non ti poterà mai da nessuna parte, quindi può essere una buona soluzione quella di investire qualche soldo per renderlo appetibile. Certo se sei già bravo da solo e di soldi ne hai pochi puoi decidere di “autoaiutarti” gratis. Questo va bene, anche molto bene, però ricordati anche che non puoi decidere da solo se sei capace o no di redigere un curriculum, a meno che il tuo campo di competenze sia proprio quello. Potresti percepirti come capace e non esserlo insomma. Anche a questo devi stare attento se vuoi che ciò che mandi via mail alle aziende abbia una buona efficacia.

A proposito di curriculum, parliamone un attimo: una cosa da sapere assolutamente è cosa c’hai scritto dentro. Devi saperlo a memoria, anche se hai utilizzato un servizio di revisione. Il fatto che degli esperti te lo abbiano “messo a posto” non significa che tu possa fregartene di quel che c’è scritto. Ad un colloquio ti chiederanno, come, dove, perché e quando hai fatto cosa. E tu lo devi sapere, a menadito. Devi dimostrare, letteralmente, di essere sicuro di ciò che dici ed anche ciò che fai. Un’altra domanda che probabilmente ti farai è questa: posso mentire nel mio curriculum? Sarebbe facile rispondere “no”, ma detta così magari non ascolteresti. Allora proviamo a spiegarci meglio. Mentire è sbagliato, ma abbellire no. Se vuoi esagerare un pochino (mi raccomando “un pochino”) qualche tua caratteristica od esperienza, fallo pure, però ricordati che A) deve essere vera. Cioè, quella caratteristica, o quella competenza deve esistere non te la puoi inventare, anche perché pure dovessero assumerti probabilmente lo scoprirebbero prima di stabilizzarti. Non trattare i selezionatori come degli stupidi, non lo sono. B) Ti devi ricordare cosa e perché hai esagerato, visto che dovrai spiegarlo.

Andiamo avanti. Hai fatto tutto quello che potevi fare e sei riuscito a fissare un colloquio. Benissimo! E ora? Come devi comportarti? Come accennato, le aziende vogliono gente attiva e preparata, andare ad un colloquio da mosci non servirà a niente, prenderanno qualcuno che avrà dimostrato che moscio non lo è. E’ vero che dopo una ricerca che può essere durata anche degli anni, è difficile essere come delle molle pronte e scattanti, ma si può fare solo così, al colloquio bisogna dare tutto, sempre. Ciò però non vuol dire fare gli spacconi, ok? Ricordati, l’umiltà e l’educazione, sempre. Essere preparati, sicuri di se stessi, pronti, reattivi, propositivi è tutta roba che va benissimo e che anzi deve esserci. Fare il presuntuoso per fare bella figura invece no, quella è letteralmente una stupidata. Spacconi e presuntuosi non sono benvoluti perché solitamente si capisce che dicono di più di quel che sono. Ovvero un selezionatore probabilmente penserà “si vabeh, sarà anche bravo ma se la tira troppo, quindi non è così bravo come dice”. Tu magari lo sei pure, ma rischi di dimostrare il contrario. Attento, perché il confine tra sicurezza e presunzione a volte è labile. Sii onesto, con te stesso e con gli altri. “Ma allora non devo neanche chiedere lo stipendio?”. E invece sì, devi chiederlo. Le aziende serie non hanno alcuna difficoltà a dirti quanto ti pagheranno, anzi te lo vogliono proprio dire. Se ad un colloquio il discorso paga diventa vago, è meglio comunque farci un pensiero. Chiedere quanto guadagnerai se dovessero assumerti è un tuo diritto ed è anche qualcosa che è assolutamente normale chiedere. Non è assolutamente indice di spacconeria o altro.

E per finire il caso peggiore: “hai fatto tutto quel che potevi fare”, ma non sei giunto a niente. E’ mesi o anni che cerchi lavoro, le tue finanze si stanno esaurendo, sei pressato dagli eventi, o meglio dai non eventi, sei triste, sconsolato, abbattuto, distrutto: in una frase “non ce la fai più”. Ecco, lo sai qual è l’unica cosa che puoi fare? Non arrenderti, mai. Anche se l’essere in buona compagnia non ti risolve il problema, come te ce ne sono tanti. Una cosa molto brutta da dire è che anche tra tutti quelli che non si arrendono, non a chiunque andrà bene, però, se ti arrendi, sicuramente ti andrà male. E qui sta la differenza: la vuoi o no quella possibilità per la quale qualcosa in meglio potrebbe cambiare? Sì? Allora perseguila, costruiscitela, inventala, fai tutto quel che puoi fino all’ultimo giorno, all’ultimo euro, all’ultimo “respiro”. Non hai un’altra scelta, ma potresti avere un’altra occasione, ogni giorno della tua vita. Non fare l’immensa scemata di buttarla via a priori.

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