A insolentire i professionisti della sanità sono i tagli operati, il mancato rinnovo del contratto e la presenza di troppi precari negli ospedali
I medici italiani si sentono maltrattati e pensano di essere troppo pochi. Per questo, hanno chiesto al ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, di farsi portavoce dei loro malumori nel prossimo Consiglio dei ministri che dovrebbe (tra le altre cose) passare in rassegna le proposte avanzate dai sindacati dei camici bianchi per migliorare le loro condizioni di lavoro. “A noi non resta che attendere”, hanno dichiarato i rappresentanti sindacali che ieri hanno organizzato un sit-in davanti Montecitorio. E che hanno indetto, per lunedì 28 novembre, uno sciopero nazionale che dovrebbe coinvolgere un numero importante di professionisti della sanità. Ma procediamo con ordine.
I motivi della protesta
“Lo sciopero ci sarà, a meno che non saranno accolte le nostre proposte su contratti e assunzioni nel maxi-emendamento alla Legge di Stabilità”, hanno annunciato ieri i sindacati. I medici che rappresentano non sembrano apprezzare, infatti, le disposizioni contenute nell’ultima Manovra e chiedono di correre, per tempo, ai ripari.
Nel dettaglio: i camici bianchi italiani dicono no ai tagli del personale, al dilagante precariato e rivendicano il rinnovo del contratto. “I finanziamenti contrattuali sono incerti ed esigui – hanno denunciato i sindacati – Il depauperamento delle risorse accessorie dei vecchi contratti prosegue indisturbato. Sono incerti i numeri atti a finanziare nuova occupazione, che ci dovrebbe consentire di rispettare gli orari europei di lavoro e di stabilizzare 14 mila precari. Sembra una miscela punitiva verso una categoria professionale che svolge un lavoro sempre più pesante, anche dal punto di vista legale”.
Chi aderirà allo sciopero
A indire lo sciopero del 28 novembre – che, stando alle prime stime diffuse, potrebbe causare la sospensione di 40 mila interventi e di 2 milioni di visite ed esami programmati – sono state tutte le sigle sindacali del settore sanitario. Ovvero Fp Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Fp Medici, ma anche Anaao (Associazione medici e dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale), Cimo (il sindacato dei Medici), Aaroi (la sigla che rappresenta gli anestesisti e i rianimatori ospedalieri) e Anpo (Associazione nazionale primari ospedalieri). Ad aderire saranno, infatti, sia i medici che operano nelle strutture ospedaliere pubbliche sia quelli di famiglia sia i veterinari che i pediatri. Un numero importante di professionisti sanitari che – per la giornata di lunedì 28 novembre – dovrebbe dichiarasi irreperibile. A tutto svantaggio dei pazienti e degli assistiti bisognosi di cure. Ma i sindacati e i medici non indietreggiano: stando alla loro versione, infatti, non chiedono al Governo di inserire nel maxi-emendamento alla Legge di Stabilità misure tese a procurare più benefit e privilegi. Ma si limitano a sottolineare l’urgenza di ristabilire le risorse tagliate e a rivendicare la necessità di stabilizzare i precari e di valorizzare e gratificare i professionisti chiamati ad affrontare turni massacranti. In modo da accorciare i tempi delle liste di attesa dei pazienti e di garantire un servizio sanitario di maggior qualità.
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