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Nuovo Isee 2015, ecco cosa è cambiato

Come ha impattato il nuovo Isee 2015 e le differenze rispetto al vecchio sistema.

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Il 1 gennaio è entrato in vigore il nuovo Isee 2015. Un indicatore che contiene numerose novità, e che nel solo primo trimestre ha “riguardato” un milione di dichiarazioni sostitutive uniche, che hanno inglobato le modalità appena introdotte. Un numero, quello calcolato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che viene valutato come sufficiente per poter monitorare in termini quantitativi gli effetti di tale innovazione. Ma cosa è cambiato?

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image by Denis Vrublevski

Ecco una sintesi dei dati illustrati nei quaderni della ricerca sociale da parte del Ministero.

Tra le principali valutazioni effettuate dal Ministero, si registra innanzitutto una buona capacità di assorbimento del sistema Isee rispetto alle nuove procedure, che inglobano non più la richiesta dell’Isee sulla base di informazioni autocertificate, bensì con la post compilazione della dichiarazione da parte dell’Inps attraverso la rilevazione automatica delle informazioni nei propri archivi e in quelli dell’Agenzia delle Entrate.

Nonostante ciò, segnala il Ministero del Lavoro, “nel primo trimestre si è registrato sostanzialmente lo stesso numero di DSU dell’anno prima. Infatti, dopo le prime settimane di gennaio, in cui il flusso di dichiarazioni è stato praticamente fermo per ragioni non riconducibili alle innovazioni procedurali ma al mancato rinnovo nei tempi della convenzione che lega l’INPS ai CAF -canale quasi esclusivo di accesso al sistema- nel bimestre successivo, dal punto di vista del numero di DSU presentate, può dirsi sostanzialmente colmato il gap rispetto al 2014″.

Nuovo Isee 2015, come ha impattato sulle famiglie

Sul fronte del più interessante impatto delle nuove regole sul valore dell’indicatore, negli ultimi giorni ha trovato conferma il fatto che per due terzi della popolazione il nuovo indicatore non abbia avuto effetti negativi rispetto al vecchio, e che per il terzo per cui è risultato essere meno favorevole, abbiano pesato i valori patrimoniali.

In particolare, sulla popolazione nel suo complesso non si osservano particolari variazioni nella distribuzione per classi di Isee. Ad essere cambiati notevolmente sono invece gli ordinamenti, visto e considerato che – approfondendo quanto appena introdotto – per due terzi della popolazione il nuovo Isee 2015 è più favorevole (45,3%) o indifferente (19,7%) rispetto al vecchio.

Come già valutato, per il terzo di popolazione per cui il nuovo indicatore risulta essere meno favorevole, l’influenza negativa è esercitata dai valori patrimoniali: il patrimonio pesa infatti molto di più rispetto al vecchio indicatore, passando da meno di un settimo a più di un quinto (più precisamente, dal 13,6% al 20,5%).

“Per effetto del maggior valore del patrimonio, la media generale aumenta (di circa l’8%), ma comunque la mediana (il valore che separa il 50% più povero da quello più ricco) diminuisce. L’indicatore inoltre è molto più veritiero; i redditi non sono più autodichiarati, ma rilevati direttamente presso l’anagrafe tributaria (si stima in circa un quarto delle DSU la presenza di sottodichiarazioni nel vecchio ISEE), mentre con riferimento alla disponibilità di risorse allocate in conti correnti o in depositi di altro tipo l’annuncio del rafforzamento dei controlli ha risultati eclatanti: le DSU con l’indicazione di nessuna disponibilità di risorse relative a conti correnti o depositi analoghi passano da quasi il 75% a meno del 25%” – ricordano i quaderni ministeriali – “Quanto ad alcuni sottogruppi di popolazione, nel caso dei nuclei con minorenni la distribuzione per classi di ISEE è sostanzialmente identica a quella del vecchio indicatore (ancora più che per la popolazione complessiva). Comunque si osserva una quota leggermente superiore di coloro che sono favoriti dalla riforma rispetto alle famiglie senza minorenni; inoltre, non si registra l’incremento della media osservato per la popolazione nel complesso”.

Una valutazione a sè stante è dedicata ai nuclei familiari nei quali vi sono persone affette da disabilità. In questo caso le regole di calcolo dell’indicatore sono state notevolmente modificate, e appare dunque opportuno un approfondimento. A differenza che per la popolazione complessiva, e per quella rappresentata dai nuclei con minorenni, nel caso delle persone con disabilità la distribuzione per classi di Isee cambia in modo significativo, con una densità molto maggiore nelle classi più basse, e un incremento in quelle più alte.

Nuovo Isee 2015, le dichiarazioni del Ministro

Soddisfatti del sistema introdotto con il  nuovo Isee 2015, definito genericamente più equo, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, secondo cui “si tratta di dati molto incoraggianti: la riforma dell’ISEE aveva come unico obiettivo quello di rendere il sistema più equo, a partire dalla veridicità delle dichiarazioni, ed è quello che sembra si stia verificando. Per gran parte della popolazione si osserva una riduzione o una sostanziale stabilità dell’indicatore, mentre l’ISEE aumenta solo laddove vi sono patrimoni consistenti. Particolarmente soddisfacenti sono i risultati in termini di emersione di valori precedentemente sottodichiarati o non dichiarati del tutto, in particolare per quanto riguarda la disponibilità di risorse finanziarie, allocate in conti correnti o altri tipi di deposito. Sembra quindi che i “furbetti” del welfare abbiano vita meno facile con le nuove regole”.

Il Ministro conclude infine che il monitoraggio e l’analisi dei risultati affidati “dovranno proseguire a mano a mano che le dichiarazioni diverranno più rappresentative dell’intera popolazione che nell’anno chiede l’ISEE per accedere a prestazioni sociali agevolate: dobbiamo sempre farci trovare pronti a rivedere le nostre decisioni, se dovessero produrre risultati non desiderati”.

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