C’è chi lo fa per un fatto estetico e chi per salvaguardare la salute. Perdere peso può diventare una necessità, ma come si fa a centrare l’obiettivo, quando si è poco propensi alle rinunce? Diciamocelo chiaramente: chi ama la buona cucina e non ha mai frequantato le palestre farà più fatica degli altri. Specie se ha superato, da un pezzo, i 30 anni e deve fare i conti con un metabolismo sempre più lento. Se è poi chiamato a svolgere un lavoro sedentario, che lo costringe a stare ore intere seduto ad una scrivania, il rischio di arrotondarsi irrimediabilmente si farà ancora più concreto. Cosa fare per scongiurarlo? Come evitare che l’ago della bilancia si sposti sempre più a destra? A volte, basta trovare la giusta motivazione.
Far perdere peso ai suoi dipendenti è quello che Wang Xuebao si è messo in testa, da qualche tempo. Il presidente dell’azienda cinese Xian Jingtian Investment Consulting si è, infatti, guardato intorno. E ha notato come le cattive abitudini dei suoi collaboratori (costretti appunto alla semi-immobilità per tutto il giorno) rischiavano di comprometterne pesantemente la salute. E allora? Ha pensato di dare loro uno stimolo e ha promesso una ricompensa in denaro a chiunque si fosse impegnato a perdere peso. Per essere più precisi: ai dipendenti della Xian Jingtian è stato proposto di perdere i primi tre chili gratuitamente e di non “mollare la spugna”. Perché, dal quarto chilo in poi, avrebbero beneficiato di un bonus di 100 yuan (corrispondente, più o meno, ai nostri 15 euro) per ogni chilo buttato giù. In pratica, nell’azienda guidata da Xuebao, perdere un chilo fa crescere lo stipendio di 15 euro e perderne 3 o 4 significa guadagnare 45 o 60 euro in più, a fine mese. Una dipendente ha preso la cosa molto seriamente e, dopo essersi alleggerita di 20 chili, si è portata a casa una paga “maggiorata” di circa 300 euro.
“Ero preoccupato perché i nostri dipendenti stanno quasi sempre seduti in ufficio – ha spiegato alla tv cinese, Wang Xuebao – e nessuno, me compreso, si muove molto, e così siamo sovrappeso. Attraverso questo incentivo alla perdita di peso, possiamo sviluppare una cultura più salutare e creare una competizione sana“. L’idea del dirigente cinese è, insomma, quella di aiutare i suoi collaboratori a prendersi più cura del loro fisico. In modo da poter rendere di più anche al lavoro. E per incentivare i più pigri e riottosi, ha pensato di invogliarli con la moneta sonante. Che, in linea di massima, ingolosisce tutti.
Ma l’idea non è, per la verità, del tutto originale. Già nel 2011, infatti, l’università di Sheffield (in Inghilterra) aveva incaricato il National Institute of Healt di condurre un esperimento simile alla formula promossa da Xuebao. Il programma “Pound for pound” (letteralmente sterline per once) prevedeva, infatti, di pagare alcune persone obese (che avevano superato abbondantemente i 100 chili) per perdere peso. I soggetti coinvolti, più di 400, si impegnarono a farlo e circa la metà di loro riuscì a centrare l’obiettivo. Portandosi a casa ricompense che andavano da un minimo di 70 sterline (corrispoendenti a circa 79 euro) a un massimo di 425 sterline (corrispondenti a 478 euro).
“Dopo un anno – è stato il commento degli autori del programma – il 44,8% dei candidati ha perso almeno il 5% del peso, con una media di 5 chili persi. Questo risultato è paragonabile a quello che si ottiene con gli altri interventi non medici in questo campo”. Il denaro, insomma, in Inghilterra come in Cina (e presumibilmente in ogni altro angolo del mondo), può rappresentare una valida ragione per perdere peso. Tutte le imprese – anche le più ardue – possono essere portate a termine con successo, se c’è una robusta motivazione a sostenerle. Impegniamoci a scovarla in tutto ciò che facciamo e i nostri sforzi saranno ricompensati.
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