Si continua a lavorare sulla riforma del lavoro, al fine di arrivare ad una bozza di testo maggiormente condivisa dalle varie parti parlamentari. Tra le ultime novità starebbe emergendo la volontà di cancellare la reintroduzione delle quote di stabilizzazione degli apprendisti (20% per le aziende con almeno 30 dipendenti) e modificare la sanzione della trasformazione a tempo indeterminato se si supera il tetto del 20% di utilizzo dei contratti a termine, sostituendola invece con un più affrontabile indennizzo di natura economica.
A rendere noto lo stato di avanzamento dei lavori è il quotidiano Il Sole 24 Ore, che in un articolo a firma Claudio Tucci segnala altresì come si stia lavorando alacremente per poter arrivare ad un testo che possa inserire anche qualche variazione sul fronte della accresciuta libertà in capo al datore di lavoro, che potrebbe scegliere – quando attiva un contratto di apprendistato – tra la formazione pubblica o la formazione aziendale.
I quattro punti che precedono – ricorda ancora il quotidiano economico finanziario, proposti dal Nuovo centro destra e da Scelta civica, potrebbero trovare accoglimento almeno parziale in Senato, dove si punta a correggere il d.l. 34. In ogni caso, è ben difficile che le proposte possano essere accettate pienamente, visto e considerato che da più parti, vicine al governo, sono arrivate chiusure nette nei confronti di alcune intuizioni come, ad esempio, l’allungamento della mancanza di causa dei contratti a termine da 12 a 36 mesi, o sul numero di proroghe (peraltro già scese da otto, come nell’originaria versione del decreto, a cinque).
Ma dove poter trovare un compromesso tra le parti? Uno dei temi sui quali si registrano le maggiori aperture è relativo alla sanzione per la stabilizzazione per i contratti a termine che superano il limite del 20%. Attualmente, la novità introdotta dalla commissione Lavoro (e piuttosto pesante per gli imprenditori che violino i contorni del decreto), potrebbe essere modificata sostituendo la sanzione con un indennizzo di natura economica che potrebbe essere corrisposto direttamente al lavoratore a termine che non viene confermato. Una modifica proposta dal Nuovo centro destra che Scelta civica avrebbe dimostrato di apprezzare, e che potrebbe trovare qualche supporter anche all’interno del governo.
Più difficile che all’interno del decreto legge possa essere contenuto il contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti, e una indennità di cessazione, per il lavoratore, che aumenta con il passare del tempo. Anche se Scelta Civica auspica per un inserimento last minute di tale previsione, il governo Renzi non pare essere particolarmente favorevole a trattare l’argomento in un simile momento.
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