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Riapre l’aeroporto Ridolfi di Forlì, sfida strategica per lo sviluppo dell’intera Romagna

Il 29 ottobre 2020 sarà una data storica per la città di Forlì: è prevista, infatti, l’inaugurazione dell’aeroporto Luigi Ridolfi, dopo ben 7 anni di inattività. Vediamo la storia della vicenda e le opportunità

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Il 29 ottobre 2020 sarà una data storica per la città di Forlì: è prevista, infatti, l’inaugurazione dell’aeroporto Luigi Ridolfi, dopo ben 7 anni di inattività da quel triste 29 marzo 2013, quando dallo scalo romagnolo decollò l’ultimo aereo della compagnia Wizz Air con destinazione Cluj-Napoca. Da allora ad oggi si sono susseguite vicende altalenanti e, in certi casi, paradossali legati alla ripartenza dell’infrastruttura, che è inserita in un contesto particolarmente interessante. Denominato Polo Tecnologico Aeronautico, che vede in rete lo stesso scalo, insieme all’Istituto Tecnico Aeronautico Statale “Francesco Baracca”, alla Facoltà di Ingegneria aerospaziale dell’Università di Bologna (Campus di Forlì), all’ENAV Academy, al Centro di Formazione Volo Professione Volare e a ISAERS, unità operativa di Ser.In.Ar., che si occupa di alta formazione in campo aeronautico.

Storia, sviluppo e fallimento dell’aeroporto

La storia dello scalo forlivese, intitolato a Luigi Ridolfi (pluridecorato pilota militare durante il primo conflitto mondiale e pioniere dell’aviazione nazionale) affonda le sue radici nel lontano 1936, quando il 19 settembre venne inaugurato come aeroporto strettamente connesso agli storici stabilimenti della Aeroplani Caproni di Predappio, dove venivano costruiti velivoli militari. All’epoca della Seconda Guerra Mondiale il Ridolfi visse un’intensa stagione, quale scalo di reparti e base per bombardieri e vide la presenza dell’Aeronautica Militare prima e della Royal Air Force poi e, in periodi successivi, anche dell’aviazione sudafricana, polacca e australiana, fino al termine della Guerra, quando fu abbandonato e trasformato in un’area di deposito  di velivoli e mezzi militari fuori uso.

Successivamente (siamo negli anni ’50) il Ridolfi riprese vita con le attività dell’Aero Club e nel 1957 si aprì al traffico commerciale: 4 anni dopo fu costituita la società pubblica SEAF (Società Esercizio Aeroporti di Forlì SpA), ma è all’inizio del nuovo secolo che lo scalo vive il momento di massimo splendore, preceduto da un’attività di supporto al Marconi di Bologna.

Nel 2001 il primo atterraggio a Forlì di un Boeing 747 è il preludio a un periodo di forte crescita: il traffico passeggeri di quell’anno è di 72.100 unità e nel 2002 passa a ben 708.681. Il picco avviene nel 2008 con 770.856 passeggeri (9,4% in più dell’anno precedente). Forlì diventa, quindi, un nodo cruciale, specie per il trasporto aereo internazionale e nazionale low cost, che vede al Ridolfi attive le compagnie Wind Jet, Wizz Air e Rayanair. E’ proprio il rapporto con quest’ultima che segna il progressivo declino dello scalo forlivese. La compagnia irlandese intendeva implementare, proprio presso lo scalo forlivese, la propria base operativa italiana, un fatto che, se si fosse concretizzato, avrebbe segnato un incremento notevolissimo di traffico passeggeri e, conseguentemente, dei posti di lavoro.

ridolfi

Questo progetto venne osteggiato chiaramente dallo scalo bolognese Marconi e velatamente dalla Regione Emilia Romagna, che intravide nella realtà forlivese un possibile concorrente per il capoluogo regionale in forte ascesa. Il risultato finale fu estremamente penalizzante per Forlì: rimase solo qualche volo nazionale Rayanair, mentre quelli internazionali vennero dirottati su Bologna. Il vuoto fu in parte colmato da Wind Jet con voli internazionali e nazionali, ma dopo qualche anno si verificò il colpo di grazia per il Ridolfi. Fu la concorrenza, questa volta del Fellini di Rimini, a mettere in ginocchio Forlì. Wind Jet si trasferì presso lo scalo in riviera e la sola Wizz Air, rimasta a Forlì con alcuni voli verso l’est europeo, nel 2013 si spostò al Marconi di Bologna, da dove era venuta nel 2009. L’epilogo fu scontato: SEAF senza voli e piena di debiti, venne messa in liquidazione e si avviò verso il fallimento con la consegna dei libri contabili in Tribunale avvenuta ad aprile del 2013.

Il bluff firmato Roberto Halcombe

A seguito del fallimento di SEAF, ENAC (Ente Nazionale per l’Avazione Civile) promulgò un bando per individuare un nuovo gestore per lo scalo forlivese. Non era più tempo per la gestione pubblica, i cui strascichi del fallimento SEAF avevano creato polemiche a non finire fra le forze politiche locali e regionali e le relative istituzioni. Serviva una forte cordata privata, con risorse e volontà di rilanciare un’infrastruttura che aveva potenzialità di sviluppo; ma serviva anche un progetto che, possibilmente, mettesse in rete Bologna, Forlì e Rimini, per evitare le possibili battaglie commerciali fra tre aeroporti posizionati su un asse di appena 120 chilometri.

