Ci sono voluti sei mesi, ma alla fine l’obiettivo è stato raggiunto. Oltre 55 mila firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare volta a introdurre il reddito minimo garantito per “tutte e tutti”. Nel comunicato si legge che le firme sono state raccolte grazie all’adesione di oltre 170 tra “associazioni, reti sociali, movimenti, circoli territoriali, sedi sindacali; più di 40 le adesioni a firma singola di personalità della cultura, della politica, della società civile, di sindaci ed assessori di enti locali”. In effetti, la raccolta, non è stata per nulla semplice.
Stando a quanto si evince dalla nota pubblicata sul sito nato a sostegno dell'iniziativa e ripresa anche dall’Atdal, si è resa necessaria una capillare attività di organizzazione, oltre che di raccolta stessa delle firme (oltre 250 iniziative in 200 città, tra giugno e dicembre 2012). Atdal è un’associazione nata allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del problema della disoccupazione adulta, con particolare riferimento alla popolazione over 40. In questo senso, organizza incontri, convegni e promuove iniziative di stampo popolare.
La cronistoria della campagna firme e una consistente quantità di materiali dedicati è possibile visualizzarla sul sito Reddito Minimo Garantito. Ieri 13 febbraio nella sala stampa della Camera dei Deputati, si è svolta una conferenza stampa in merito. Essendo state “ampiamente superate le 55 mila firme necessarie”. La proposta di legge verrà presentata al governo entrante, entro i primi 100 giorni della nuova legislatura. Il reddito minimo garantito è un tema fortemente dibattuto dell’attuale campagna elettorale. Tra i partiti e i movimenti iscritti a concorrere per il prossimo governo del Paese, i più ferventi sostenitori del “reddito di cittadinanza subito” sono gli aderenti al Movimento Cinque Stelle.
Va comunque ricordato che anche l’introduzione di una simile misura (cosa comunque difficile in Italia), non risolverebbe l’enorme problema della disoccupazione. Trattasi infatti di un provvedimento di natura assistenziale, atto quindi a combattere la povertà e non a sviluppare la crescita (anche se favorirebbe in ogni caso l’incremento dei consumi, soprattutto quelli dei ceti meno abbienti). Certo è che, visti i numeri attuali della disoccupazione, sono ormai in molti a considerare il reddito minimo garantito come un provvedimento necessario.
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