Le stime che certificano la piccola crescita del numero degli occupati devono essere salutate con entusiasmo o con cautela? E’ giusto cedere all’ottimismo di chi marca l’accento sull’apparente “cambio di passo” o è più saggio non “infiammarsi” per gli incrementi da prefisso telefonico? I dati forniti ieri dall’Istat hanno esacerbato la distanza tra ottimisti e disillusi, fornendo l’ennesima istantanea di un Paese spaccato in cui il lavoro resta un’emergenza da affrontare.
Partiamo dai dati relativi al secondo trimestre del 2015 che documentano un aumento dello 0,8% del numero degli occupati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In pratica, secondo l’Istat, tra aprile e giugno, 180 mila persone (di cui 130 mila italiani e 50 mila stranieri) avrebbero trovato un impiego nel nostro Paese. Ma attenzione: se le cose sono andate decisamente meglio agli over 50 (+5,8% su base annua), a soffrire sono stati invece i più giovani: sia tra i 15-24enni che tra i 25-49enni, infatti, il numero degli occupati è risultato in calo (rispettivamente del 2,2 e dell’1,1%) rispetto all’anno precedente.
La rilevazione dell’Istat ha, inoltre, certificato che il numero degli occupati nell’industria in senso stretto è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente, mentre interessanti miglioramenti sono stati rilevati nel settore delle costruzioni: dopo 19 trimestri di calo, la quota dei lavoratori edili è finalmente tornata a salire del 2,3% coinvolgendo 34 mila unità. E qualche piccolo avanzamento è stato registrato anche nel settore terziario che ha fatto segnare un +0,8% (su base annua) corrispondente a 127 mila unità.
Ancora: tra aprile e giugno del 2015, i lavoratori a tempo pieno sono aumentati dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2014, mentre quelli part-time dell’1%. Detta in numeri: se i primi sono cresciuti di 139 mila unità, i secondi si sono fermati, invece, a 41 mila. E i risultati più rotondi vanno sicuramente riferiti ai lavoratori dipendenti la cui quota è aumentata dell’1,1% in un anno (equivalente a 183 mila unità). Di questi, 106 mila (lo 0,7% in più) sono impiegati a tempo indeterminato e 77 mila (il 3,3% in più) a tempo determinato.
Ma quanti sono gli italiani che, tra aprile e giugno, hanno cercato un lavoro? Il loro numero, secondo l’Istat, è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente, per effetto dell’aumento del 2,6% della quota degli uomini e del calo del 3,1% di quella delle donne. In pratica: mentre 44 mila uomini in più (rispetto all’anno scorso) erano in cerca di un lavoro, 45 mila donne rinunciavano all’idea di poter trovare un’occupazione. E veniamo al tasso di disoccupazione che diminuendo di un magrissimo 0,1% su base annua, si è assestato sul 12,1%. A conti fatti, è risultato in calo dello 0,3% al Nord, stabile al Sud e in crescita dello 0,1% al Centro.
E gli inattivi? Quelli tra i 15 e i 64 anni sono diminuiti dell’1,9% (corrispondente a 271 mila unità) e hanno portato il tasso di inattività al 35,8%. E in flessione del 5,8% è risultata anche la quota degli scoraggiati: gli italiani (soprattutto i più giovani e quelli del Sud) sembrano iniziare a credere nella possibilità di una ripresa.
La diminuzione degli inattivi rilevata dall’Istat nel secondo trimestre dell’anno non ha, però, trovato conferma nei dati relativi al mese di luglio, che hanno fatto registrare un aumento dello 0,7% in un solo mese. Tra giugno e luglio, insomma, il numero degli inattivi sarebbe cresciuto di 99 mila unità, coinvolgendo prevalentemente le donne.
Segnali positivi permangono, invece, alla voce occupazione. Nel mese di luglio, il numero degli occupati è aumentato dello 0,2% (equivalente a 44 mila unità) rispetto al mese precedente e dell‘1,1% (corrispondente a 235 mila unità) rispetto all’anno precedente. Il tasso di occupazione, che in un anno è cresciuto dello 0,7%, ha così raggiunto il 56,3%.
Quanto ai disoccupati: sono diminuiti del 4,4% (corrispondente a 143 mila unità) rispetto a giugno e del 6,6% (corrispondente a 217 mila) rispetto all’anno precedente. Il risultato? Il tasso di disoccupazione rilevato a luglio si è fermato (si fa per dire) al 12%, con un calo di 6,6 punti percentuale su base annua che ha fatto sfoltire di 217 mila unità l’esercito degli italiani senza lavoro. E’ sufficiente per festeggiare? Giudicate voi.
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