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Rating di legalità, richieste in continua crescita

Tutti i numeri aggiornati sulle richieste e sulle concessioni del rating di legalità.

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Il rating di legalità, una “certificazione” attribuita alle imprese operative in Italia e registrate da almeno due anni, che si siano distinte per comportamenti particolarmente virtuosi sotto il profilo della correttezza giuridica e morale, continua ad attirare un folto numero di soggetti interessati, tanto da divenire un fenomeno che, nel corso del 2015, potrebbe finalmente trovare la sua piena maturazione. Ma quante sono state le richieste di ottenimento pervenute nelle scrivanie dell’Antitrust? Quale è la situazione attuale?

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Rating di legalità, cosa è avvenuto nel 2014

Secondo quanto rendono noti i dati ufficiali le richieste di ottenimento del rating di legalità sarebbero più che raddoppiate nel 2014, rispetto al 2013. Una vera e propria impennata che fa seguito all’adozione del decreto del 20 febbraio 2014 n. 57 sui criteri per tenere conto del rating di legalità nella concessione dei finanziamenti pubblici e nell’accesso al credito, e che pertanto può ben essere frutto della necessità di ottenere un’arma in più nel miglioramento del proprio rating creditizio. Non solo. Dalle stesse fonti dell’Antitrust si legge come le domande – per le quali d’altronde non sono previsti costi amministrativi – stiano continuando ad incrementare giorno dopo giorno.

Rating di legalità, qualche dato statistico

Nel corso del 2013, quando entrò in vigore il regolamento dell’Agcm le richieste furono 142, per poi subire un’impennata a quota 402 nel corso del 2014, per un totale di 544 al 31 dicembre scorso. Un’impennata probabile figlia della necessità di giocare un’ulteriore carta nel processo di ottenimento del credito ma, meno pragmaticamente, anche risultato del desiderio di “certificare” la bontà della propria impresa.

Come stabilito dal decreto n. 57 del 2014, infatti, per l’ottenimento del rating di legalità “si tiene conto in sede di concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario”. Sempre sulla base dello stesso intervento normativo, “gli istituti di credito che omettono di tener conto del rating attribuito in sede di concessione dei finanziamenti alle imprese sono tenuti a trasmettere alla banca d’Italia una dettagliata relazione sulle ragioni della decisione assunta”.

Come dichiarato dal presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, quanto sta accadendo “conferma la validità e l’efficacia di un meccanismo premiale in funzione della trasparenza e della libera concorrenza: questo, insieme alla repressione e alla punizione dei reati, è il miglior antidoto contro quella tassa occulta che è rappresentata dalla corruzione”.

I rating attribuiti sono stati per il momento pari al 50% delle richieste.

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