La soluzione sembrò arrivare da oltreoceano dall’imprenditore americano Robert Halcombe, che ottenne da ENAC la certificazione necessaria per l’operatività dei voli con la sua società Air Romagna di cui deteneva oltre il 90% delle quote (le altre erano di due imprese locali). A fianco di Halcombe, come responsabile del progetto. C’era Sandro Gasparrini, esperto in materia e già coinvolto in progetti aeroportuali in passato. La sua presenza professionale e di qualità rappresentò una garanzia di un progetto imprenditoriale che presentava comunque lati oscuri, specialmente in termini di disponibilità di risorse.

In effetti tutto si concluse in una bolla di sapone. L’imprenditore americano addirittura promise un volo Forlì-NewYork, ma si trattò di enunciazioni senza alcun fondamento: lo stesso Gasparrini si defilò perché non più convinto della serietà del progetto. Si giunse così all’epilogo triste ma prevedibile: Air Romagna venne messa in liquidazione e nel marzo 2017 le venne revocata la certificazione ENAC, conseguita due anni prima, senza che dallo scalo forlivese fosse decollato neppure un velivolo.

F.A. il rilancio reale dello scalo

Si persero, quindi, anni per il rilancio del Ridolfi. Al successivo bando ENAC per la gestione dello scalo, prese vita una cordata tutta romagnola di assoluta affidabilità che aveva in sé uomini e aziende di prestigio. Non è esagerato affermare che F.A. (Forlì Airport), la nuova società che si è aggiudicata tale bando, rappresenta quanto di meglio l’imprenditoria romagnola potesse esprimere.

Gli uomini chiave che si apprestano al rilancio dello scalo, auspicato oramai da tanti anni, sono Giuseppe Silvestrini, storico numero uno e attualmente azionista di minoranza di Unieuro, ed Ettore Sansavini, manager della sanità privata, presidente del Gruppo Villa Maria.

Al loro fianco in F.A. sono presenti con quote minoritarie diverse imprese quali: Cmc, Orogel, Ponzi, Cittadini dell’Ordine e Orienta Partners che ha curato la progettualità per il rilancio del Ridolfi. Coinvolto nel progetto c’è ancora Sandro Gasparrini, in qualità di amministratore delegato della società.

F.A., negli ultimi due anni, ha curato la ristrutturazione dello scalo ed affrontato non poche difficoltà, fra cui la più intricata riguarda il presidio dei Vigili del Fuoco nell’aerostazione: una presenza assicurata dallo Stato in termini economici per le strutture aeroportuali della categoria principale, ma non prevista per Forlì che, negli anni passati, era stata declassata a categorie inferiori. Una complessa attività di pubbliche relazioni da parte dei parlamentari locali, in un lasso di tempo non breve, ha portato a casa il risultato sperato, ovvero l’innalzamento di categoria del Ridolfi e la conseguente copertura finanziaria per i Vigili del Fuoco.

Siamo ai giorni nostri: oggi il Ridolfi è pronto per il decollo e, aldilà dell’evento di inaugurazione previsto il prossimo 29 ottobre, sono evidenti i primi risultati conseguiti da F.A.. In primo luogo da tempo è stato annunciato il collegamento con Monaco di Baviera (uno degli hub più strategici d’Europa), tramite Air Dolomiti, compagnia del Gruppo Lufthansa, che sarà avviato il 1 dicembre 2020 dal lunedì al venerdì in andata e ritorno. In più, dalla stessa data, sarà operativa dallo scalo forlivese anche Lumiwings con voli commerciali diretti verso diverse località est europee (Polonia, Romania, Rep. Ceca, Moldava e Ucrania) con frequenza giornaliera: di rilievo il fatto, poi, che la stessa compagnia ha già annunciato per la prossima stagione estiva diverse tratte verso le principali località turistiche della Grecia e anche un volo interno Forlì-Trapani.

Uno scalo per lo sviluppo economico e turistico del territorio romagnolo

Va da sè che, uno scalo aeroportuale con flussi consistenti di passeggeri, rappresenti per il territorio in cui è inserito una straordinaria opportunità di sviluppo. Per quanto riguarda Forlì, questa potenzialità raddoppia per il contesto in cui il Ridolfi è inserito, ovvero il già citato Polo Tecnologico Aeronautico. Si tratta di una sinergia fra formazione, didattica, ricerca e volo commerciale, unica in Italia che, se adeguatamente supportata, può trasformare Forlì e la Romagna intera in un nodo nevralgico per lo sviluppo economico di nuove imprese, per lo più innovative e per la creazione di posti di lavoro. Oltre a ciò la piena operatività dell’aeroporto funge da volano non solo per le attività classiche collaterali, quali:

  • il noleggio auto,
  • i trasporti,
  • la ristorazione,
  • gli alberghi,
  • e quelle di servizio alla struttura (facchinaggio, manutenzioni, servizi logistici, promozione ecc…).

Ma anche per un balzo in avanti dell’intero territorio, che può beneficiare di questa infrastruttura.

Di particolare interesse, negli ultimi tempi è certamente la costituzione di Dmc InRomagna, una società nata per iniziativa di Confcommercio e Confesercenti di Cesena, Forlì e Ravenna, che ha sede proprio al Ridolfi. Si tratta di una realtà economica di carattere promo-commerciale, nata con lo scopo di diventare un collettore di opportunità di sviluppo turistico territoriale, in una logica di area vasta unitaria, in sinergia con lo scalo forlivese e la società di gestione F.A., che può rappresentare il naturale hub per dirottare i flussi incoming sui principali siti turistici dell’intera Romagna.

Insomma gli ingredienti ci sono tutti perché la città di Forlì possa fare un deciso balzo in avanti e possa diventare, come già avviene per gli aspetti culturali legati ai Musei San Domenico e alle grandi mostre promosse in quel sito, un punto di riferimento nazionale per l’innovazione e un forte nodo attrattivo per imprese che intendono investire e per la conseguente possibilità di un numero consistente di nuovi posti di lavoro.

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