Le cripto monete, ossia le monete virtuali basate su algoritmi matematici, come Bitcoin, Litecoin, Ripple, ETH, ecc. stanno conoscendo una sempre maggiore diffusione, anche al di fuori del ristretto giro dei “nerds”. Man mano che gli stati sviluppati si trovano in difficoltà finanziaria, e restringono le libertà dei cittadini, a cominciare dalle libertà economiche, sempre più persone incominciano a “provare” le cripto-monete, che al momento hanno il vantaggio di non essere “sequestrabili” da alcun governo. In precedenza abbiamo parlato di Campagne crowdfunding di successo, delle spettacolari raccolte di fondi che hanno caratterizzato la nascita di Ethereum, un sistema comprendente la cripto moneta ETH, e di The DAO, una specie di fondo d’investimento con un funzionamento di tipo democratico. Come spiegato nell’articolo, oggi The DAO è l’equivalente di un fondo di investimento del valore di 234 Milioni di Dollari, di cui nessun governo può conoscere i soci, e nemmeno se si tratta di persone o robot.
I governi e le istituzioni di tutto il mondo guardano con sospetto alla diffusione delle cripto monete, in quanto più queste si diffondono, meno i governi possono condizionare l’economia: da un lato fanno filtrare attraverso i giornali una immagine negativa delle cripto-valute, facendo passare il messaggio che servano solo a contrabbandare droga o armi, dall’altro stanno studiando il modo di controllarle: il sogno dei governi oggi è creare una loro cripto-moneta, con cui avere ancora più controllo sui cittadini, ancora più di quello che hanno da quando non esiste il segreto bancario e possono guardare a piacimento nei conti correnti. In alternativa stanno cercando di far passare norme che sottopongano chiunque operi con le cripto-valute alle normative anti-riciclaggio, azzerandone il potenziale di protezione contro gli abusi fiscali, come il limite ai prelievi di contante dai bancomat, o addirittura, il sogno bagnato di molti governanti su ambo i lati dell’oceano atlantico, la proibizione del contante.
In ogni caso, i governi più innovativi, o meno stupidi, a seconda di come vediate il problema, cercheranno di cavalcare questa rivoluzione, iniziando loro stessi ad utilizzare le cripto valute, sfruttandone loro stessi i vantaggi. Uno dei vantaggi del Bitcoin, ad esempio, è che non è svalutabile. Esiste un quantitativo fisso di bitcoin, che verranno sbloccati da qui al 2140, ed è pari a 21.000.000 di bitcoin. In seguito non ne saranno emessi altri. E’ quindi una moneta che non si può svalutare indefinitamente, a differenza delle monete di carta normalmente in uso nel mondo di oggi. Inoltre, gli stati che decideranno, ad esempio, di accettare il pagamento delle tasse in bitcoin, potranno beneficiare del fatto che questa moneta, seppur oggi molto instabile come valore, è destinata ad aumentare di valore mano a mano che sempre più persone la utilizzeranno come mezzo di scambio, e mano a mano che sempre più stati falliranno, costringendo i rispettivi cittadini a rifugiarsi nei bitcoin.
Pagare le tasse in bitcoin: la situazione attuale
La prima istituzione pubblica ad accettare pagamenti in Bitcoin è stata l’Università di Nicosia, a Cipro. Come ricorderete, nel 2013, i cittadini ciprioti subirono un prelievo forzoso sui conti correnti, senza preavviso alcuno. Evidentemente da allora i cittadini ciprioti sono stati riluttanti ad utilizzare i conti correnti se non in caso strettamente necessario, ed hanno incominciato ad adottare il bitcoin per proteggere i propri risparmi. L’Università di Nicosia decise quindi di fare di necessità virtù, ed iniziò ad accettare i pagamenti delle tasse universitarie in bitcoin. Non solo, ha deciso di lanciare un Master in Valute Digitali, che può essere seguito online da tutto il mondo, diventando quindi un polo di sviluppo di queste tecnologie e di aggregazione di chi ci lavora e le sviluppa.
Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, in New Hampshire, uno degli stati più liberi economicamente degli Stati Uniti, e di conseguenza più floridi, c’è stata la proposta di legge di arrivare all’accettazione dei bitcoin come mezzo di pagamento, purtroppo bocciata nel marzo di quest’anno, per un motivo che da noi può sembrare paradossale. In New Hampshire esiste un tale sacro rispetto del denaro dei contribuenti che, non potendo stimare quanto sarebbe costato ai cittadini l’implementazione di questi sistemi, si è preferito soprassedere finché i tempi saranno più maturi.
Ancora qualche mese, e siamo a maggio scorso, perché una città aprisse ufficialmente alla possibilità di pagare servizi pubblici in bitcoin: si tratta della città svizzera di Zugo, a sua volta una delle realtà più libere della Svizzera (a Zugo si contratta l’equivalente del 3% del commercio mondiale di petrolio). A partire dallo scorso primo luglio è possibile pagare i servizi pubblici (es. sanità e trasporti) in bitcoin, fino ad un valore massimo di 200 Franchi per ciascuna transazione. La città di Zugo è già sede di 15 compagnie che sviluppano servizi ed applicazioni basati sulle cripto valute, in gergo chiamate società “fintech”, e con questa iniziativa si spera di attrarne ancora altre. Come accennato prima, si cerca di cavalcare la rivoluzione delle cripto-monete, e di beneficiare dello sviluppo economico che ne deriverà, piuttosto che cercare di opporsi.
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