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Storie di Malagiustizia, gli avvenimenti delle ultime settimane

Nell’ultima settimana di giugno, la stampa ha riportato diverse notizie, apparentemente diverse fra loro, ma nella sostanza riconducibili allo stesso problema che da anni attanaglia l’Italia e cioè la malagiustizia.

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Primo episodio: un fedele servitore dello stato, un carabiniere dopo 14 anni di calvario, per lui e per la sua famiglia, è stato dichiarato innocente da tutte le accuse. Il maresciallo Bolognesi fu accusato nel 2008 da un pentito del clan dei casalesi, di essere al soldo della camorra. Dopo tre anni e mezzo di carcere e cinque processi, è stato assolto con un riabilitazione completa. Ogni giorno le persone vengono detenute ingiustamente e poi scarcerate. 

È evidente la differenza notevole, e forse anche sotto il profilo delle capacità di valutazione, tra magistratura inquirente e giudicante. Con troppa facilità e superficialità, si getta fango su persone per bene. Un altro problema appartiene alla gestione dei pentiti che, al tempo di Falcone e Borsellino, avevano una attendibilità diversa, forse perché il magistrato di turno sapeva conoscerli e valutarli. 

E veniamo quindi al secondo episodio, che riguarda un ex PM presso la Procura Generale della Corte di Cassazione dal 1999 alle 2011,  Rosario Russo che in una denuncia inviata a Mattarella, al CSM e al Ministro di Grazia e Giustizia, in merito alle promozioni richieste ed esaudite da Palamara, dichiara che sono state illegittimamente archiviate dall’attuale procuratore della Cassazione ,facendole passare come “auto promozioni”; quindi Russo rimarca nella sua denuncia l’impunità che sarebbe stata assicurata e garantita alle toghe coinvolte. 

Quando leggo queste cose, mi torna alla mente nel 1977, quando ero un giovane cancelliere, quello che mi disse un presidente di Tribunale: ricorda che la Legge si applica ai nemici, agli amici si interpreta”. Probabilmente aveva ragione. 

Altro episodio che potrebbe far sorridere, se non fosse di una gravità sconcertante, è quello relativo ad un giudice in servizio presso il tribunale di Catania che, per paura del covid, non andava in bagno e faceva l’urina in bottigliette di plastica, regolarmente custodite nel suo armadietto. Ma al di là di tutto non poteva a fine giornata, uscendo dal tribunale, caricarsi questi contenitori e depositarli nei cassonetti? In ogni caso non è normale, proprio da un punto di vista psicologico, che un giudice si comporti così, rasentando comportamenti da soggezione a trattamento sanitario obbligatorio (TSO), per poi giudicare le persone in piena serenità! 

Sarebbe opportuno disporre dal Ministero della Giustizia delle visite periodiche, decennali, fisiche e psicologiche per tutti i magistrati. 

Ultimo episodio, ma non per gravità, sono le dichiarazioni rilasciate da Tarfusser al rientro in Italia dall’Olanda,  dopo 11 anni alla corte penale internazionale. Ebbene, costui ha sostenuto che in Italia c’è ancora il medioevo giudiziario, un immobilismo assoluto. Nel suo sfogo, il magistrato sosteneva che nella magistratura più che correnti esistono sette e si lamentava che da quando era tornato era stato emarginato dal CSM, che non lo aveva ritenuto meritevole in nessuno dei concorsi per uffici direttivi, cui aveva partecipato. Di fronte a tale magistratura si può solo sperare di non capitarvi. Forse l’unica soluzione è quella di guardare e copiare l’America, dove I magistrati vengono regolarmente eletti dai cittadini e alla scadenza del mandato, se non sono risultati capaci e produttivi, vengono mandati a casa. Ma forse sto facendo un bellissimo sogno ad occhi aperti.

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